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Quando il prodotto dei medi diverge da quello degli estremi

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    Originariamente inviato da figlio di rol Visualizza il messaggio
    LA VERA LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE SI FA IN QUESTO MODO….
    “Entrare” nelle banche e nelle fiduciarie…..

    Finora tutti si sono interessati solo al cliente, ma il cliente è solo un testimone di come funziona il sistema. Bisogna invece entrare nelle cattedrali…è necessario creare una sorta di Nsa delle transazioni finanziarie ( sistema HADOPI FINANZIARIO) che recuperi metadati delle transazioni economiche. Funzionerebbe come la Nsa con i metadati della telefonia e delle connessioni. Solo in questo modo si possono scoprire i movimenti di denaro, le quantità e seguirli.
    Il giudice Falcone è stato ucciso per questo…ricordo di aver letto che trascorreva notti intere a spulciare migliaia e migliaia di assegni (e girate) per risalire ai beneficiari effettivi dei soldi sottratti ai cittadini italiani, FOLLOW THE MONEY (segui i soldi) diceva… e troverai il colpevole……immaginate se fosse vivo ancora oggi …no, le lobby non potevano permetterlo.


    e in questo........


    anni, ci si accorge che la riforma operata negli anni 1972 e 1973 ha fallito: sia perché ha consentito una enorme evasione fiscale sia perché non ha ripartito il carico tributario tra tutti i soggetti passivi (persone fisiche e giuridiche) in proporzione alla loro capacità contributiva. Chi percepisce un reddito da lavoro dipendente, infatti, risulta penalizzato rispetto a chi percepisce un reddito da lavoro autonomo e di impresa che può calcolare la misura della sua contribuzione sulla base di un reddito imponibile (ricavi meno spese) spesso minimizzato se non addirittura trasformato in perdita. Le società di capitali e di persone raramente chiudono un bilancio in attivo. La perdita regna sovrana e le società spesso non contribuiscono, se non in minima parte, alle necessità economiche dello Stato da cui, peraltro, pretendono servizi sempre più efficienti e tecnologicamente avanzati.
    L’attività di accertamento del reddito da parte delle Agenzie delle Entrate, pur tenendo conto della notevole competenza del personale utilizzato e dell’impegno profuso, deve ritenersi inadeguato sia per i mezzi che lo Stato mette a loro disposizione sia per l’esiguo numero dei soggetti verificati, sia per i mille modi che l’evasore può utilizzare per evitare il pagamento di quanto eventualmente dovuto.
    Occorre, quindi, sostituire il sistema tributario vigente con uno che:
    a) obblighi tutti (persone fisiche e persone giuridiche) a contribuire alle spese dello Stato secondo la propria capacità contributiva;
    b) riduca, conseguentemente, per ogni contribuente la pressione fiscale;
    c) semplifichi sia gli adempimenti dei contribuenti per quanto attiene al loro obbligo di dichiarazione e di versamento, sia quelli dell’Agenzia delle Entrate nell’accertare la veridicità di quanto dichiarato;
    d) garantisca la riscossione immediata delle imposte dichiarate e accertate definitivamente;
    e) istituisca ufficialmente il reato di evasione fiscale e lo punisca, per la sua riconosciuta gravità, con pene severissime (come, per esempio, la cancellazione dagli albi professionali, il ritiro delle licenze d’esercizio di attività commerciali e industriali, la confisca di beni mobili e immobili di proprietà dell’evasore condannato, etc…) in modo da dissuadere chiunque dal commetterlo;
    f) dichiari illegittimo ogni condono fiscale perché causa di disparità di trattamento tra i contribuenti: quelli corretti, precisi e onesti nel far fronte ai propri doveri contributivi e quelli distratti che soli possono trarre ingiusti vantaggi.
    g) consenta alla giustizia tributaria di provvedere in tempi molto brevi a decidere i ricorsi presentati contro gli accertamenti.



    Tutto questo è possibile. Come? Modificando quello che fino ad oggi è stato riconosciuto erroneamente come il principio fondante del nostro sistema tributario:considerare il reddito imponibile (cioè la differenza tra ricavi e spese) dichiarato da ciascun contribuente come indice della sua capacità contributiva al quale rapportare l’imposizione fiscale.
    E’ evidente l’iniquità di un tale sistema. La capacità contributiva cui rapportare l’imposizione fiscale non può dipendere da un fattore aleatorio, vago e incerto quale si è dimostrato essere nel sistema tributario vigente il reddito imponibile: se il contribuente non intende pagare le imposte o le vuole pagare nella misura da lui scelta, è sufficiente che intervenga nella contabilità e determini il reddito più conveniente o una perdita. Le probabilità che eventuali violazioni vengano accertate sono minime e, comunque, possono trascorrere degli anni prima che l’Erario possa pretendere il giusto tributo.
    In tal modo cresce a dismisura il numero degli evasori fiscali e, per sopperire alle minori entrate, lo Stato è costretto a tenere alte le aliquote determinando una pressione fiscale esagerata nei confronti di coloro che le imposte sono costretti a pagarle interamente.

    Superare il concetto di reddito

    Per ovviare a tale inconveniente e raggiungere il risultato di ridurre la pressione fiscale divenuta ormai esagerata, sarebbe sufficiente stabilire che le imposte dovute da ciascun contribuente siano rapportate, anzichè al reddito, al “volume d’affari” da lui conseguito nell’esercizio.
    Praticamente si verrebbe a equiparare la base impositiva dei lavoratori autonomi, delle imprese e delle società con la retribuzione lorda dichiarata e tassata in capo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati.
    La netta diminuzione della pressione fiscale è evidente se si considera che il rapporto tra le entrate dello Stato per le imposte dirette (circa 225 miliardi di Euro l’anno) e il totale tra il volume d’affari dichiarato dai titolari di partita IVA e le retribuzioni lorde dichiarate dai lavoratori dipendenti e i pensionati (circa 5000 miliardi di Euro l’anno) è pari a circa il 4,5%.
    Ciò significa che ogni persona fisica e giuridica assolverebbe al proprio dovere contributivo corrispondendo un’imposta calcolata in tale percentuale non più sul proprio reddito ma sul proprio volume d’affari.
    L’attività di accertamento delle Agenzie delle Entrate per i lavoratori autonomi, le imprese e le società sarebbe limitata alla verifica di una sola posta di bilancio: il fatturato.

    La congruità e l’inerenza delle spese sostenute diventerebbe del tutto irrilevante.
    La creazione del reato di evasione fiscale severamente sanzionato, l’obbligo di effettuare i pagamenti con sistemi facilmente tracciabili e l’aliquota particolarmente bassa conseguente all’inevitabile aumento della platea dei contribuenti, potrebbero essere un serio contrasto al gravissimo fenomeno dell’evasione fiscale che fino a oggi ha condizionato l’economia dello Stato italiano.
    E’ facile intuire che un sistema di tal fatta possa trovare l’opposizione di coloro (persone fisiche e giuridiche) che sono avvezzi a non pagare imposte sia per effetto di elusioni che di evasioni.
    E’ invece particolarmente favorevole per chi corrisponde interamente le imposte.
    Una simile riforma potrebbe finalmente aiutare a raggiungere la tanto agognata equità fiscale (vedi anche questo post) particolarmente utile per il rilancio dell’economia nazionale.
    Esiste anche un altro motivo valido per procedere ad una riforma di questo tipo: la necessità universalmente riconosciuta di redistribuire la ricchezza per combattere la dilagante povertà.
    L’attuale sistema fiscale, imperniato sulla progressività delle aliquote, privilegia la concentrazione della ricchezza in pochi soggetti. Infatti, l’Erario, per incassare maggiori imposte ha l’interesse che vi siano contribuenti a reddito alto piuttosto che una miriade di soggetti a basso reddito (per esempio, su un reddito di un milione la pressione fiscale può raggiungere il 40% e oltre, mentre se lo stesso milione fosse ripartito in 100 contribuenti, con un reddito di 10.000 Euro ciascuno, l’Erario non incasserebbe niente o quasi).
    Utilizzando il sistema qui descritto e dunque tassando il ricavo lordo con un’aliquota unica, tale problema sarebbe facilmente risolto e l’Erario incasserebbe sempre gli stessi importi.

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      "Cosa sta succedendo in Svizzera mentre noi perdiamo tempo sull'approvazione della norma sul rimpatrio dei capitali? Le banche, costrette controvoglia a cooperare hanno modo di individuare quelle scappatoie che permettono di rispettare FORMALMENTE la trasparenza senza perdere i capitali degli evasori, magari trasferendoli in una filiale di Singapore o nascondendoli in un TRUST blindato".

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        ....e spiegano anche " se al contribuente (???? deliquente vorreste dire...) si chiede troppo c'è il rischio di non ottenere niente: invece di aderire alla sanatoria, se ne andrà all'estero anche lui, trasferendo la residenza oltre ai soldi" (e allora? facciamo pulizia che se andassero sti straccioni....non sentiremo la loro mancanza...)

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          LUSSEMBURGO - Via libera dell'Ecofin alla revisione della direttiva sulle sussidiarie, che assesta un altro colpo alle multinazionali con pratiche fiscali giudicate 'aggressive' dalla Ue: lo scopo della nuova direttiva è impedire che il trasferimento di profitti tra aziende e loro filiali in altri Paesi venga utilizzato per evadere il fisco in più Paesi.
          L'intervento mira ad evitare una pratica diffusa, specie tra le grandi aziende che operano in più Paesi e che sfruttano le falle del sistema europeo composto da 28 legislazioni diverse per eludere il fisco.
          La direttiva sulle sussidiarie è stata originariamente concepita per prevenire società dello stesso gruppo, con base in diversi Stati, dall'essere tassate due volte. Ma alcune aziende hanno sfruttato le regole europee e le differenze nella tassazione tra gli Stati per evitare di pagare le tasse 'tout court'. Le nuove regole colmano le lacune della vecchia direttiva facendo in modo che i 'prestiti ibridi' non possano beneficiare di esoneri fiscali. Gli Stati hanno fino al 31 dicembre per trasporre la direttiva nella legislazione nazionale.


          ciumbia.....!!!!

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            Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
            LUSSEMBURGO - Via libera dell'Ecofin alla revisione della direttiva sulle sussidiarie, che assesta un altro colpo alle multinazionali con pratiche fiscali giudicate 'aggressive' dalla Ue: lo scopo della nuova direttiva è impedire che il trasferimento di profitti tra aziende e loro filiali in altri Paesi venga utilizzato per evadere il fisco in più Paesi.
            L'intervento mira ad evitare una pratica diffusa, specie tra le grandi aziende che operano in più Paesi e che sfruttano le falle del sistema europeo composto da 28 legislazioni diverse per eludere il fisco.
            La direttiva sulle sussidiarie è stata originariamente concepita per prevenire società dello stesso gruppo, con base in diversi Stati, dall'essere tassate due volte. Ma alcune aziende hanno sfruttato le regole europee e le differenze nella tassazione tra gli Stati per evitare di pagare le tasse 'tout court'. Le nuove regole colmano le lacune della vecchia direttiva facendo in modo che i 'prestiti ibridi' non possano beneficiare di esoneri fiscali. Gli Stati hanno fino al 31 dicembre per trasporre la direttiva nella legislazione nazionale.


            ciumbia.....!!!!



            https://www.youtube.com/watch?v=zij8ESvMWE0&feature=kp

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              https://www.youtube.com/watch?v=6bjQOwXMoPk

              eccoli gli straccioni da vicino vicino.....

              Wikileaks: “Ecco il trattato segreto per la liberalizzazione selvaggia della finanza”

              L’organizzazione di Assange pubblica la bozza del trattato TISA, un accordo “riservato” tra 50 paesi che potrebbe cancellare il potere d’intervento dei governi e lasciare mano libera alle corporation. Anche su previdenza, evasione e finanza tossica





              File allegati

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                https://www.youtube.com/watch?v=AhjMXbKDyy8

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                  https://www.youtube.com/watch?v=Z4MsW-Saves mazzini

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                    https://www.youtube.com/watch?v=2yJT98Q-v9U

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                      Autoriciclaggio, gli evasori che fanno rientrare i capitali non saranno punibili

                      Un emendamento del capogruppo Pd in commissione Finanze alla Camera alla proposta di legge sulla voluntary disclosure introduce nel codice penale il reato commesso da chi “lava” denaro da lui stesso ottenuto illecitamente. Prevista la reclusione fino a 12 anni e multe fino a 50mila euro. Ma chi aderisce alla procedura di collaborazione con il fisco per far rientrare i capitali uscirà indenne



                      Alla fine prevale la linea del Pd e del ministero delle Finanze. Il reato di autoriciclaggio finisce nellaproposta di legge sul rientro dei capitali dall’estero (“Voluntary disclosure”) in commissione Finanze della Camera. E in poche ore arriva il parere positivo dei deputati. Così, in un colpo solo, da un lato si introduce nell’ordinamento la reclusione fino a 12 anni per chi “lava” denaro che in precedenza lui stesso ha ottenuto illecitamente, dall’altro si stabilisce che chi aderirà alla collaborazione volontaria autodenunciandosi come evasore (e pagando le imposte dovute) non sarà punibile per quel reato.
                      Al termine di lunghe discussioni all’interno della maggioranza e dell’esecutivo, mercoledì pomeriggio è stato il capogruppo dei Democratici in commissione Marco Causi a comunicare che il governo aveva dato parere positivo all’emendamento che sostituisce l’articolo 648-bis del codice penale, quello che oggi stabilisce la pena per il riciclaggio “fuori dei casi di concorso nel reato”. Dopo ilnaufragio del ddl firmato dal presidente del Senato Pietro Grasso, sostituito dal testo dell’esponente di Ncd Nico D’Ascola (Ncd) ed emendato dal governo, le norme sull’autoriciclaggio finiscono nella proposta di legge che recepisce le indicazioni dell’Ocse e punta a far emergere i capitali nascosti. Sia fuori sia dentro i confini nazionali, come ha stabilito il subemendamento del relatore Giovanni Sanga (Pd). E dire che, solo due giorni fa, il premier Matteo Renzi aveva annunciato che l’autoriciclaggio sarebbe finito nel calderone della riforma della giustizia definita solo a grandi linee dal Consiglio dei ministri e rinviata a settembre dopo due mesi di consultazioni pubbliche. Di conseguenza martedì il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, aveva annunciato lo slittamento dell’inizio del voto sui subemendamenti all’emendamento che riscrive l’articolo 1 e su 80 ulteriori modifiche. Il risultato del ”coordinamento interministeriale” sul veicolo legislativo prescelto è stato una sostanziale vittoria del Mef, favorevole all’inserimento delle norme in questo procedimento. Secondo indiscrezioni invece il titolare della Giustizia, Andrea Orlando, era contrario perché puntava a lasciarle nel più ampio pacchetto giustizia.
                      Ma che cosa prevede l’emendamento del Pd? Il testo, su cui la commissione dovrebbe esprimersi in serata, recita che ”è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da 5mila a 50mila euro chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo ovvero compie altre operazioni in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa”. Pena e multa si riducono a due-otto anni e 2mila-25mila euro “se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto non colposo per il quale è stabilita la pena della reclusione non superiore nel massimo a sei anni”. Altri benefici (riduzione della pena fino a due terzi) sono previsti “per chi si sia efficacemente adoperato per assicurare le prove del reato e per evitare che l’attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori”. La pena viene invece “aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di una professione ovvero di attività bancaria o finanziaria”.
                      Subito dopo il bastone, però, spunta la carota. Se chi si ostina a nascondere i capitali viene punito in modo ”molto più duro dei meri reati tributari”, come sottolinea Causi, chi si dichiara al Fisco potrà invece dormire sonni tranquilli. Il testo introduce infatti un paracadute per quanti si autodenunciano come evasori nel periodo compreso tra l’entrata in vigore della legge e la data di presentazione della richiesta di collaborazione volontaria. In particolare ”non è punibile colui che, ai fini del perfezionamento della procedura” di voluntary disclosure “pone in essere una delle condotte previste” dal reato di autoriciclaggio “in relazione a denaro, beni o altre utilità oggetto della procedura” non dichiarati al fisco “nel periodo compreso tra l’entrata in vigore della presente legge e la data di presentazione della richiesta di collaborazione volontaria”.


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