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Quando il prodotto dei medi diverge da quello degli estremi

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    https://www.youtube.com/watch?v=2LMMSWJZIvw

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      20 Marzo 2014

      Evasione fiscale. Impegno internazionale

      I Paesi “early adopters” si impegnano a implementare il Common Reporting Standard.

      Lotta all’evasione - La lotta all’evasione fiscale è una delle priorità del nostro Paese, che dall’inizio della crisi e anche prima ne ha fatto un baluardo imprescindibile dal quale trarre benefici anche e soprattutto in termini di risorse economiche. Sul punto è intervenuto proprio ieri il Ministero dell’Economia e delle Finanze sottolineando l’evidente evoluzione che ha riguardato lo scambio concreto e automatico di informazioni fiscali tra diversi Paesi, che ha condotto a un più mirato piano di aggressione ai comportamenti evasivi nei confronti del Fisco.

      L’impegno internazionale - La nota del dicastero guidato da Pier Carlo Padoan ha illustrato la dichiarazione congiunta dei quarantaquattro Stati coinvolti nel processo di lotta all’evasione tributaria attraverso un incremento dei sistemi di scambio dei dati in possesso. In merito a ciò sono state forti le parole del ministro italiano che ha inteso sottolineare la valenza della giornata di ieri, che “segna una nuova e significativa pietra miliare nella realizzazione del nuovo standard globale per lo scambio automatico delle informazioni fiscali che porterà ad un cambiamento radicale nella nostra capacità di contrastare e scoraggiare l'evasione fiscale. I 44 paesi e giurisdizioni che si sono impegnati nell’iniziativa lanciata lo scorso aprile dal G5 per una rapida adozione di tale standard hanno, per la prima volta, annunciato congiuntamente il programma dettagliato per l’attuazione del nuovo standard globale. In base a tale programma, ambizioso ma realistico, le prime informazioni saranno scambiate nel 2017 anche per quanto riguarda conti aperti alla fine del 2015. Questo impegno concreto ai fini di una rapida adozione dello standard globale mostra la nostra determinazione a guidare il passaggio rapido ad un sistema realmente globale che rimuoverà i sicuri rifugi per tutti coloro che cercano di evadere le tasse. Chiediamo a tutti i centri finanziari di aderire a questo calendario temporale in modo coerente con le proprie responsabilità nel sistema finanziario globale. Auspichiamo una rapida trasposizione nel diritto comunitario del nuovo standard globale, ivi incluse le tempistiche annunciate oggi, entro la fine del 2014”. Padoan ha salutato con soddisfazione l’iniziativa che ha visto i natali al G5 dell’aprile 2013 in merito alle questioni di trasparenza e scambio automatico di informazioni a fini fiscali.

      La dichiarazione comune – Dunque, in cosa consiste questo impegno condiviso? Ebbene, attraverso la dichiarazione comune sottoscritta ieri, i Paesi “early adopters” hanno assunto l’irrevocabile impegno di implementare il Common Reporting Standard. In sostanza, si tratta di un nuovo standard globale sullo scambio automatico di informazioni finanziarie a fini fiscali, approvato dall’OCSE alla fine di gennaio dell’anno in corso. L’implementazione dovrà avvenire in base a un ben preciso calendario condiviso, tenendo conto del quale i suddetti Stati dovranno stipulare accordi tra autorità competenti e adottare le legislazioni nazionali utili affinché lo scambio possa avvenire senza impedimenti di sorta. Il citato calendario dispone infine che “gli intermediari finanziari raccoglieranno le informazioni sia sui conti intrattenuti al 31 dicembre 2015 che su quelli aperti successivamente mentre il primo scambio di informazioni tra autorità fiscali avrà luogo nel 2017”.




      Senza impedimenti di sorta... domanda: mettere delle condizioni da rispettare affinchè avvenga lo scambio automatico s'intende impedimento?




      http://www.gdp.ch/notizie/svizzera/i...a-id31509.html

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        ADICO - Gli italiani sempre più attratti dal trasferimento in Svizzera

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          Fabri Fibra - In Italia ft. Gianna Nannini - YouTube

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            http://www.ilfattoquotidiano.it/2014...aggio/1048329/


            a depenalizzazione del nuovo reato di autoriciclaggio. Chi si denuncia al fisco, facendo rientrare i capitali dall’estero o emergere il nero nazionale, non sarà punibile nemmeno per il “normale” riciclaggio di soldi sporchi. Con il rischio che vengano ripuliti – pur dichiarandoli e pagandoci su le tasse – anche i proventi di attività criminali diverse dalla “semplice” evasione. A prevedere la non perseguibilità è il nuovo testo del Disegno di legge sulla “collaborazione volontaria” o voluntary disclosure, la procedura eccezionale per regolarizzare i patrimoni non dichiarati. Testo ora in commissione Finanze alla Camera (l’approdo in Aula è atteso entro metà luglio) e in cui, con l’ok del governo, è entrata mercoledì sera la modifica dell’articolo 648-bis del Codice penale. L’emendamento, dopo un iter accidentato e molte false partenze, rende per la prima volta punibile con la reclusione da 4 a 12 anni e multe da 5mila a 50mila euro anche il realebeneficiario delle operatori di ripulitura di denaro. Per esempio l’imprenditore che reinvesta in azienda capitali precedentemente evasi. Finora in Italia questo crimine non era perseguito, perché la reimmissione nell’economia di soldi sporchi era considerata solo un “effetto collaterale” del reato da cui erano stati ottenuti i proventi illeciti. Si tratta quindi di un passo avanti, peraltro auspicato, tra gli altri, anche da Francesco Greco, procuratore aggiunto a Milano e coordinatore del pool sui reati finanziari, che ha collaborato alla stesura del testo base della disclosure. Passo per il quale ha espresso soddisfazione il nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, secondo la quale “la cosa più importante del provvedimento sul rientro dei capitali è l’introduzione del reato di autoriciclaggio” che “fa svoltare questo paese, è un mezzo di contrasto dell’evasione fortissimo e innovativo”.
            Spunta il paracadute anche per il riciclaggio Ma l’emendamento del capogruppo Pd in commissione, Marco Causi, prevede nel nuovo articolo 1-bis anche un paracadute molto ampio per chi aderisce alla procedura di rientro. Paracadute che “salva” dal carcere non solo il beneficiario finale, ma anche chi ha commesso il reato di riciclaggio già previsto dall’ordinamento, quello di chi “sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa”. L’unico paletto è temporale: la non punibilità varrà “dall’entrata in vigore della legge fino alla data di presentazione della richiesta di collaborazione volontaria”, consentita fino al 30 settembre 2015. “Una scelta che ci lascia perplessi”, dice al fattoquotidiano.it il deputato grillino Daniele Pesco, che siede in commissione. “Il pericolo è che resti impunito anche chi si è reso responsabile di reati diversi dall’evasione e sfociati poi nel riciclaggio”. “In più sono state bocciate proposte che riteniamo di buon senso come l’esclusione dalla voluntary disclosure di chi aveva già aderito allo scudo fiscale di Giulio Tremonti, aggiunge Carla Ruocco, M5S, vicepresidente della Finanze. Che ha votato sì all’emendamento sull’autoriciclaggio ma preannuncia il no in aula al testo sul rientro dei capitali.


            Scrivete meglio....lo scudo probabilmente è stato fatto proprio perchè era in scadenza l'altro ....

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              Le decisioni più "scomode" vengono prese sempre nei periodi estivi...quando il popolo bue è distratto dal calcio e dal caldo....:-)))

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                Le decisioni più "scomode" vengono prese sempre nei periodi estivi...quando il popolo bue è distratto dal calcio e dal caldo....:-)))

                http://www.ilfattoquotidiano.it/2014...mento/1048151/

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                  CITAZIONE FAMOSA

                  " E' quindi chiaro che le possibilità di riuscita della voluntary discloure e degli accordi bilaterali non risiedono tanto nel loro specifico profilo di costi-benefici, quanto nella credibilità dell'idea, fino a poco tempo fa chimerica, della tracciabilità dei capitali illegalmente detenuti all'estero"

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                    VIAGGIO NELL'EVASIONE FISCALE INTERNAZIONALE

                    L'inchiesta internazionale di ARTE del giornalista Xavier Harel mostra come l’evasione fiscale sia il volto nascosto del debito pubblico, mentre gli intassabili continuano a rimanere intoccabili.


                    GLI INTASSABILI


                    La crisi economica richiede sacrifici, ma non a tutti. Questa inchiesta internazionale realizzata dal giornalista Xavier Harel per ARTE mostra come ingenti somme di denaro, sufficienti a risanare le economie di interi paesi, vadano perse a causa dell’evasione fiscale.
                    Il “Tax Justice Network”, un’associazione internazionale di ricercatori che promuove la giustizia e la trasparenza fiscale e pubblica studi e ricerche sul fenomeno dell’offshore, ha stimato il costo annuo dell’evasione fiscale mondiale in circa 3 trilioni di dollari, mentre ha calcolato che nei paradisi fiscali si nascondano tra i 21 e i 32 trilioni di dollari non dichiarati, pari a 2/3 del debito mondiale, al 10-15% della ricchezza finanziaria globale e facenti capo allo 0,1% della popolazione della Terra.
                    Principali responsabili sono le grandi multinazionali le cui sedi ufficiali non sono a New York, Londra o Parigi bensì in paradisi fiscali ai quattro angoli della terra.
                    Dalle Isole Cayman al Delaware, dal protettorato britannico del Jersey al Lussemburgo, Xavier Harel indaga sui casi della Colgate, di Amazon e di Starbucks accompagnando lo spettatore in un viaggio sconvolgente al centro di una frode tanto devastante quanto legale.
                    Dopo un breve excursus storico che traccia le origini del sistema “offshore”, che la democratica Inghilterra architettò agli inizi del XX secolo, il documentario svela come le grandi multinazionali riescano ad evitare le imposte grazie a progetti personalizzati di “ottimizzazione fiscale” forniti dalle maggiori società di consulenza aziendale, tramite la creazione di trust e società schermate, mediante il segreto bancario garantito da importanti istituti di credito - soprattutto elvetici - e grazie alle triangolazioni offshore nei paradisi fiscali.
                    Le cifre sono spaventose e i raggiri grotteschi: un singolo edificio di quattro piani nelle Isole Cayman ospita nominalmente ben 18.000 società. L’uggiosa isoletta britannica del Jersey risulta essere tra le più grandi esportatrici di banane al mondo, anche se non un solo banano è mai stato avvistato sulle sue fredde sponde! In Delaware, dove vige l’anonimato dei trust e dove ha sede la metà delle società quotate a Wall Street, esiste una società per ogni abitante, ma non tutti gli abitanti possiedono una società. In Grecia la chiesa, il maggiore proprietario fondiario del paese, e gli armatori non pagano un solo euro di tasse.
                    I danni recati alle rispettive economie nazionali non sembrano costituire un problema, i governi promettono di combattere l’evasione a parole, mentre nei fatti sono anch’essi alla mercé dei grandi capitali. La giustificazione è sempre la stessa: aprire una società in un paradiso fiscale non è illegale, ne consegue che anche evadere il fisco non lo sia, tant’è vero che a Londra si celebrano ogni anno gli “International Tax Awards” ovvero gli Oscar dell’ottimizzazione fiscale.
                    Se anche l’OCSE ammette che ci vorranno decenni per raggiungere una delle soluzioni più efficaci, l’armonizzazione fiscale, com’è possibile fermare questo fenomeno?
                    Il viaggio internazionale de GLI INTASSABILI prosegue incontrando alcune tra le realtà che, sempre più numerose, lottano attivamente contro quella che è a tutti gli effetti una truffa globale, anche se continua ad avere la legge dalla propria parte.
                    In Gran Bretagna, il movimento di base “UK Uncut” denuncia tramite azioni pubbliche le aziende che evadono il fisco.
                    Il documentario mostra poi le sedute delle commissioni di inchiesta del Senato americano e del Parlamento inglese per accertare l’evasione fiscale di alcune multinazionali e il ruolo svolto dallesocietà di consulenza aziendale.
                    In Germania il ministro delle finanze della Renania Settentrionale-Vestfalia, colui che riuscì a recuperare la lista dei nomi degli evasori tedeschi che avevano conti in Svizzera, spiega il ruolo fondamentale della giustizia fiscale nel funzionamento della democrazia.
                    Nella Svizzera tedesca un ex banchiere, Rudolf Elmer, dopo aver segnalato alla giustizia e all’amministrazione fiscale le transazioni abusive effettuate dalla banca per cui lavorava, implicanti anche il riciclaggio di denaro sporco, è stato condannato per violazione del segreto bancario, minacciato e diffamato pubblicamente. Ha così deciso di fornire le medesime segnalazioni a Wikileaks.
                    La crisi economica continua ad infierire sui soggetti economicamente più deboli anche perchél’evasione fiscale è il volto nascosto del debito pubblico, ma gli intassabili rimangono intoccabili.


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                      Scoperta frode fiscale per 42 milioni di euro | SESTOPOTERE.COM, news 24 ore su 24

                      San Marino – 8 luglio 2014 – Frodi fiscali dal 2006 al 2013 e costituzione di depositi milionari presso istituti di credito della Repubblica di San Marino con la complicità di funzionari bancari italiani


                      I 2 soggetti investigati, professionisti di età compresa tra 50 e 56 anni, entrambi ciociari, hanno frodato il fisco, a partire dal 2006, per ingenti importi, pari ad oltre 42 milioni di euro e, avvalendosi della collaborazione di altri 4 soggetti, funzionari di banca ed intermediari finanziari, hanno costituito fondi all’estero per circa 36 milioni di euro.
                      Entrambi i professionisti sono stati denunciati per frode fiscale ed i soggetti che hanno cooperato con essi sono indagati per abusivo esercizio di attività finanziaria e riciclaggio, in quanto attraverso sofisticate operazioni bancarie hanno trasformato l’originaria provvista, derivante dal “nero” dell’attività professionale, in apparenti depositi personali presso banche estere e, quindi, al riparo dall’occhio del fisco italiano.
                      I proventi dell’evasione perpetrata in territorio ciociaro, prima di approdare a San Marino, subivano alcuni passaggi presso istituti bancari nazionali, ove avvenivano vere e proprie operazioni di riciclaggio.
                      Le indagini delle Fiamme Gialle, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Frosinone, proseguono per verificare se altri soggetti si sono avvalsi di tale meccanismo fraudolento e, soprattutto, per recuperare a tassazione l’intero “bottino” indebitamente trasferito oltre confine.
                      Ultima modifica di ROL; 08-07-2014, 12:08.

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