CARCERI: OSAPP, 10 RAGIONI PER RINNOVARE VERTICI PENITENZIARI
(AGI) - Roma, 28 mag. - “Con piu’ di 53.000 detenuti in cella, di cui quasi 20.000 stranieri, ci domandiamo quali sono i motivi per tenere ancora in vita gli attuali vertici dell’Amministrazione Penitenziaria”. A dirlo e’ Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma penitenziaria), che lancia l’ennesimo allarme sovraffollamento. “Ci domandiamo - continua Beneduci - se non sia il caso di applicare in modo rigido le regole dello spoil system, soprattutto per un settore cosi’ delicato come quello delle carceri”. “A questo si aggiungono - dice il segretario dell’Osapp - dieci ragioni specifiche che caratterizzano la gestione del Dipartimento, e degli istituti penitenziari, come lo e’ stata in questi ultimi due anni. Ci riferiamo ai problemi legati all’emergenza clandestini; alla mancata differenziazione dei detenuti negli istituti in base alla gravita’ dei reati, ovvero della mancata attuazione dei circuiti penitenziari; alla totale assenza di misure di sicurezza per il personale di Polizia all’interno delle sezioni; alle sperequazioni e alle ingerenze alle quali il nostro personale e’ sottoposto da parte di funzionari dell’Amministrazione: anche per l’abuso di sistemi e procedure disciplinari adottate nella misura meno idonea; a condizioni di detenzione non adatte a distinguere il trattamento come riabilitativo per il condannato; all’assoluta mancanza di prescrizioni per quelle che sono le condizioni di salute dei luoghi di riparazione; a quei fenomeni sgradevoli quali la regolare distribuzione e circolazione di “riviste pornografiche” tra detenuti reclusi, soprattutto per i soggetti responsabili di reati sessuali; a quei piccoli-grandi incidenti del vivere quotidiano che trasformano l’esistenza in un’infernale espiazione aggiuntiva: come per il caso dei fornelli a gas utilizzati regolarmente in cella, veri e propri strumenti di morte; al tragico scenario di sangue che accompagna il fenomeno dei suicidi, per i detenuti come per gli agenti. Oltre questi motivi - conclude Beneduci - occorre ricordare la scarsa risposta dell’Amministrazione per quei fabbisogni legati alla formazione, unita all’indiscriminata movimentazione del personale di Polizia dagli istituti verso gli Uffici Centrali e Periferici del Dipartimento”. (AGI)
(AGI) - Roma, 28 mag. - “Con piu’ di 53.000 detenuti in cella, di cui quasi 20.000 stranieri, ci domandiamo quali sono i motivi per tenere ancora in vita gli attuali vertici dell’Amministrazione Penitenziaria”. A dirlo e’ Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma penitenziaria), che lancia l’ennesimo allarme sovraffollamento. “Ci domandiamo - continua Beneduci - se non sia il caso di applicare in modo rigido le regole dello spoil system, soprattutto per un settore cosi’ delicato come quello delle carceri”. “A questo si aggiungono - dice il segretario dell’Osapp - dieci ragioni specifiche che caratterizzano la gestione del Dipartimento, e degli istituti penitenziari, come lo e’ stata in questi ultimi due anni. Ci riferiamo ai problemi legati all’emergenza clandestini; alla mancata differenziazione dei detenuti negli istituti in base alla gravita’ dei reati, ovvero della mancata attuazione dei circuiti penitenziari; alla totale assenza di misure di sicurezza per il personale di Polizia all’interno delle sezioni; alle sperequazioni e alle ingerenze alle quali il nostro personale e’ sottoposto da parte di funzionari dell’Amministrazione: anche per l’abuso di sistemi e procedure disciplinari adottate nella misura meno idonea; a condizioni di detenzione non adatte a distinguere il trattamento come riabilitativo per il condannato; all’assoluta mancanza di prescrizioni per quelle che sono le condizioni di salute dei luoghi di riparazione; a quei fenomeni sgradevoli quali la regolare distribuzione e circolazione di “riviste pornografiche” tra detenuti reclusi, soprattutto per i soggetti responsabili di reati sessuali; a quei piccoli-grandi incidenti del vivere quotidiano che trasformano l’esistenza in un’infernale espiazione aggiuntiva: come per il caso dei fornelli a gas utilizzati regolarmente in cella, veri e propri strumenti di morte; al tragico scenario di sangue che accompagna il fenomeno dei suicidi, per i detenuti come per gli agenti. Oltre questi motivi - conclude Beneduci - occorre ricordare la scarsa risposta dell’Amministrazione per quei fabbisogni legati alla formazione, unita all’indiscriminata movimentazione del personale di Polizia dagli istituti verso gli Uffici Centrali e Periferici del Dipartimento”. (AGI)
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