un bacione anche a te! divertiti........................
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Comitato vincitori-idonei educatori C1, Dipartimento amministrazione peniten
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associarsi
Originariamente inviato da VeNuSsS Visualizza il messaggioAscoltero' il consiglio leggendo il libro che poc'anzi hai suggerito.
Un ruolo Chiave nel sistema,esatto,hai focalizzato il punto nodale del problema ed è per questo che da quando iniziai a documentarmi sul settore educativo degli istituti penitenziari ebbi a scoprire una realta',sebbene ancora esterna per me, che mi lascio' dell'amaro in bocca.Appresi della non esistenza di alcun sindacato o organizzazione degli educatori penitenziari.Lessi di proteste, non generali, ma provenienti da alcuni educatori di singoli istituti carcerari,fra i quali una mozione tutt'ora in corso presentata dagli educatori di un carcere della sardegna ( del quale non ricordo il nome al momento)a seguito del'aggressione subita da un educatore per l'appunto, da parte di un detenuto.
Ho continuato nella ricerca e, ogni qual volta, veniva a raffozzarsi in me una consapevolezza:gli educatori penitenziari sono soli e senza alcuna voce che li rappresenti.Ovviamente,tu potrai confermare o meno tale mia convinzione perche' sei la voce che ho cercato da un bel po.
Iniziai a porrmi tante domande, sul perche' gli educatori penitenziari non abbiano raggiunto sino ad ora una propria organizzazione,un'organizzazione che rappresenti solo la loro categoria che non puo',a mio modesto parere,unirsi a categorie profondamente diverse dalla loro.Mi domandai perche' non si legge o si sente ,e sino ad ora, non ho mai letto di uno sciopero generale degli educatori penitenziari pur avendone tutte le sacro sante ragioni per farlo.Perche' non hanno mai lamentato in protesta la carenza di personale e l'incapacita' di assolvere pienamente alla funzione rieducativa,funzione per la quale sono stati assunti e chiamati ad operare.
Una mia conclusione fu quella di pensare che solo pochi di loro hanno provato a ribellarsi alla loro triste condizione e si sa che una protesta di pochi non puo' suscitare l'intervento dei nostri capi.
Non so se siano domande legittime le mie,ma è la verita' quando affermo che tali interrogativi sono ancora in attesa di risposta e dubbi nella mia mente.......
Non immagini l'immenso piacere che sta suscitando in me la tua presenza,abbiamo bisogno di una voce interna che ci illumini,che ci dica la realta'dei fatti per migliorare un settore per il quale mostriamo interesse.
Sei davvero il benevuto e quando ti andra' accetteremo una disamina storica..... cosi' come sei il benenuto in questo gruppo che pian piano, spero, continuera' a crescere...pensa che circa un mese fa eravamo solo in 7,adesso siamo in 35..... ancora siamo pochi lo so,ma il nostro punto vincente è l'unione e la coesione.
Aspetto ancora tuoi interventi... sono interessantissimi..... vorrei chiederti l' e mail per non perderti di vista ma mi sembra brutto perche' ci conosciamo da poco
poter mettere a disposizione ciò che ho vissuto, e su cui ho meditato riflettuto e combattuto, e per cui ancora opero attraverso il mio lavoro (che si esplica prevalentemente in senso organizzativo, ma anche di formazione del personale)
una delle mie angustie di questi anni è stata proprio questa incapacità a sacrificare i nostri particolarismi, i nostri piccoli orticelli, per convogliare le nostre energie in un sapere comune, una definizione professionale che fosse tutta nostra e non di volta in volta dettata dagli altri (questo è il senso principale del libro a cui ti rinvio, ed è il frutto principale di questa fatica personale, condotta guidando un gruppo di colleghi della Sardegna insieme a Ricercatori/Docenti universitari e un Presidente di Tribunale di Sorveglianza)
parafrasando Feyerabend, l'anarchismo metodologico degli educatori penitenziari italiani nasce già dall'eterogeneità formativa: diplomati vs laureati, giuristi vs umanisti, per non parlare della loro virulenza politica negli anni '80 (quando qualcuno li considerava "eversivi" dentro il sistema...), generalmente convogliata in militanza sindacale (diversi colleghi più anziani diventarono sindacalisti), fino a confondere il piano della tutela professionale con quella della tutela del detenuto con quella della tutela generalizzata del personale dell'amministrazione... ed è proprio qui che avviene il progressivo scivolamento e disinteresse dei sindacati verso una categoria , dapprima considerata pregnante e decisiva per espugnare un mondo così chiuso e incomprensibile, poi diventata inutile dopo la smilitarizzazione del 1990 del Corpo degli Agenti di Custodia, quando si aprì un enorme bacino di potenziali tesserati, ben più appetibili dei soliti 4 educatori barricaderi e intellettualmente presuntuosi
io ho iniziato a C.C.Nuoro nel 1990, dove vi ho trascorso 10 anni, e da allora ho partecipato a diversi tentativi di associazione e autopromozione...anche recentemente, per iniziativa di alcuni educatori della Toscana, si è rimesso in moto un tentativo di recupero di una vecchia associazione costituita anni (perchè il vero problema non è stato tanto costituirsi, quanto trovare obiettivi e strategie comuni)
la mia idea personale è che troppo spesso la tensione ad autoorganizzarsi avesse motivazioni confuse, spesso sollecitate da questioni contingenti connesse a miglioramenti contrattuali e/o economici, ad es. la discussione e i ricorsi durati anni intorno al famigerato art.40 (sempre nella legge 395/1990), per tentare di agganciare la propria posizione, in accordo con i ragionieri, al personale direttivo che era stato maldestramente equiparato al personale della polizia di stato (ovviamente in funzione dei benefici economici pensionistici e di carriera); questione poi spazzata via con un piccolo emendamento in finanziaria (1997, se non ricordo male)
molti educatori sono entrati in conflitto con i loro superiori (me incluso), e spesso solo grazie ai sindacati si sino potuti sottrarre ad un regime - in altri tempi - tutt'altro che rassicurante...
e comunque, quanti documenti comuni abbiamo scritto, quante battaglie (magari portate avanti dai sindacati o da altre persone politicamente rilevanti), certo non è rimasto tanto apparentemente, ma... e poi, sappi che le circolari più recenti sulle Aree Educative, sono state scritte essenzialmente da colleghi che stanno al DAP... oggi infine ci sono colleghi "dirigenti di pedagogia" nell'amministrazione, e questa novità assoluta è un germe che un giorno potrà portare qualcosa che ancora è invisibile...
ma di questo in un'altra puntata
ho aggiunto il tuo nick su msn, il mio è semplice poichè è lo stesso di questo forum, ma l'estensione è @hotmail.it
quando vuoi, ci si può sentire, fra un po' esco che il tango mi aspetta...
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Originariamente inviato da klaumas66 Visualizza il messaggiocara venus è un piacere anche per me,
poter mettere a disposizione ciò che ho vissuto, e su cui ho meditato riflettuto e combattuto, e per cui ancora opero attraverso il mio lavoro (che si esplica prevalentemente in senso organizzativo, ma anche di formazione del personale)
una delle mie angustie di questi anni è stata proprio questa incapacità a sacrificare i nostri particolarismi, i nostri piccoli orticelli, per convogliare le nostre energie in un sapere comune, una definizione professionale che fosse tutta nostra e non di volta in volta dettata dagli altri (questo è il senso principale del libro a cui ti rinvio, ed è il frutto principale di questa fatica personale, condotta guidando un gruppo di colleghi della Sardegna insieme a Ricercatori/Docenti universitari e un Presidente di Tribunale di Sorveglianza)
parafrasando Feyerabend, l'anarchismo metodologico degli educatori penitenziari italiani nasce già dall'eterogeneità formativa: diplomati vs laureati, giuristi vs umanisti, per non parlare della loro virulenza politica negli anni '80 (quando qualcuno li considerava "eversivi" dentro il sistema...), generalmente convogliata in militanza sindacale (diversi colleghi più anziani diventarono sindacalisti), fino a confondere il piano della tutela professionale con quella della tutela del detenuto con quella della tutela generalizzata del personale dell'amministrazione... ed è proprio qui che avviene il progressivo scivolamento e disinteresse dei sindacati verso una categoria , dapprima considerata pregnante e decisiva per espugnare un mondo così chiuso e incomprensibile, poi diventata inutile dopo la smilitarizzazione del 1990 del Corpo degli Agenti di Custodia, quando si aprì un enorme bacino di potenziali tesserati, ben più appetibili dei soliti 4 educatori barricaderi e intellettualmente presuntuosi
io ho iniziato a C.C.Nuoro nel 1990, dove vi ho trascorso 10 anni, e da allora ho partecipato a diversi tentativi di associazione e autopromozione...anche recentemente, per iniziativa di alcuni educatori della Toscana, si è rimesso in moto un tentativo di recupero di una vecchia associazione costituita anni (perchè il vero problema non è stato tanto costituirsi, quanto trovare obiettivi e strategie comuni)
la mia idea personale è che troppo spesso la tensione ad autoorganizzarsi avesse motivazioni confuse, spesso sollecitate da questioni contingenti connesse a miglioramenti contrattuali e/o economici, ad es. la discussione e i ricorsi durati anni intorno al famigerato art.40 (sempre nella legge 395/1990), per tentare di agganciare la propria posizione, in accordo con i ragionieri, al personale direttivo che era stato maldestramente equiparato al personale della polizia di stato (ovviamente in funzione dei benefici economici pensionistici e di carriera); questione poi spazzata via con un piccolo emendamento in finanziaria (1997, se non ricordo male)
molti educatori sono entrati in conflitto con i loro superiori (me incluso), e spesso solo grazie ai sindacati si sino potuti sottrarre ad un regime - in altri tempi - tutt'altro che rassicurante...
e comunque, quanti documenti comuni abbiamo scritto, quante battaglie (magari portate avanti dai sindacati o da altre persone politicamente rilevanti), certo non è rimasto tanto apparentemente, ma... e poi, sappi che le circolari più recenti sulle Aree Educative, sono state scritte essenzialmente da colleghi che stanno al DAP... oggi infine ci sono colleghi "dirigenti di pedagogia" nell'amministrazione, e questa novità assoluta è un germe che un giorno potrà portare qualcosa che ancora è invisibile...
ma di questo in un'altra puntata
ho aggiunto il tuo nick su msn, il mio è semplice poichè è lo stesso di questo forum, ma l'estensione è @hotmail.it
quando vuoi, ci si può sentire, fra un po' esco che il tango mi aspetta...
ps:tango? anche tu sai ballarlo?
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tango
Originariamente inviato da VeNuSsS Visualizza il messaggioPerdonami se non ho la forza di scriverti adesso ma gli occhietti mi si chiudono da soli e sono rincasata da poco..... notte e a domani...ah provvedero' ad inserirti su msn...grazie
ps:tango? anche tu sai ballarlo?
dai un'occhiata ai video sul RossoTangoFestival che si è tenuto nella mia bella città
http://it.youtube.com/watch?v=rou4yPyTuRE
un abrazo
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Ciao Klaumas, conosco il libro da te consigliato perché, nel periodo di preparazione del concorso, un amico mi aveva segnalato l’esistenza del tuo testo.
Senza inutili piaggerie, posso dirti che ho apprezzato l’onestà intellettuale della pubblicazione in questione. Riflette il rigore, l’impegno e l’interesse sincero per la professione che svolgi.
Hai già ricevuto apprezzamenti in questo senso, da altri partecipanti al blog, ma, come sarda, mi sono sentita in dovere di rivolgerti personalmente i miei complimenti.
Concordo sul fatto che, la mancanza di visibilità degli educatori penitenziari, deriva da problemi d’identità della stessa classe. Gli stessi partecipanti al nostro concorso, hanno una formazione culturale non omogenea. Da quanto ho potuto notare da ciò che hai scritto, ho dedotto che provieni da una facoltà umanistica differente dalla mia. Ho infatti una formazione giuridica che tende ad un sapere specialistico, adatto anche al settore penitenziario, ma differente da altri percorsi formativi di impostazione più “aperta”.
L’altra causa di vulnerabilità degli educatori penitenziari è il loro numero nelle diverse piante organiche, oltre che la giovane età di tale pubblica figura professionale.
Forse il tempo, forse la società, forse la stessa passione nello svolgere il lavoro di educatore penitenziario, consentiranno di consolidare l’identità di classe e di recuperare il riconoscimento sociale che in parte è stato negato alla professione in questione.
Ma, ora, come tu hai giustamente affermato, il problema che assilla i partecipanti al blog, riguarda le assunzioni.
Sicuramente conosci la nostra “Odissea”, non voglio annoiarti nella descrizione dei rovelli che ci attanagliano, ma ti invito a consigliarci delle possibili iniziative, oltre a quelle già intraprese, che ci consentano di scongiurare il pericolo di ulteriori bibliche attese.
Ti ringrazio per l’attenzione ed attendo fiduciosa una tua risposta.
A presto.
Gianna
P.s. Non sapevo che a Cagliari il tango riscuotesse tanto successo, ma io sono fuori dal "circuito" del divertimento, ti auguro, comunque, delle proficue lezioni.
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prison tango
Originariamente inviato da astrazeneca Visualizza il messaggioCiao Klaumas, conosco il libro da te consigliato perché, nel periodo di preparazione del concorso, un amico mi aveva segnalato l’esistenza del tuo testo.
Senza inutili piaggerie, posso dirti che ho apprezzato l’onestà intellettuale della pubblicazione in questione. Riflette il rigore, l’impegno e l’interesse sincero per la professione che svolgi.
Hai già ricevuto apprezzamenti in questo senso, da altri partecipanti al blog, ma, come sarda, mi sono sentita in dovere di rivolgerti personalmente i miei complimenti.
Concordo sul fatto che, la mancanza di visibilità degli educatori penitenziari, deriva da problemi d’identità della stessa classe. Gli stessi partecipanti al nostro concorso, hanno una formazione culturale non omogenea. Da quanto ho potuto notare da ciò che hai scritto, ho dedotto che provieni da una facoltà umanistica differente dalla mia. Ho infatti una formazione giuridica che tende ad un sapere specialistico, adatto anche al settore penitenziario, ma differente da altri percorsi formativi di impostazione più “aperta”.
L’altra causa di vulnerabilità degli educatori penitenziari è il loro numero nelle diverse piante organiche, oltre che la giovane età di tale pubblica figura professionale.
Forse il tempo, forse la società, forse la stessa passione nello svolgere il lavoro di educatore penitenziario, consentiranno di consolidare l’identità di classe e di recuperare il riconoscimento sociale che in parte è stato negato alla professione in questione.
Ma, ora, come tu hai giustamente affermato, il problema che assilla i partecipanti al blog, riguarda le assunzioni.
Sicuramente conosci la nostra “Odissea”, non voglio annoiarti nella descrizione dei rovelli che ci attanagliano, ma ti invito a consigliarci delle possibili iniziative, oltre a quelle già intraprese, che ci consentano di scongiurare il pericolo di ulteriori bibliche attese.
Ti ringrazio per l’attenzione ed attendo fiduciosa una tua risposta.
A presto.
Gianna
P.s. Non sapevo che a Cagliari il tango riscuotesse tanto successo, ma io sono fuori dal "circuito" del divertimento, ti auguro, comunque, delle proficue lezioni.
sono contento che il libro possa esserti stato d'aiuto, d'altronde raccoglie riflessioni ed esperienze, che certo non pretendono di esaurire la complessità di una disciplina che ancora è tutta da sviluppare... a parte gli atavici testi di Sturniolo (è stato anche presidente della commissione d'esame del mio 1°concorso) purtroppo c'è anche chi ha provato a scriverci qualcosa addosso, magari provenendo e in prospettiva di aree disciplinari estranee, a parte qualche psicologo penitenziario di chiara fama, la letteratura scientifica italiana di settore è davvero poca, ma l'unica che mi ha amareggiato è stata la pubblicazione di un direttore penitenziario (che di pedagogia deve saperne ben poco, ma è quasi sempre così, fra la loro categoria...), che ha scritto un libro sulla "pedagogia penitenziaria" riciclando un suo libro precedente di diritto, aggiungendo qualche capitoletto arrangiucchiato x l'occasione
in ogni caso ti ringrazio per i tuoi apprezzamenti, e per coloro che hanno scritto sul blog (che non ho potuto leggere, poichè ormai sono migliaia di interventi, e mi sono iscritto da pochissimo), questa professione ha bisogno di essere sostenuta, studiata, e approfondita
se ti va, puoi venire a trovarmi a Buoncammino (un bel nome per una Casa Circondariale, eh), e approfondire le questioni che ti più interessano direttamente nel luogo più consono
purtroppo mi rimane davvero difficile dare un consiglio (oltre quello di provare a cercare tutte le sponde sindacali, politiche e associative possibili) finalizzato a smuovere le procedure per l'immissione in ruolo... sono tempi difficili, e non sarà possibile rivendicare diritti fintantochè non vi sarà un atto formale di assunzione... personalmente dal bando del mio concorso, pubblicato nel 1985, ci sono voluti in tutto 5 anni ... e poi ricordo ancora (l'ho scritto in un post sull'altro forum), tutto avverrà dopo le procedure di mobilità interna (che dovrebbero essere avviate in autunno)
ti aspetto
Claudio
PS: riguardo il tango (argentino), devo dire che anche in questo sono un "educatore nell'anima", poichè io lo studio e lo pratico come un percorso di crescita personale, piuttosto che come un divertimento qualsiasi...chissà se mai qualcuno riuscirà a portarlo come pratica educativa anche in carcere?
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Originariamente inviato da klaumas66 Visualizza il messaggiocara Gianna/astrazeneca (questo nick è davvero misterioso...)
sono contento che il libro possa esserti stato d'aiuto, d'altronde raccoglie riflessioni ed esperienze, che certo non pretendono di esaurire la complessità di una disciplina che ancora è tutta da sviluppare... a parte gli atavici testi di Sturniolo (è stato anche presidente della commissione d'esame del mio 1°concorso) purtroppo c'è anche chi ha provato a scriverci qualcosa addosso, magari provenendo e in prospettiva di aree disciplinari estranee, a parte qualche psicologo penitenziario di chiara fama, la letteratura scientifica italiana di settore è davvero poca, ma l'unica che mi ha amareggiato è stata la pubblicazione di un direttore penitenziario (che di pedagogia deve saperne ben poco, ma è quasi sempre così, fra la loro categoria...), che ha scritto un libro sulla "pedagogia penitenziaria" riciclando un suo libro precedente di diritto, aggiungendo qualche capitoletto arrangiucchiato x l'occasione
in ogni caso ti ringrazio per i tuoi apprezzamenti, e per coloro che hanno scritto sul blog (che non ho potuto leggere, poichè ormai sono migliaia di interventi, e mi sono iscritto da pochissimo), questa professione ha bisogno di essere sostenuta, studiata, e approfondita
se ti va, puoi venire a trovarmi a Buoncammino (un bel nome per una Casa Circondariale, eh), e approfondire le questioni che ti più interessano direttamente nel luogo più consono
purtroppo mi rimane davvero difficile dare un consiglio (oltre quello di provare a cercare tutte le sponde sindacali, politiche e associative possibili) finalizzato a smuovere le procedure per l'immissione in ruolo... sono tempi difficili, e non sarà possibile rivendicare diritti fintantochè non vi sarà un atto formale di assunzione... personalmente dal bando del mio concorso, pubblicato nel 1985, ci sono voluti in tutto 5 anni ... e poi ricordo ancora (l'ho scritto in un post sull'altro forum), tutto avverrà dopo le procedure di mobilità interna (che dovrebbero essere avviate in autunno)
ti aspetto
Claudio
PS: riguardo il tango (argentino), devo dire che anche in questo sono un "educatore nell'anima", poichè io lo studio e lo pratico come un percorso di crescita personale, piuttosto che come un divertimento qualsiasi...chissà se mai qualcuno riuscirà a portarlo come pratica educativa anche in carcere?
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presenza
Originariamente inviato da dede Visualizza il messaggioè veramente un piacere averti qui con noi. Tutti non crediamo nell'importanza del ruolo dell'educatore ed abbiamo affrontato questo concorso con entusiasmo ed impegno. Speriamo che il tutto si concluda prima possibile...
grazie anche a te Dede
magari, la mia presenza qui sarebbe stata più utile prima, però ho saputo dell'esistenza di questo forum solo recentissimamente, nè mi era venuto in mente di fare una ricerca in questo senso
ho desiderato spesso poter incontrare e confrontarmi con chi si cimentava in questa (temibile) impresa, ed effettivamente non mi sono dato da fare granchè...e su questo faccio autocritica
in Sardegna le carenze sono sempre state gravi, non è un caso che sia l'unica delle regioni non settentrionali, fra quelle individuate x l'inserimento degli educatori a tempo determinato (questi realmente funzionali, a suo tempo, a sopperire ad una situazione di emergenza) fosse proprio l'isola penitenziaria per eccellenza, dove peraltro stanno costruendo 4 nuovi Istituti sostitutivi di quelli obsoleti
attendo vicino a voi gli sviluppi
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Originariamente inviato da klaumas66 Visualizza il messaggiocara Gianna/astrazeneca (questo nick è davvero misterioso...)
sono contento che il libro possa esserti stato d'aiuto, d'altronde raccoglie riflessioni ed esperienze, che certo non pretendono di esaurire la complessità di una disciplina che ancora è tutta da sviluppare... a parte gli atavici testi di Sturniolo (è stato anche presidente della commissione d'esame del mio 1°concorso) purtroppo c'è anche chi ha provato a scriverci qualcosa addosso, magari provenendo e in prospettiva di aree disciplinari estranee, a parte qualche psicologo penitenziario di chiara fama, la letteratura scientifica italiana di settore è davvero poca, ma l'unica che mi ha amareggiato è stata la pubblicazione di un direttore penitenziario (che di pedagogia deve saperne ben poco, ma è quasi sempre così, fra la loro categoria...), che ha scritto un libro sulla "pedagogia penitenziaria" riciclando un suo libro precedente di diritto, aggiungendo qualche capitoletto arrangiucchiato x l'occasione
in ogni caso ti ringrazio per i tuoi apprezzamenti, e per coloro che hanno scritto sul blog (che non ho potuto leggere, poichè ormai sono migliaia di interventi, e mi sono iscritto da pochissimo), questa professione ha bisogno di essere sostenuta, studiata, e approfondita
se ti va, puoi venire a trovarmi a Buoncammino (un bel nome per una Casa Circondariale, eh), e approfondire le questioni che ti più interessano direttamente nel luogo più consono
purtroppo mi rimane davvero difficile dare un consiglio (oltre quello di provare a cercare tutte le sponde sindacali, politiche e associative possibili) finalizzato a smuovere le procedure per l'immissione in ruolo... sono tempi difficili, e non sarà possibile rivendicare diritti fintantochè non vi sarà un atto formale di assunzione... personalmente dal bando del mio concorso, pubblicato nel 1985, ci sono voluti in tutto 5 anni ... e poi ricordo ancora (l'ho scritto in un post sull'altro forum), tutto avverrà dopo le procedure di mobilità interna (che dovrebbero essere avviate in autunno)
ti aspetto
Claudio
PS: riguardo il tango (argentino), devo dire che anche in questo sono un "educatore nell'anima", poichè io lo studio e lo pratico come un percorso di crescita personale, piuttosto che come un divertimento qualsiasi...chissà se mai qualcuno riuscirà a portarlo come pratica educativa anche in carcere?
Condivido il giudizio riguardo le pubblicazioni in materia di pedagogia penitenziaria, il panorama bibliografico si presenta spoglio, e la qualità dei testi è datata o, in alcuni casi, molto dubbia.
Per evitare che le conoscenze acquisite, vadano incontro ad obsolescenza, ho cercato qualche pubblicazione diversa da quelle utilizzate per il concorso, ma le mie ricerche in materia di pedagogia penitenziaria si sono rivelate ben presto inutili. Ho così deciso di fare riferimento alla bibliografie del tuo libro e di quello fatto pubblicare da Sartarelli, per approfondire qualche argomento.
Avrei diverse domande da porti riguardo la professione di educatore penitenziario, l’organizzazione delle carceri sarde, e la reale applicazione delle norme in materia di trattamento penitenziario.
Ti ringrazio per avermi invitato a contattarti direttamente nel tuo posto di lavoro, mi farebbe piacere parlarti di persona, e, non appena mi sarà possibile, mi propongo di stabilire un accordo per un incontro.
Ma, per ora, mi accontento di leggere i tuoi interventi e, se mi è consentito, di contattarti tramite l’e-mail che hai indicato.
Buon fine settimana.
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