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Trust 2.0

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    #91
    TRASCRIZIONE A FAVORE DEL TRUST...(arrivano...arrivano...) Decreto 18 Marzo Tribunale di Torino.....vediamo chi "ci scrive" e cerchiamo di rispondere.....(l'altra campana..)...

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      #92
      Le mani della ’ndrangheta sulla Roma bene


      ocietà ai Parioli, ville nell’hinterland, centri turistici sul litorale, immobili e anche gli immancabili bar nel centro della Capitale. Un tesoro di circa 20 milioni di euro che gli investigatori della Direzione investigativa antimafia di Roma hanno sottratto agli ’ndranghetisti del clan Gallico, eseguendo un decreto di confisca emesso dalla IV sezione della Corte d’Appello di Roma presieduta da Claudio Cavallo. La giustizia colpisce ancora. Dopo le manette, seguono i provvedimenti fiscali, misure cautelari che tolgono la fonte di ogni autonomia criminale: i soldi. Il patrimonio mafiosio è cospicuo. Dietro l’ombra di Nicola Defina, affiliato al gruppo criminale. Ci sono diciotto società, un centro estetico, imprese di intermediazione finanziaria, una lussuosa villa di 29 stanze con piscina a Formello e settanta rapporti bancari. Una holding del gruppo era la srl Adonis, con sedi a Roma - tra il lussuoso quartiere Coppedè e i Parioli - che aveva il compito di acquisire immobili e quote societarie per svariati milioni. Le indagini della Procura antimafia hanno svelato un particolare meccanismo societario, denominato trust, che garantisce oltre a vantaggi fiscali in ambito Ue il trasferimento della proprietà, garantendo l’anonimato rendendo così difficile individuarne il reale titolare. La confisca ha riguardato anche l’«Antico Caffè Chigi», noto bar nell’omonima piazza romana, davanti al palazzo del governo Chigi. Ma è soltanto un nome, la sigla di una ditta nelle disponibilità dell’organizzazione. Infatti, l’esercizio commerciale oggi è stato acquisito da una nuova società che non è coinvolta nella vicenda. Ma in passato il bar ha fatto parte dei beni nel portafoglio di soggetti ritenuti organici alla ’ndrangheta. Alcuni intestatari sono risultati legati ai Gallico di Palmi (Reggio Calabria), per anni protagonista di una sanguinosa faida con la famiglia Condello. In particolare, uno dei due personaggi colpito dai provvedimenti, negli anni passati mentre era in compagnia del capo della ’ndrina di Palmi, Alfonso Gallico, di cui era l’autista, rimase vittima di un agguato mafioso nel corso del quale morì lo stesso Gallico.
      A Roma la presenza di affiliati era già stata intercettata. Il bar Chigi era uno dei pezzi di famiglia. Ma non l’unico. Dopo il sequestro del locale, infatti, la magistratura ha inseguito i presunti fiancheggiatori, i prestanome. Chiusa un’attività i Gallico ne aprivano un’altra. Non si spostavano dal centro: lasciata via Chigi, gli investigatori sono arrivati a viale Giulio Cesare e davanti al Vaticano, arrivando a rintracciare altre attività commerciali acquisite riciclando denaro sporco. A fine giugno si è concluso l’ultimo atto della caccia all’uomo. La Dia ha catturato Alessandro Mazzullo, 30 anni, originario di Oppido Mametina (Reggio Calabria). Era sfuggito all’arresto del gennaio scorso. Un’ordinanza di custodia del Gip di Roma che aveva mandato in carcere Carmine Saccà e Vincenzo Frisina e disposto il sequestro di beni mobili e immobili per un valore di 20 milioni di euro, compresi due ristoranti in via dei Banchi Nuovi e davanti al Vaticano, in via Leone IV. L’accusa: trasferimento fraudolento di beni, aggravato dal metodo mafioso. Altri sei erano indagati per gli stessi reati. Nella presunta cricca c’era pure un agente immobiliare di Genzano, nell’hinterland romano. I sequestri: 25 fabbricati, 34 terreni (tutti in provincia di Reggio Calabria), 11 partecipazioni societarie e 30 conti correnti. L’inchiesta sembra il seguito di quella che nel 2009 ha messo i sigilli al Cafè de Paris, in via Veneto, strada della Dolce vita, e ad altri locali della Roma bene che sarebbero finiti nella gestione della cosca Alvaro. I pm della Direzione distrettuale antimafia Maria Cristina Palaia e Luca Palamara, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, hanno seguito i movimenti della società, il passaggio di quote e hanno tracciato i legami che sarebbero stati tessuti tra i presunti sodali.


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        #93
        Affari 'Ndrangheta a Roma, condanne per 40 anni

        Roma, 9 apr. (TMNews) - Arriva la sentenza su bar e ristoranti gestiti dalla 'Ndrangheta a Roma. I giudici della VII sezione penale della Capitale hanno condannato 14 imputati accusati a vario titolo di trasferimento fraudolento di beni. Ed il collegio ha accolto in sostanza le richieste del pm Francesco Minisci riconoscendo la penale responsabilità per il presunto capo Vincenzo Alvaro, condannandolo a 7 anni; e per Damiano Villari, comminando per lui una pena di 4 anni e sei mesi. Ai maggiori imputati era contestata anche l'aggravante del legame mafioso. La vicenda nel suo complesso è quella che riguarda l'assetto del noto 'Cafè de Paris' di via Veneto.

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          #94
          http://www.youtube.com/watch?v=R9zgb........COMUNIONE E FATTURAZIONE

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            #95
            http://www.ilfattoquotidiano.it/2014...migoni/946641/

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              #96
              TASSE “NASCOSTE” IN UN TRUST. FRODE FISCALE PER 4 MILIONI | il quotidiano Fvg – eventi e notizie in Friuli Venezia Giulia

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                #97
                Maxi sequestro a Suraci nel Reggino e Milano Coinvolte catene di supermercati e vari negozi - IlQuotidianodellaCalabria

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                  #98

                  Tra i sequestri risultano anche 5 trust, cioè complessi di beni e diritti a vincolo fiduciario utilizzati quali schermi societari. E poi 6 immobili di pregio nel quartiere Santa Caterina di Reggio Calabria; disponibilità finanziarie, conti correnti,polizze assicurative e dossier titoli in fase di quantificazione.

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                    #99
                    False fatture e trust "fantasma", arrestati 2 imprenditori napoletani

                    La Finanza ha scoperto un giro di oltre 30 milioni di euro e sequestrato beni per oltre quattro milioni ai fratelli Vincenzo e Giovanni Tufano, titolari di una ditta di preumatici: fatture false, evasione fiscale e "sham trust" con sede in Liechtenstein per "oscurare" il legame tra il patrimonio personale e quello delle società "fantasma"


                    NAPOLI - Fatture per operazioni inesistenti, falso, occultamento e distruzione di scritture contabili, tasse evase: il tutto per un giro di oltre trenta milioni di euro. Per questo motivo sono stati arrestati i fratelli Tufano, Vincenzo (finito in carcere) e Giovanni ( ai domiciliari), titolari di una ditta di pneumatici, a coronamento di una complessa operazione del comando provinciale della Guardia di Finanza, nucleo Polizia Tributaria di Napoli. Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di un complesso sistema di frode sull’imposta sul valore fiscale aggiunto e ai dazi doganali. I due si avvalevano di società create appositamente e poi chiuse, nonché di “trust” opachi estero-vestivi: acquistavano pneumatici da paesi sia europei che al di fuori dell’Unione, interponendosi come imprese “filtro”. I proventi venivano poi impiegati nell’acquisto di immobili su tutto il territorio nazionale, la cui proprietà è solo formalmente delle imprese “trust”.

                    L’analisi dei flussi finanziari ha consentito di accertare gli espedienti giuridici utilizzati per tutelare i profitti illeciti maturati nel corso di anni di attività illegale: spesso venivano utilizzati degli “sham trust” con sede in Liechtenstein, usati per creare una sorta di “diaframma” tra patrimonio personale e denaro accumulato utilizzando il “trust”. Coinvolta nella indagini anche una cittadina di Lugano, esperta nel creare questi trust intermedi, che attraverso società di comodo appositamente costituite consentiva di rivendere in Italia, nel settore pneumatici, prodotti a prezzi altamente competitivi grazie anche all’evasione sull’imposta sul valore aggiunto. Potevano dunque proporre anche una serie di servizi nel campo della fiscalità in-line, con la creazione di società on-shore e off-shore.
                    Sequestrati ai danni dei fratelli Tufano beni immobili e finanziari dal valore di quattro milioni e mezzo di euro.




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                      “In Italia è ancora difficile capire cosa sia il trust: è una questione di evoluzione di mentalità”. ....... quella che lui considera la miglior definizione del trust: “Uno strumento che non consente di fare quello che la legge impedisce, ma consente di fare quello che la legge non prevede. Quindi la protezione del proprio patrimonio nel passaggio generazionale può essere tutelato da uno strumento come questo”.
                      “L’ostacolo più importante che noi consulenti rileviamo con i nostri utenti”è la questione della proprietà delle cose”. “Nel mondo anglosassone si dice: che t’importa? meglio essere proprietario o utilizzare il bene come ti pare? Forse dobbiamo rivolgerci più facilmente a questo strumento proprio per la sua flessibilità”.


                      QUALCHE TEMPO DOPO......CRAC CRAC.....LOTtI IN VENDITA ACCATTATAVILL.....se avessi una playstation tra le mani....neri vi facevo...


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                      Sto operando...
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