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    ogni qualvolta si aggira la normativa fiscale con tale strumento "l'effetto" nullo deve SEMPRE ​ verificarsi

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      FISCALE|ACCERTAMENTO| 14 maggio 2014Il trust non sfugge al controllo

      Legge 6 agosto 2013 n.97






      Saranno controllati tutti i trust con dividendi in risalita in ENC dal 2008....quadro RL sez IA, rigo L1 colonna 2....., tutte le partecipazioni detenute dal trust, tutti i finanziamenti effettuati dallo stesso con società controllate e collegate, ed in caso di anomalie, saranno ampliate le indagini finanziarie su trustee e protector.

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        Evasione milionaria, Mastrotto
        nel mirino della Finanza


        OPERAZIONE TWIN TRUST. Arzignano, le fiamme gialle denunciano i fratelli Bruno e Santo. Contestata ai leader della concia la creazione di una struttura societaria che portava i capitali all'estero per non pagare le tasse

        Un sistema articolato su più livelli per nascondere i guadagni al fisco e per evitare il più possibile di pagare le tasse. L'evasione fiscale scoperta dalla guardia di finanza ha numeri imponenti: 106 milioni di euro di ricavi non dichiarati grazie alla pelle venduta in nero, e 800 dipendenti pagati in parte in nero. Cifre enormi che la Finanza addebita ai fratelli Bruno e Santo Mastrotto, titolari di uno dei più importanti gruppi conciari non solo del distretto di Arzignano, ma sull'intera scala nazionale.
        L'INDAGINE. L'inchiesta dei finanzieri del comando provinciale, guidato dal colonnello Antonio Morelli, ha preso le mosse dall'operazione Reset, e cioè dal troncone della corruzione ai pubblici ufficiali dei conciari coinvolti nell'evasione fiscale accertata con Dirty Leather. Bruno e Santo Mastrotto, leader storici del comparto, secondo l'accusa avrebbero pagato nel 2006 e nel 2008 delle mazzette a funzionari corrotti dell'Agenzia delle entrate per sistemare e ammorbidire dei controlli.
        LA VERIFICA. Per questo i detective del nucleo di polizia tributaria, comandati dal tenente colonnello Paolo Borrelli e coordinati dal pubblico ministero Marco Peraro, avevano avviato una verifica fiscale sul "Gruppo Mastrotto spa", un colosso con sede ad Arzignano, oltre 800 dipendenti, 300 milioni di fatturato e 30 di capitale sociale, con aziende sparse in vari continenti. Dal controllo, eseguito dal primo gruppo del nucleo con il maggiore Gabriele Baron, sono spuntate subito svariate irregolarità.
        I DIPENDENTI IN NERO. I finanzieri, grazie anche alla collaborazione determinante offerta dai vertici del gruppo, hanno appurato una contabilità parallela, precisa al centesimo. A ciascun dipendente - in tre anni sono state analizzate 1850 posizioni diverse - regolarmente assunto, premi e straordinari venivano pagati fuori busta. Per un totale da capogiro, da quasi 10 milioni di euro l'anno. Ora il gruppo Mastrotto dovrà pagare una multa di 3,6 milioni oltre ai contributi: l'azienda ha già provveduto a versare 800 mila euro all'Inps.
        LE VENDITE IN NERO. Dal 2006 i finanzieri hanno scoperto cessioni di pellami - contabilizzate solo con un sistema informatico protetto - di quasi 10 milioni di euro in nero. Ora saranno chiamate a risponderne anche le aziende che hanno comprato da Arzignano. Tonnellate e tonnellate di pellami che sparivano dalla contabilità ufficiale, con un'evasione dell'Iva pari a 2 milioni.
        I TRUST. L'operazione è stata denominata in gergo "Twin trust", cioè trust gemelli. Sono gli istituti realizzati dalla Mastrotto all'estero attraverso una piramide societaria e un intreccio di partecipazioni. Di fatto, proprietari dei beni aziendali erano due società con sede nell'isola di Man, nel mar d'Irlanda, le quali gestivano 4 società con sede nel Granducato di Lussemburgo, alle quali si riferiva la holding "Gruppo Mastrotto international". Un sistema di "scatole" faceva sì che il tesoro dei fratelli Mastrotto fosse conservato esentasse in un paradiso fiscale. Complessivamente, secondo la Finanza i due trust vantavano un patrimonio di 1,318 miliardi di euro con gli affari fatti dal 2006 ad oggi. Ovvero, circa 260 milioni contabilizzati per ognuno degli anni esaminati. Il Gruppo però contesta con decisione la cifra miliardaria, dal momento che il valore del patrimonio resta immutato e non si può moltiplicare negli anni.
        LE CONSEGUENZE. Al termine della verifica, i fratelli Bruno e Santo Mastrotto sono stati denunciati per dichiarazione infedele e omessa dichiarazione dei beni esteri. Oltre agli aspetti penali, più rilevanti sono quelli amministrativi e fiscali con le multe che potrebbero dover pagare all'erario. Complessivamente, l'evasione scoperta dalle fiamme gialle rischia di costare alcune centinaia di milioni di euro al Gruppo, che in concomitanza con questa inchiesta - come riconosciuto dagli stessi finanzieri - ha deciso però di voltare pagina.



        Maxi evasione, i Mastrotto patteggiano

        Un anno e otto mesi a Bruno, uno e tre mesi a Santo (pena sospesa) e multa da centomila euro. L’azienda: «Chiusa definitivamente tutta la vicenda giudiziaria»

        VICENZA — Chiusa la partita con il fisco, con un saldo di oltre 27 milioni di euro in parte già versati, il Gruppo Mastrotto spa di Arzignano giovedì ha estinto anche il conto con la giustizia, mettendo così la parola fine alla vertenza emersa nel 2011, dopo che la guardia di finanza di Vicenza aveva accertato un’evasione fiscale di oltre 100 milioni, capitali occultati all’estero per più di un miliardo di euro e straordinari pagati in nero per centinaia di dipendenti. Cifre poi ridimensionate dalla stessa azienda. Giovedì c’è stato l’ultimo capitolo dell’inchiesta che ha coinvolto i Mastrotto. I fondatori della principale realtà industriale conciaria italiana, i fratelli Bruno e Santo Mastrotto, hanno infatti patteggiato rispettivamente un anno e otto mesi ed un anno e tre mesi, pena sospesa, per non aver presentato le dichiarazioni d’imposta (per gli anni 2005-2009) di cinque società risultate solo sulla carta nel paradiso fiscale di Lussemburgo ma di fatto con sede ad Arzignano, e per non aver indicato redditi per circa 10 milioni di euro nel periodo di esercizio 2006-2008. Il tutto, secondo l’accusa, allo scopo di evadere.
        Nei capi di imputazione il più grave, quello di corruzione, era a carico del solo Bruno Mastrotto, che avrebbe versato una tangente da 200mila euro, attraverso il fiscalista Marcello Sedda, a due funzionari dell’agenzia delle entrate, Roberto Soraci e Angelo Fiaccabrino, per accordarsi su 7 milioni di euro di imposte e sanzioni tributarie, che così si convertivano in un accertamento in adesione da 700 mila euro. Anche questo episodio è stato compreso nel patteggiamento di ieri davanti al giudice per le indagini preliminari Dario Morsiani che ha applicato al Gruppo una sanzione di 100mila euro di multa. Dopo l’individuazione dell’esatto ammontare amministrativo della vicenda e il pagamento avviato da parte dell'azienda di quanto ritenuto dovuto al fisco italiano (27.5 milioni), si è conclusa così anche la vertenza giudiziaria. «Alla luce della fattiva collaborazione del gruppo e dei membri del Cda coinvolti nella vicenda nell’ambito dell’indagine e del pieno ravvedimento, il giudice per le indagini preliminari, previo parere favorevole del pubblico ministero, ha riconosciuto la sostanziale buona volontà degli imprenditori che nel periodo contestato si erano affidati a consulenti che avevano indirizzato l’azienda su scelte sbagliate - scrive il Gruppo Mastrotto spa in una nota alla stampa soffermandosi anche sulla ragione del rito alternativo - I fratelli Bruno Mastrotto e Santo Mastrotto, fondatori dello storico gruppo della pelle, hanno scelto la via del patteggiamento (nello specifico un anno e otto mesi e un anno e tre mesi con sospensione condizionale e taglio delle pene accessorie) onde poter consentire il prima possibile la chiusura della vicenda - che ha ovviamente provato l'azienda e i suoi vertici chiusura della vicenda».
        Ma archiviare «l’incidente» di percorso non era l’unico scopo per il Gruppo. L’obiettivo è quello di guardare in modo propositivo e redditizio al futuro. «Poter dedicarsi a proseguire la fase di sviluppo aziendale, con un maggiore inserimento della seconda generazione a fianco del nucleo storico - riferisce la Spa di Arzignano - e - in particolare - con l’incarico di Direttore Generale ad un manager esterno di alto livello professionale, favorire il mantenimento del gruppo ai vertici del settore a livello mondiale e proseguire nella crescita anche durante questa pesante congiuntura economica in atto ». Da notare che l’azienda nel contempo si è dotata di un codice etico ed ha reso operativo un modello di organizzazione e gestione secondo il dls 231/01 in grado di tradurre in tutte le sue forme la responsabilità sociale d’impresa per rappresentare un valore positivo del territorio vicentino e veneto nel mondo.





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          EVASORI FISCALI NASCOSTI DIETRO NOTI ENTI BENEFICI

          Alcune delle più note associazioni di beneficenza in Gran Bretagna sono state usate da società off-shore per nascondere milioni di sterline alle autorità fiscali.

          I documenti trapelati da uno dei più grandi paradisi fiscali del mondo rivelano che ricchi investitori indicano delle Onlus come primi beneficiari principale di trust off-shore, creati in realtà per beneficiare se stessi.
          Nominando Enti benefici come presunti beneficiari di un trust, i veri proprietari possono evitare controlli da parte delle autorità fiscali.
          Le Onlus dicono di non essere mai state a conoscenza dell'esistenza di questi trust e di non avere mai ricevuto soldi.
          > Una società di Londra ha creato trust per italiani ricchi, con beneficiarie associazioni per i non vedenti, i bimbi maltrattati e le persone con Aids.
          Nessuna di queste ha ricevuto soldi, e stanno considerando di andare in tribunale.
          Margaret Hodge, la presidente del Commons Public Accounts Committee, ha detto: "E 'incredibile che ci sia gente che è arrivata così in basso da indicare le Onlus in azioni che servono per evadere le tasse, celare identità o riciclare denaro. Dobbiamo scoperchiare i paradisi fiscali e fermare questo abuso. Il problema è la totale mancanza di trasparenza".
          I documenti "rilasciati" rivelano l'esistenza di più di 300 trust che nominano Onlus come beneficiari. La sigla usata più spesso è la Croce Rossa.
          Esperti finanziari di offshore spiegano come non ci sia alcun vantaggio fiscale a creare elaborati e costosi trust offshore per le Onlus, dato che sono già esenti da imposte.
          Nominare un ente di beneficenza come principale beneficiario di un trust riduce i requisiti di identificazione e i controlli antiriciclaggio, e possono essere rimossi dai documenti del trust un attimo prima che i fondi vengano distribuiti, senza che l'Onlus lo venga a sapere.
          Robert Peach, un avvocato esperto in trust di Portsmouth ha dichiarato: "Chiamiamo [questi trust] 'buchi neri' perché mai si potrà normalmente sapere chi è il vero beneficiario".
          "Sono principalmente offshore, approfittano delle leggi fiscali. Miliardi [di dollari] potrebbero essere là fuori."
          Un "rilascio" di 2,5 milioni di dati in riferimento a più di 120.000 aziende e trust al International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) off-shore ha sollevato il coperchio su questa pratica. Centinaia di Onlus e associazioni risultano come beneficiarie di trust dei paradisi fiscali, tra le quali Greenpeace, Amnesty International e la Croce Rossa britannica.
          La scorsa settimana le associazioni hanno espresso la loro rabbia per il modo in cui sono state sfruttate.
          "Le scappatoie fiscali globali stanno costando ai governi migliaia di miliardi, mettendo in difficoltà la lotta contro la povertà e la distruzione ambientale. Che gli evasori possano usare le Onlus per evitarle è una disgustosa ironia".
          Nella lista ci sono anche molte Onlus straniere (non britanniche, ndt). Alcune ora stanno considerando l'intenzione di agire legalmente per rivendicare una quota di tali attività offshore nascoste.
          Uno dei consulenti finanziari che ha affinato l'uso dei trust per l'evasione fiscale è Philip Egglishaw, conosciuto come "l'inglese con la bombetta". E' oggetto di un mandato di cattura internazionale come presunto architetto di uno dei più grandi schemi per l'evasione fiscale in Australia. Lui nega di aver fatto cose illegali.
          Nel novembre 2003, gli investigatori di Operation Wickenby, la più grande azione repressiva per evasione fiscale fatta in Australia, hanno trovato documenti che Egglishaw aveva dimenticato allo Sheraton Park hotel a Sidney.
          I documenti hanno rivelato come un trust può essere istituito senza rivelare alcun legame tra il trustee e i beneficiari. I documenti spiegavano: "I trust sono tipicamente utilizzati per evitare la seguente forma di tassazione: imposta sul reddito; imposta sulle plusvalenze; imposte sulle eredità, sul patrimonio".
          Tre associazioni di beneficenza italiane che si occupano di persone non vedenti, bambini maltrattati e malati di Aids sono state nominate come beneficiarie del SICC trust, costituito nelle Cook Islands nel gennaio 2002.
          Tutte e tre le associazioni di beneficenza - Lega Italiana per Lotta Aids, Unione Italiana Ciechi e Centro Bambino maltrattato - hanno detto di non essere a conoscenza di questi trust e di non aver mai ricevuto alcuna donazione. Ora stanno valutando azioni legali per vedere se possono vantare diritti sui fondi celati nei trust.
          Gli esperti dicono che l'uso di enti caritatevoli per i trust senza il loro consenso e senza metterle al corrente è andata avanti per anni. La Croce Rossa internazionale è stata legittimamente usata come beneficiario "di riserva" in alcuni fondi, ma la pratica si è estesa all'uso delle associazioni come beneficiarie principali per nascondere la destinazione finale dei fondi.
          Molti dei trust sono "discrezionali", il che in effetti significa che i beni non necessariamente devono essere distribuiti ai principali beneficiari.
          Esperti finanziari spiegano che per stroncare tale pratica servono controlli più rigorosi di conformità. Segnalano inoltre all'industria dei trust che le associazioni potrebbero ora avere pretese legittime sui fondi nascosti. L.Burke Files, "trust agent" internazionale ed esperto di recupero, afferma che gli enti benefici potrebbero chiedere di avere il denaro, nel caso i tribunali decidano che i trust sono una messinscena per nascondere l'identità dei beneficiari reali.

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            Dove posso trovare schemi per Bavetti ad uncinetto? Straccioni....


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              [QUOTE=ROL;754105]Dove posso trovare schemi per Bavetti ad uncinetto? Straccioni....




              Il banchiere è responsabile di riciclaggio per aver organizzato e agevolato una rete di corrieri internazionali di valuta, e anche per aver occultato in paradisi fiscali beni intestati fittiziamente a familiari di clienti.

              Con una sentenza lunga e molto attuale nelle sue implicazioni (285/14, depositata il 13 maggio) il Tribunale di Como ha chiuso una dei processi–madre su Banca Arner di Lugano, condannando a 7 anni uno dei suoi fondatori (Nicola Bravetti) e a sei anni un alto dirigente di Banca Euroimmobiliare di Lugano. .... ..........................il banchiere aveva movimentato e messo al sicuro in...TRUST somme provenienti dal reato di trasferimento fraudolento di valori.

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                La sfida Di Capua-Greco per la guida di Agenzia delle Entrate ed Equitalia


                Il successore di Attilio Befera alla guida di Agenzia delle Entrate ed Equitalia potrebbe arrivare già oggi. La nomina sarà indicata dal governo, ma dovrà poi essere confermata dalla Conferenza Stato-Regioni. In corsa per questo incarico, come spiega “La Repubblica” di giovedì 22 maggio, ci sono Marco Di Capua, vice direttore dell’Agenzia delle Entrate, ed il pubblico ministero Francesco Greco. Secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro i due candidati avrebbero “sponsor” diversi. Di Capua sarebbe sostenuto dal ministro dell’Economia Padoan, e avrebbe il sostegno dell’alta burocrazia che vorrebbe una scelta di continuità con la direzione di Befera. Francesco Greco, il magistrato italiano con probabilmente la maggior esperienza e competenza in materia di reati finanziari, sarebbe invece l’opzione preferita del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Al premier piacerebbe una svolta nella lotta all’evasione fiscale, per orientarla al contrasto della sottrazione dei grandi patrimoni. Francesco Greco, che da ormai diversi decenni si occupa di questa tipologia di reati, aveva criticato i blitz di controllo degli scontrini promossi durante la direzione di Befera, definendoli “fumo negli occhi” in mancanza di una riforma legislativa per il contrasto dell’evasione fiscale. La scelta di Di Capua avrebbe invece un indubbio segno di continuità, visto l’incarico svolto finora. Secondo le ultime indiscrezioni il vice di Befera sarebbe il favorito, anche se “La Repubblica” non esclude un rinvio della decisione del Consiglio dei ministri.


                Ne rimarrà
                solo UNO...

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                  Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
                  La sfida Di Capua-Greco per la guida di Agenzia delle Entrate ed Equitalia


                  Il successore di Attilio Befera alla guida di Agenzia delle Entrate ed Equitalia potrebbe arrivare già oggi. La nomina sarà indicata dal governo, ma dovrà poi essere confermata dalla Conferenza Stato-Regioni. In corsa per questo incarico, come spiega “La Repubblica” di giovedì 22 maggio, ci sono Marco Di Capua, vice direttore dell’Agenzia delle Entrate, ed il pubblico ministero Francesco Greco. Secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro i due candidati avrebbero “sponsor” diversi. Di Capua sarebbe sostenuto dal ministro dell’Economia Padoan, e avrebbe il sostegno dell’alta burocrazia che vorrebbe una scelta di continuità con la direzione di Befera. Francesco Greco, il magistrato italiano con probabilmente la maggior esperienza e competenza in materia di reati finanziari, sarebbe invece l’opzione preferita del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Al premier piacerebbe una svolta nella lotta all’evasione fiscale, per orientarla al contrasto della sottrazione dei grandi patrimoni. Francesco Greco, che da ormai diversi decenni si occupa di questa tipologia di reati, aveva criticato i blitz di controllo degli scontrini promossi durante la direzione di Befera, definendoli “fumo negli occhi” in mancanza di una riforma legislativa per il contrasto dell’evasione fiscale. La scelta di Di Capua avrebbe invece un indubbio segno di continuità, visto l’incarico svolto finora. Secondo le ultime indiscrezioni il vice di Befera sarebbe il favorito, anche se “La Repubblica” non esclude un rinvio della decisione del Consiglio dei ministri.


                  Ne rimarrà
                  solo UNO...


                  Cioè? Che Befera e st' altro non farebbero la lotta ai grandi patrimoni??? mah.....

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                    Tiziano Ferro - Smeraldo + Testo (www.tizianoferro.com) - YouTube


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                      Arresti domiciliari, invece, per Merve Pakosky, turco e ''gia' analista presso Dynamic'', per Ernesto Cavallini ''beneficiario economico di numerose societa' di diritto lussemburghese e svizzero, nonche' promotore del Gruppo Aurora Capital'', Ermanno Orsi ''soggetto di riferimento del trust 'Smeraldo'''. Misure di obbligo di presentazione trisettimanale alla pg, infine, per Ali Can Acundas, turco, gia' analista ''presso Dynamic'', per Andrea Galvan, anche lui analista in Dynamic, Mario Gregio, ''avvocato italiano in rapporti d'affari con
                      Micalizzi'' e nato a Padova e per Giovanni Michelini, ''manager del Gruppo Aurora Capital, gravato da numerosi precedenti penali''. Sono in corso anche numerose perquisizioni in varie province nei confronti dei soggetti coinvolti.

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