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    Shadow banking
    Cina, giro di vite sui trust finanziari


    A finire sotto la lente del governo, in particolare, sono i cosiddetti wealth management products, ovvero i prodotti finanziari ad alto rendimento immessi sul mercato dagli stessi trust

    Nuova stretta regolamentare cinese sulle trust companies. Nella giornata odierna il governo avrebbe infatti disposto alcune linee guida con l’obiettivo di limitare le operazioni delle società creditizie che agiscono al di fuori del sistema bancario. Lo ha riferito la Reuters citando due fonti anonime vicine alla questione. La mossa evidenzia ancora una volta le crescenti preoccupazioni di Pechino di fronte ai rischi sistemici del cosiddetto shadow banking,

    il sistema creditizio ombra che da anni prolifera in Cina e il cui giro d’affari, ad oggi, non è noto con certezza come evidenzia, per altro, la forte variabilità delle stime.

    A finire sotto la lente del governo, in particolare, sono i cosiddetti wealth management products, ovvero i prodotti finanziari ad alto rendimento (molto rischiosi quindi) immessi sul mercato dagli stessi trust. Le compagnie, riferisce la Reuters, non potranno più fare ricorso alle strategie delle tipiche delle “fund pools”, le emissioni realizzate al solo scopo di rastrellare la liquidità necessaria per pagare i premi sui titoli già emessi.

    Gli asset gestiti dalle trust companies cinesi, riferisce ancora l’agenzia, ammontavano a dicembre a 1,8 trilioni di dollari evidenziando un valore superiore a quello del comparto assicurativo e inferiore soltanto a quello delle operazioni delle banche commerciali. A preoccupare, in modo particolare, è l’esposizione dei trust sul fronte immobiliare. Nel corso del 2014, riferiva un mese fa Bloomberg, l’ammontare del debito in scadenza supererebbe i 100 miliardi di dollari. Il 50% in più rispetto all’anno passato.

    14 Aprile 2014

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      Ci sta....bravo Olim. scusa,

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        Quindi dovresti cancelllare pure il suo mi pare...giusto? Mi vuole far rinchiudere in un ospedale pschiatrico...tu capisci? e poi come faremo amore mio?

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          curr curr Olim vai a pag 10 nella discussione quando il prodotto dei medi...ecc e vedi che mi ha scritto sto soggetto.....scancella scancella....

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            Tribunale di Trieste: non ammissibile un trust istituito per scopi non meritevoli | Belluzzo & Partners

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              Grazie olim.

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                Crack Salernitana Calcio, la GdF chiude le indagini

                In militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Salerno, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica presso il Tribunale, nell’ambito della complessa indagine relativa al crack della “Salernitana Calcio 1919 S.p.A.”, hanno completato la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, emesso dalla Procura della Repubblica di Salerno nei confronti di Antonio Lombardi, Francesco Rispoli e Antonio Loschiavo (amministratori pro-tempore) e Emilio Romaniello, Antonio Melella e Vincenzo Petrillo (componenti del collegio sindacale).I militari hanno anche eseguito il sequestro per “equivalente” per 1,9 milioni di euro in capo all’ex patron granata e al Rispoli, amministratore di diritto del periodo oggetto d’indagine. I reati contestati sono riconducibili alla bancarotta fraudolenta, per di più di natura distrattiva, e l’omesso versamento di ingenti tributi IVA. Ricostruendo le vicende finanziarie della Salernitana, le Fiamme Gialle salernitane, sotto la direzione del P.M. Francesco Rotondo, hanno dimostrato la pessima gestione della società granata, tra cui finanziamenti a titolo di conferimenti del Lombardi in luogo del più prudente strumento dell’aumento di capitale, che hanno contribuito, nel periodo 2008-2011, a costituire un buco debitorio insanabile, il quale – in bilancio – è stato celato con fatture e note di credito emesse nei confronti di società già da anni cessate.Tale raggiro ha permesso, nell’anno 2010, di indicare un attivo di €. 503.261,00, piuttosto che del reale deficit societario di €. 896.739,00. Con una simile situazione, il Consiglio di Lega della F.I.G.C., già per la stagione agonistica 2010/2011, doveva revocare la licenza nazionale alla “SALERNITANA CALCIO 1919 S.p.A.” e non un anno dopo, cui si è procrastinato lo stato di decozione con conseguente nocumento sul ceto creditorio, tra cui l’Erario.Sotto il profilo fiscale, in capo alla Salernitana, dato il quadro societario pocanzi delineato, nelle dichiarazioni presentate, è stato accertato l’omesso versamento dell’Imposta sul Valore Aggiunto per complessivi €. 1.896.000, riguardo al quale l’ufficio del G.I.P. presso il Tribunale di Salerno, in data 19.11.2013 e in data 7.1.2014, ha emesso apposito decreto di sequestro preventivo, in applicazione dell’art. 1, comma 143, della legge n. 244/07 (finanziaria 2008), finalizzato alla confisca per equivalente delle disponibilità finanziarie e dei beni mobili e immobili riconducibili agli indagati LOMBARDI Antonio e RISPOLI Francesco.La quasi totalità dei beni sottoposti a sequestro sono in capo al Lombardi, essendo nota anche la posizione del Rispoli quale “testa di legno”, tra cui un trust, ossia un espediente contrattuale con il quale venivano intestate, cartolarmente, beni e quote societarie del Lombardi ad altri soggetti (la moglie come amministratore e i figli quali beneficiari), in modo da poter eludere eventuali rivalse finanziarie da parte della “agere pubblico”.Tuttavia, data la diretta riconducibilità dei beni inclusi nel trust e l’acclarata disponibilità degli stessi in capo al Lombardi, si è proceduto al relativo sequestro, nel quale sono confluite – tra le altre – quote delle più importanti società riconducibili allo stesso.
                (COMUNICATO UFFICIALE Guardia di Finanza – Comando Provinciale Salerno)

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                  Evade il fisco per un milione e mezzo: sigilli a conti correnti ed immobili
                  Evade il fisco per un milione e mezzo: sigilli a conti correnti ed immobili

                  La finanza ha accertato la condotta illecita di un imprenditore e dei due figli. Tra il 2003 ed il 2006 avrebbero acquisito degli immobili rivendendoli poi a terzi, così da "ripulire" le somme impiegate. Ora sono accusati anche di riciclaggio
                  Redazione16 aprile 2014


                  Evade il fisco per un milione e mezzo: sigilli a conti correnti ed immobili
                  vrebbe evaso il fisco per oltre un milione e mezzo di euro tramite movimenti sospetti con l'acquisto di immobili e mettendo il proprio capitale in un trust costituito appositamente. La guardia di finanza ha denunciato tre persone, padre e due figli, che lavorano nel settore immobiliare e nel commercio di elettrodomestici per i reati di riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Sequestrati preventivamente quindici immobili, quote sociali di una società e disponibilità finanziarie.
                  L'operazione dei finanziari, nell'ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno permesso di accertare il piano "diabolico" i cui fatti risalgono al periodo compreso fra gli anni 2003 e 2006. Oltre all'evasione fiscale, il padre si sarebbe preoccupato di "spogliarsi" apparentemente del patrimonio familiare. Già condannato in primo grado per "dichiarazione infedele", l'imprenditore avrebbe eluso i provvedimenti adottati dall'Agenzia delle Entrate e dalla società di riscossione fornendo la disponibilità finanziaria ai figli necessaria per acquistare alcuni immobili, così da rivenderli a terzi ed ottenere un profitto "ripulito" e quindi non riconducibile all'evasione fiscale.
                  Per completare il piano, il padre avrebbe fatto confluire le proprie disponibilità finanziarie in una società immobiliare, utilizzata come "cassaforte di famiglia", di cui lui stesso era amministratore unico ed i figli soci, trasferendo il capitale sociale in un trust creato ad hoc. Come previsto da questo istituto giuridico, di derivazione anglosassone, l'intero patrimonio viene affidato ad un gestore per una finalità specifica, facendo perdere al proprietario originale ogni forma di gestione e amministrazione. Ma questo meccanismo studiato a tavolino non è sfuggito alla guardia di finanza, che è riuscita a dimostrare come l'affidamento fosse di fatto solo formale.
                  Il trust, però, sarebbe stato istituto unicamente per aggirare le procedure di riscossione. E infatti l'imprenditore, a ridosso dell'accusa di evasione fiscale, sarebbe risultato ufficialmente nullatenente, pur avendo continuato a gestire ed utilizzare direttamente i beni trasferiti nell'istituto giuridico, potendo così acquisirne i relativi benefici. Sull'intero patrimonio sequestrato, già affidato ad un amministratore giudiziario, il fisco potrà concretamente disporne per recuperare i tributi evasi.


                  Potrebbe interessarti:Evade il fisco per un milione e mezzo: sigilli a conti correnti ed immobili
                  Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/pages/Palerm...15632155195201




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                    Evade il fisco per un milione e mezzo: sigilli a conti correnti ed immobili
                    Evade il fisco per un milione e mezzo: sigilli a conti correnti ed immobili

                    La finanza ha accertato la condotta illecita di un imprenditore e dei due figli. Tra il 2003 ed il 2006 avrebbero acquisito degli immobili rivendendoli poi a terzi, così da "ripulire" le somme impiegate. Ora sono accusati anche di riciclaggio

                    Redazione16 aprile 2014


                    Evade il fisco per un milione e mezzo: sigilli a conti correnti ed immobili
                    vrebbe evaso il fisco per oltre un milione e mezzo di euro tramite movimenti sospetti con l'acquisto di immobili e mettendo il proprio capitale in un trust costituito appositamente. La guardia di finanza ha denunciato tre persone, padre e due figli, che lavorano nel settore immobiliare e nel commercio di elettrodomestici per i reati di riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Sequestrati preventivamente quindici immobili, quote sociali di una società e disponibilità finanziarie.
                    L'operazione dei finanziari, nell'ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno permesso di accertare il piano "diabolico" i cui fatti risalgono al periodo compreso fra gli anni 2003 e 2006. Oltre all'evasione fiscale, il padre si sarebbe preoccupato di "spogliarsi" apparentemente del patrimonio familiare. Già condannato in primo grado per "dichiarazione infedele", l'imprenditore avrebbe eluso i provvedimenti adottati dall'Agenzia delle Entrate e dalla società di riscossione fornendo la disponibilità finanziaria ai figli necessaria per acquistare alcuni immobili, così da rivenderli a terzi ed ottenere un profitto "ripulito" e quindi non riconducibile all'evasione fiscale.
                    Per completare il piano, il padre avrebbe fatto confluire le proprie disponibilità finanziarie in una società immobiliare, utilizzata come "cassaforte di famiglia", di cui lui stesso era amministratore unico ed i figli soci, trasferendo il capitale sociale in un trust creato ad hoc. Come previsto da questo istituto giuridico, di derivazione anglosassone, l'intero patrimonio viene affidato ad un gestore per una finalità specifica, facendo perdere al proprietario originale ogni forma di gestione e amministrazione. Ma questo meccanismo studiato a tavolino non è sfuggito alla guardia di finanza, che è riuscita a dimostrare come l'affidamento fosse di fatto solo formale.
                    Il trust, però, sarebbe stato istituto unicamente per aggirare le procedure di riscossione. E infatti l'imprenditore, a ridosso dell'accusa di evasione fiscale, sarebbe risultato ufficialmente nullatenente, pur avendo continuato a gestire ed utilizzare direttamente i beni trasferiti nell'istituto giuridico, potendo così acquisirne i relativi benefici. Sull'intero patrimonio sequestrato, già affidato ad un amministratore giudiziario, il fisco potrà concretamente disporne per recuperare i tributi evasi.


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                      Vai a vedere se alla fine non metto su un ASSOCIAZIONE NO TRUST

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