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concorso agenzia delle entrate 2015 - 892 posti per funzionari amministrativi

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    hai perso = la collettività....

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      generalmente la ristrutturazione aziendale è funzionale (il tramite) alla localizzazione in uno stato non collaborativo.....

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        voi capite bene che se continueranno ad esistere i "paradisi fiscali" i grossi non li beccherete mai.....(solo spiccioli vi daranno...giusto per dire che da li siete passati...)

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          ovviamente anche le pene incidono.... se sono ridicole.....uno ci prova sempre...

          http://www.rainews.it/dl/rainews/art...ae38e018d.html

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            anche gli stipendi bassi non aiutano.....

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              Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
              qui ci si impiccia....


              Si osservi, a conclusione (studiatele..), che un aumento di rimanenze finali determina comunque
              l’aumento del risultato d’esercizio, sia che si tratti di rimanenze di prodotti finiti (o di altre rimanenze che hanno subito una lavorazione dall’impresa) piuttosto che di materie
              prime (o di altre rimanenze che non hanno subito lavorazioni da parte dell’impresa), in
              quanto si tratta sempre di rettifiche di costi. Cio` che cambia tra le rimanenze di prodotti
              finiti (e delle altre rimanenze che hanno subito una lavorazione dall’impresa) e le
              rimanenze di materie prime (e delle altre rimanenze che non hanno subito lavorazioni
              da parte dell’impresa) e` solo la diversa collocazione lungo lo schema di conto economico: le prime vanno ad aumentare il Valore della produzione, le seconde vanno a diminuire i Costi della produzione.

              NB : nel conto economico non appare l’entita` delle rimanenze finali delle voci del magazzino (che invece appare nello stato patrimoniale), bensı` la variazione delle stesse intervenuta nell’esercizio, per ciascuna delle voci evidenziate. )

              NB: Le rimanenze nel conto economico sono suddivise tra quelle che hanno subito una lavorazione da parte dell’impresa (classificate nel gruppo A «Valore della produzione») e quelle che sono state acquistate da terzi senza avere subito alcuna lavorazione (classificate nel gruppo B «Costi della produzione»).

              NB: Nelle scritture di chiusura contabilmente non troverete il conto Variazioni ma è prassi utilizzare conti specifici separati (es rimanenze iniziali di materie prime e rimanenze finali di materie prime ….e non invece il conto “Variazioni rimanenze materie prime”……La somma algebrica delle voci sarà fatta solo in sede di redazione del bilancio.




              La determinazione del valore della rimanenza di magazzino è di fondamentale importanza per il calcolo del reddito derivante dalla compravendita dei prodotti.

              esempio.

              Supponiamo che l’azienda:
              --> abbia acquistato tre prodotti a 100 Euro l’uno;
              --> ne abbia venduto uno a 200 Euro.

              Il totale dei costi di acquisto dell’anno è pari a 300 Euro, mentre il totale dei ricavi ammonta a 200 Euro.
              La semplice differenza di tali costi e ricavi evidenzierebbe una perdita di 100 Euro. Questa conclusione è sbagliata, perché nasce dal confronto fra dati non omogenei.

              Sull’unico prodotto venduto l’azienda ha guadagnato in realtà 100 Euro.(200-100) I due prodotti in rimanenza a fine anno non sono ancora stati utilizzati: dunque il loro costo non deve essere considerato nel calcolo del reddito dell’esercizio, ma rinviato all’esercizio successivo.
              La rettifica del costo dei prodotti acquistati non deve però avvenire direttamente: (il totale dei costi d’acquisto deve figurare chiaramente in bilancio.) La correzione allora si effettua inserendo come ricavo,(rimanenze finali) anche se non si tratta propriamente di un ricavo, il valore di costo delle rimanenze.

              E’ chiaro quindi che più alto è il valore attribuito alle rimanenze, più elevato è

              l’utile conseguito

              Rimanenze iniziali di magazzino:
              sono appunto i costi ereditati dall’anno precedente

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                L'indice di rotazione magazzino esprime il numero di volte in cui, nel periodo considerato, avviene il suo rinnovo totale in magazzino, permettendo all'impresa di recuperare le risorse finanziarie investite nelle scorte.

                Un'elevata rotazione degli stock di magazzino indica che le scorte nel corso dell'anno sono rimaste in magazzino per un periodo limitato: l'impresa è così riuscita a recuperare rapidamente i mezzi finanziari impiegati per l'acquisto.


                Al contrario, una lenta rotazione è segnale di un rallentamento delle vendite: le risorse investite sono rimaste immobilizzate per un lungo periodo, creando condizioni di tensione finanziaria.

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                  L''indice di rotazione a valori è calcolato nel seguente modo:
                  Indice di rotazione del magazzino = Costo del venduto Costo della scorta media
                  Il costo del venduto, che esprime il valore della merce venduta nell'anno, è determinato nel seguente modo:
                  Costo delle esistenze iniziali
                  + Costo delle merci acquistate durante l'anno
                  - Costo delle rimanenze finali
                  = Costo delle merci vendute






                  Anche per il calcolo dell'indice a valori si pone il problema della determinazione della consistenza media di magazzino. Di solito le imprese dispongono del dato di magazzino riferito all'ultimo giorno di ogni mese dell'anno: si procede allora alla media mensile delle scorte,partendo dall'esisitenza all'1/01, sommando le scorte di fine mese e dividendo per 13.
                  Se l'impresa non dispone dei dati di fine mese, il valore viene calcolato attraverso la media aritmetica semplice tra le scorte all'1/01 e quelle al 31/12.

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                    indice di rotazione a quantità...

                    Vediamo la formula dell'indice di rotazione a quantità:
                    Indice rotazione magazzino = Quantità scaricata dal magazzino Consistenza media di magazzino
                    Al numeratore sono indicate le quantità uscite dal magazzino nel periodo considerato, mentre al denominatore si indica la consistenza media del magazzino nello stesso periodo.

                    Ipotizzando che nell'anno siano state complessivamente scaricate 1.000 unità a fronte di una consistenza media di 200, l'indice di rotazione del magazzino è pari a 5. Se mediamente l'impresa ha tenuto in magazzino 200 unità e a fine anno risultano vendute 1.000 unità, ciò significa che le 200 unità sono uscite (per vendita) e poi rientrate (con i successivi acquisti) 5 volte.

                    Un indice di rotazione pari a 5 segnala che il magazzino si è rinnovato totalmente 5 volte nel corso dell'anno e pertanto i beni sono mediamente rimasti in scorta 73 giorni (365 5 = 73 giorni). L'impresa è in grado quindi di determinare l'immobilizzo medio dei capitali investiti nelle scorte.

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                      riportiamolo....


                      Sottovalutazione delle rimanenze di prodotti, materie prime e merci.

                      Si tratta di uno dei comportamenti evasivi più diffusi.

                      Il valore delle rimanenze esistenti alla fine di un anno concorre a formare il reddito al netto del valore delle rimanenze dei medesimi beni esistenti all’inizio del medesimo anno; conseguentemente quanto minore è il valore delle rimanenze alla fine di un certo periodo, tanto minore è il reddito che deve essere sottoposto a tassazione. Per questo motivo molte imprese tendono a dichiarare neiloro bilanci e conseguentemente nelle loro dichiarazioni dei redditi un valore dellerimanenze inferiore a quello reale.


                      In qualche caso si assiste tuttavia ad un fenomeno opposto, cioè quello della sopravvalutazione delle rimanenze, quando ciò è necessario per evitare di evidenziare che nel corso dell’anno sono state eseguite rilevanti vendite “in nero”, cioè omettendo l’emissione di scontrini e fatture. È noto il caso di un venditore di pesce fresco che ogni giorno vendeva con la sua bancarella 10 kg di pesce, ma emetteva scontrini solo per la vendita di 5 kg di pesce. Giunto alla fine dell’anno nel quale aveva lavorato per 300 giorni, si accorse che aveva acquistato pesce per 3000 kg (10 per ognuno dei 300 giorni lavorativi), ma che aveva emesso scontrini per la vendita solo di 1500 kg di pesce (cioè 5 kg per ognuno dei 300 giorni lavorativi). È chiaro che i conti non tornavano ma al finanziere che glielo faceva notare rispose: <
                      > naturalmente il finanziere non gli credette visto che 1500 kg di pesce in rimanenza erano decisamente troppi per chi non ne vendeva giornalmente più di 10 Kg.
                      Ultima modifica di ROL; 09-03-2016, 12:16.

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