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Comitato vincitori-idonei educatori C1, Dipartimento amministrazione peniten

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    Originariamente inviato da VeNuSsS Visualizza il messaggio
    Sera ragazzi,
    sono di passaggio ma ci tenevo a farvi sapere che oggi grazie a mio cognato era in nostra compagnia anche un sindacalista a livello regionale della csgl con il quale ho avuto modo di parlare e mi ha illutsrtato le ragioni per le quali non si ricevono riscontri di aiuto da parte dei sindacati nei confronti degli educatori ma ne riparleremo ed essendo di fretta mi limito ad annunciarvi che la prox settimana mi mettera' a contatto con leo berneduci segnalandomi a lui.....
    Ps: mi ha annunciato anche delle Novitaaaaaaaaaaaaaaaa' per settembre .....ihihihihhi.... ops devo andare.... buona serataaaaa



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    edizione 7 Luglio 2008
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    Attendiamo fiduciosi, Venussina Buona serata

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      Originariamente inviato da dede Visualizza il messaggio
      Attendiamo fiduciosi, Venussina Buona serata
      vi scrivero in e mail appena ritorno..... un bacione deDola smackkkkkkkk

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        Giustizia: Amapi; dalle carceri arriva allarme umanitario

        Comunicato stampa, 14 luglio 2008

        Con l’arrivo del grande caldo arrivano anche grandi problemi. L’effetto indulto oramai è cessato. Nuovamente le carceri si stanno gonfiando come fiumi in piena e fra non molto tracimeranno. La tregua quindi è virtualmente cessata. Nel frattempo non sono stati costrutti nuovi Istituti, e quelli che c’erano se erano scadenti sono rimasti scadenti. Le celle che dovrebbero contenere due detenuti arrivano a ospitarne anche quattro o cinque. Non esistono nella maggioranza dei casi celle per fumatori e per non fumatori.
        Ciò che è diventata una priorità nel mondo libero rimane ancora un extralusso nelle carceri. Né ci risulta che nel frattempo intorno a noi i molti si siano redenti. Anzi, i nuovi arrivi giungono a frotte. Come sempre d’estate si riempiono di turisti i bagni della riviera e di detenuti quelli penali. La forzata convivenza negli ambienti stretti e soffocanti non fa che alimentare tensioni. Se le differenze culturali possono essere motivo di ricchezza intellettuale di un Paese, nelle patrie galere sono solo un ulteriore fonte di attrito. Ci rendiamo conto che le risorse statali sono oramai ridotte al lumicino e nessuno si sognerebbe mai di far diventare prioritaria l’edilizia carceraria.
        Il malessere dei detenuti anzi è quasi considerato un bene dai più. Però bisogna sempre considerare che i detenuti non è che si autogestiscono. Sono gli operatori del carcere che oltre a vivere in ambienti malsani e degradanti devono anche avere a che fare con gente molto stressata e poco raccomandabile.
        La situazione umanitaria delle carceri, in un paese civile come il nostro, è al di sotto dei limiti di guardia. In queste condizioni è a rischio il diritto alla salute. Qualcosa bisognerebbe fare. Le risse fra detenuti aumentano; i gesti autolesivi sono frequenti; i tentativi di azioni suicidarie crescono; le aggressioni al personale sono all’ordine del giorno.
        Tutte queste problematiche passano inevitabilmente, anche e sempre, nelle infermerie. Luoghi silenziosi, nel senso che ciò che accade in infermeria non assurge mai a fatto di cronaca. Tuttavia non è solo una stanza attrezzata per la salvaguardia della salute. A volte sembra di essere al congresso di Vienna: il medico diventa un grande mediatore. Si tratta di una figura comunque già per sua natura neutrale, inoltre è anche un civile in un ambiente di polizia, per cui spesso i detenuti ricorrono al medico per parlare.
        O sono proprio gli agenti, quando notano una situazione nervosa, a suggerire al detenuto di consultare il medico prima di compiere qualche sciocchezza. Il rapporto medico-paziente esiste fuori come esiste dentro. Nel mondo libero come in quello coatto. Per questo sarebbe importante che le figure non venissero continuamente cambiate. Tuttavia non si può neanche chiedere a un medico di rimanere a lavorare solo ed esclusivamente per il carcere altrimenti saremo noi prima o poi a dare di matto.
        Ma non ci spiacerebbe se il nostro ruolo venisse maggiormente apprezzato. Invece a volte abbiamo l’impressione che venga considerato marginale. Speriamo vivamente che le Asl non pongano sul medesimo piano la Medicina Generale con quella Penitenziaria. Le gestioni devono differenziarsi perché se le competenze sono le stesse, gli approcci sono completamente diversi.
        Staremo a vedere. Per l’intanto ci prepariamo ad affrontare questo grande caldo nel grande caos delle carceri. Con la responsabilità e con la serietà professionale di sempre.



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        edizione 7 Luglio 2008
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          Sappe ad Alfano: Presto decreto per sicurezza su lavoro
          Roma, 14 lug (Velino) - Con un sollecito al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, Donato
          Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe),
          organizzazione con dodicimila iscritti, ha chiesto che sia emanato “al più presto il decreto
          ministeriale di competenza sulla sicurezza sul lavoro per i poliziotti penitenziari e le strutture di
          pena del Paese". "Come è noto - spiega Capece -, sulla Gazzetta ufficiale del 30 aprile 2008, è
          stato pubblicato il decreto legislativo 9-4-2008 numero 81 in attuazione dell'articolo uno della
          legge tre agosto 2007, numero 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di
          lavoro. Il citato decreto legislativo, nel definire all’articolo tre il campo di applicazione,
          espressamente prevede al comma due che 'nei riguardi delle Forze armate e di Polizia, nonché
          nell'ambito delle strutture giudiziarie, penitenziarie, le disposizioni del presente decreto
          legislativo sono applicate tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio
          espletato o alle peculiarità organizzative, individuate entro e non oltre dodici mesi dalla data di
          entrata in vigore del presente decreto legislativo con decreti emanati, ai sensi dell'articolo 17,
          comma due, della legge 23 agosto 1988, numero 400, dai ministri competenti".
          "Sentite le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale'.
          Ciò premesso - conclude Capece -, atteso che la materia della sicurezza sul lavoro particolare
          importanza, abbiamo oggi auspicato che le incombenze di competenza del ministro della
          Giustizia siano definite in tempi brevi e si provveda quindi quanto prima, con particolare
          riferimento all’impiego operativo del personale del Corpo di Polizia penitenziaria, a sentire le
          organizzazioni sindacali di categoria per quanto attiene l’applicazione del citato decreto
          legislativo e alla necessaria riorganizzazione dell’organo di controllo pertinente - il servizio di
          Vigilanza sull’Igiene e Sicurezza dell’Amministrazione della Giustizia V.I.S.A.G.”.
          (com/mel) 14 lug 2008 17:28

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            ....udite, udite....
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              Originariamente inviato da papy Visualizza il messaggio
              ....udite, udite....
              Si papy,alcuni giorni fa avevo gia' postato tale articolo.. adesso c'è Ionta......è preoccupante che vi sia un avvicendamento di capi?

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                [quote=VeNuSsS;181456]Si papy,alcuni giorni fa avevo gia' postato tale articolo.. adesso c'è Ionta......è preoccupante che vi sia un avvicendamento di capi? [/quote

                Dipende.....ogni testa è un tribunale...ovviamente seguirà le direttive del Ministro.

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                  [QUOTE=papy;181457]
                  Originariamente inviato da VeNuSsS Visualizza il messaggio
                  Si papy,alcuni giorni fa avevo gia' postato tale articolo.. adesso c'è Ionta......è preoccupante che vi sia un avvicendamento di capi? [/quote

                  Dipende.....ogni testa è un tribunale...ovviamente seguirà le direttive del Ministro.
                  mi chiedo quali sono attualmente le direttive del ministro? ha dimenticato il settore carcerario mi pare

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                    CARCERI:MERCOLEDI’ PROSSIMO IN PIAZZA FUNZIONARI PENITENZIARIA

                    (AGI) - Roma, 10 lug. - Un’iniziativa di protesta organizzata per mercoledi’ prossimo, 16 luglio, dalle ore 10 alle ore 15, davanti al ministero della Giustizia, per “manifestare il disagio umano, operativo e professionale cui sono sottoposti e che riguarda gli appartenenti ai ruoli direttivi della Polizia Penitenziaria, mai equiparati agli omologhi delle altre Forze di Polizia nelle attribuzioni e nella carriera”. A promuoverla sono l’Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria (Osapp) e l’Associazione Nazionale dei Funzionari dell’Amministrazione Penitenziaria (Anfap).
                    “Il nostro - spiegano le organizzazioni - e’ l’unico caso in Italia dove una forza di Polizia si sottopone, funzionalmente e gerarchicamente, persino nei doveri di Polizia Giudiziaria, a Funzionari Amministrativi esterni al Corpo con nessuna attribuzione di Polizia”.
                    A dimostrazione di questo, sottolineano Leo Beneduci, segretario Osapp, e Silvio Gallo, presidente dell’Anfap, “sono eloquenti le condizioni degli istituti penitenziari ed una popolazione carceraria che ha superato ormai quota 54 mila”.
                    L’iniziativa, nel corso della quale sara’ tenuta una conferenza stampa, ha come obiettivo “porre l’attenzione proprio sulle gravi carenze strutturali del settore penitenziario, soprattutto quando il Governo e la Politica sono intenti ad occuparsi di Giustizia sotto tutte altre faccende”. (AGI)
                    Red/Oll

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                      Il volontariato penitenziario verso lo sciopero
                      Vita, 14 luglio 2008

                      Per la prima volta il mondo del Terzo Settore Penitenziario incrocerà le braccia se il governo non farà retromarcia sulla riforma ammazza-Gozzini.
                      Cosa succederebbe se per 15 giorni gli 8mila volontari penitenziari italiani decidessero di incrociare le braccia? Probabilmente l’intero sistema carcerario andrebbe in tilt. Ma dopo la presentazione del disegno di legge Berselli (n. 623), attualmente assegnato ma non ancora calendarizzato alla commissione Giustizia del Senato, l’ipotesi di un clamoroso e inedito sciopero sta prendendo sempre più piede. A lanciare il sasso nello stagno è Claudio Messina, presidente della Conferenza nazionale volontariato e giustizia e naturalmente primo firmatario dell’appello "Salviamo la legge Gozzini", proposto dalla redazione di Ristretti Orizzonti.

                      Una protesta di questo tipo non rischia di far pagare il prezzo più alto proprio ai detenuti?
                      Questa è proprio la ragione per cui fino ad ora non siamo mai arrivati a questo punto. Ma la proposta di Berselli taglierebbe le gambe al volontariato, affidando a quello che il Dap (il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ndr) in tutte le manifestazioni ufficiali definisce come "un elemento indispensabile ", a un compito di mero sostegno umano ai detenuti. Di fronte a una prospettiva di questo tipo occorre una reazione clamorosa. Da qui l’idea dello sciopero, che potrebbe tenersi a settembre, una volta che il provvedimento verrà calendarizzato in Parlamento.

                      Non vede altre strade praticabili?
                      Abbiamo chiesto direttamente a Berselli, che la presiede, un’audizione alla commissione Giustizia di Palazzo Madama per esporre le nostre ragioni. Fino ad ora non abbiamo ricevuto risposta.

                      Quindi semaforo verde allo sciopero?
                      Costerà fatica a noi e costerà qualche sofferenza ai detenuti, ma cancellare la Gozzini, come di fatto prevede il disegno di legge, è un suicidio di fronte al quale non possiamo rimanere inerti.

                      In che senso un "suicidio"?
                      Oggi, grazie al nostro lavoro, diamo piena efficacia, almeno sulla carta, al dettato costituzionale che prevede che la pena abbia anche una funzione rieducativa. Domani il nostro apporto sarà limitato a una pacca sulla spalla del detenuto aspettando che sconti la sua pena dentro una cella. Il problema poi è quando esce. Ma questo non fa comodo a nessuno dirlo.

                      A cosa allude?
                      Se i detenuti non usano il loro tempo per prepararsi al reingresso nella società, una volta ottenuta la libertà costituiranno sempre un pericolo sociale. Lo dicono tutte le statistiche sulla recidiva, anche quelle ufficiali. Al di là di tutti i proclami securitari, un provvedimento di questo tipo non farà altro che aumentare l’insicurezza dei cittadini. Come facciamo a non ribellarci?



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