annuncio
Comprimi
Ancora nessun annuncio.
L'angolo di ROL
Comprimi
X
-
Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio"parcelle pro forma", ...ancora così sono....ussignore...
http://www.corrieredellacalabria.it/...cato-cosentino
Commenta
-
i ganzi...
È il lontano 1992, al governo c’è Giulio Andreotti, il papa è Karol Wojtyla, e il pool di Mani Pulite ha appena iniziato le indagini che sconvolgeranno il sistema politico italiano. Luigi Bisignani è il responsabile comunicazioni istituzionali della Montedison di Raul Gardini, ma in quel periodo, per sua stessa ammissione, il lavoro principale che svolge è quello del “postino”. Da più di un anno porta «in plichi chiusi» miliardi di lire in titoli di Stato al Torrione di Niccolò V, sede dell’Istituto Opere Religiose, lo Ior, la banca del Vaticano. Sono i soldi della maxi-tangente Enimont, un fiume di fondi neri destinato a sfociare nelle casse dei morenti partiti della Prima Repubblica. Ormai è storia: nel processo per quella mazzetta - che ha messo alla sbarra politici del calibro di Craxi, Forlani, Cirino Pomicino, La Malfa - Bisignani ha patteggiato in secondo grado una condanna a 2 anni e sei mesi.
Il conto con la giustizia penale è stato pagato. Ma non quello con la giustizia tributaria. Un quarto di secolo dopo, infatti, l’uomo dei misteri - tessera numero 1.689 della P2 - ha ancora in sospeso con Equitalia una cartella esattoriale da sei zeri. Per la precisione 1.351.186,24 euro. La mega contestazione è datata 16 maggio 2000, e da allora, per non pagare l’odiato balzello, Bisignani ha ingaggiato una lotta senza quartiere a colpi di carte bollate contro l’amministrazione fiscale. Una guerra da azzeccagarbugli, che tra ricorsi, appelli, sospensioni, è giunta fin alla Corte di Giustizia EuropeaL’11 ottobre 1990 Bisignani, con l’aiuto dell’allora direttore generale della banca vaticana, il cardinale Donato De Bonis, apre il conto Louis Augustus Jonas Foundation. Teoricamente la riserva sarebbe utile a raccogliere le donazioni dirette a una fondazione benefica americana, ma nei fatti è una delle casseforti da cui transiteranno i fondi destinati, con un complesso labirinto di triangolazioni bancarie, a pagare ai partiti la “madre di tutte le tangenti”. Da quel conto transitano 23 miliardi di lire, tra cui 10 miliardi in titoli di Stato. Sono risorse nella disponibilità di Bisignani, anche se provengono dai fondi neri del costruttore Domenico Bonifaci e dalle immense proprietà finanziare della famiglia Ferruzzi.
Bisignani naturalmente si guarda bene dal segnalare quella montagna di titoli nella sua dichiarazione dei redditi. E questo, a livello di diritto tributario, è un reato, che viene punito con una sanzione pari al 25 per cento dell’importo non dichiarato. Nel 1999 Bisignani riceve l’avviso della sanzione e subito prepara un ricorso.
Davanti ai giudici fiscali l’uomo dei Ferruzzi afferma che il suo ruolo era stato quello di un «postino di plichi chiusi e sigillati, consegnati allo Ior del Vaticano senza conoscerne il contenuto». Le somme, argomenta il suo avvocato Giampiero Tasco: «Non erano a lui in alcun modo riferibili, né dallo stesso in alcun modo detenute». Ma per i magistrati è una difesa inconsistente: l’origine del denaro interessa i magistrati penali, non certo il fisco. Per l’Agenzia delle Entrate pecunia non olet, il denaro non ha odore. I ricorsi di Bisignani vengono rigettati uno dopo l’altro, fino alla sentenza della Cassazione, che arriva l’11 dicembre del 2012.
Commenta
-
ecco come si fà....
Sembra non esserci più nulla da fare: Bisignani deve pagare, è solo questione di tempo. Dopo la pubblicazione della sentenza la sanzione verrà iscritta al ruolo e i messi del fisco entreranno in azione per recuperare il maltolto. Ma i giudici tardano a scrivere le loro motivazioni. E qui avviene il miracolo. Il governo allora in carica, quello di Mario Monti, modifica per legge alcune norme tributarie nell’agosto del 2013, appena pochi mesi prima che i cancellieri della Cassazione protocollino, con gravissimo ritardo (il 23 ottobre 2013, 10 mesi dopo la condanna definitiva) le motivazioni della sentenza. La nuova normativa, nata per evitare una procedura di infrazione europea, prevede che omettere il trasferimento di denaro verso l’estero, non sia più un reato.
Commenta
-
Naturalmente resta vietato il possesso di fondi all’estero - specie in stati che fanno parte della black list dei paradisi fiscali come il Vaticano - nascosti nella dichiarazione dei redditi. In sintesi, cambia solo il nome del reato: non si punisce più il trasferimento bensì il possesso. Ma la sostanza è la stessa. D’altronde se un cittadino italiano possiede fondi neri in una banca straniera dovrà pur averli trasferiti in qualche modo.
Eppure tanto basta a Bisignani per provare una mossa disperata. Il suo avvocato chiede l’annullamento in autotutela della cartella esattoriale: la legge è cambiata, quindi il suo assistito - sostiene il legale - non deve più nulla al Fisco. L’Agenzia delle Entrate, incredibilmente, si inchina. Perseguendo un interesse contrario a quello dell’amministrazione pubblica, il direttore provinciale dell’Agenzia delle entrate di Roma Salvatore De Gennaro dà ragione al tangentista e nel 2014 accoglie la richiesta di annullamento.
Commenta
-
Questo gennaio l’ultima puntata delle telenovela. La commissione tributaria, presieduta dal magistrato del Consiglio di Stato Sergio Santoro, fa dietro front, «annulla l’annullamento» proposto dall’Agenzia delle Entrate e manda tutto il carteggio alla Corte di Giustizia Europea. Saranno i magistrati del Lussemburgo a dirimere, si spera una volta per tutte, l’ormai antica querelle: ossia se le norme sulla libertà del movimento di capitali nell’Unione permettano o meno di portare in giro tra le due sponde del Tevere i soldi della più grande tangente di tutti i tempi.
Commenta
Commenta