Nel febbraio 2009 l’imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini viene registrato al telefono, nell’inchiesta sulle escort di Berlusconi, mentre parla con Roberto De Santis, un manager legato all’ex premier Massimo D’Alema. Nel colloquio, già pubblicato dall’Espresso, De Santis chiede aiuto a Tarantini per ottenere il via libera del governo Berlusconi a un progetto «enorme», dove «la società capogruppo si chiama Tap».
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Nel febbraio 2009 l’imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini viene registrato al telefono, nell’inchiesta sulle escort di Berlusconi, mentre parla con Roberto De Santis, un manager legato all’ex premier Massimo D’Alema. Nel colloquio, già pubblicato dall’Espresso, De Santis chiede aiuto a Tarantini per ottenere il via libera del governo Berlusconi a un progetto «enorme», dove «la società capogruppo si chiama Tap».
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Ora è possibile capire i retroscena di quell’intercettazione. Intervistato dalla tv pugliese Telerama, De Santis ha giustificato così le sue parole sul gasdotto: «Ero consigliere d’amministrazione della società Avelar, che aveva interesse nel Tap, ma dal 2010 in poi non ne ha più avuto, perché non ha più ritenuto opportuno continuare in quella avventura imprenditoriale... Avelar aveva degli accordi con la svizzera Egl, che poi sono venuti meno nel 2010».
Il problema è che Avelar non è mai comparsa ufficialmente nel Tap. È una società svizzera creata dal miliardario Viktor Vekselberg, titolare del colosso Renova e vicinissimo a Putin, per investire nelle energie rinnovabili. Per sbarcare in Italia, Vekselberg ha inserito nella Avelar due manager senza alcuna esperienza nell’energia, ma con forti agganci politici a destra e a sinistra: il dalemiano De Santis, appunto; e un grande amico di Marcello Dell’Utri, Massimo Marino De Caro, come vicepresidente esecutivo. De Caro è stato poi arrestato e condannato per il colossale furto di libri antichi nella biblioteca dei Girolamini a Napoli.
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Quell’inchiesta nata a Firenze ha anche rivelato che De Caro, dopo aver ricevuto un bonifico milionario dalla Avelar, ha girato oltre 400 mila euro a Dell’Utri, per motivi rimasti oscuri, mentre l’ex senatore di Forza Italia era ancora libero, in attesa della condanna definitiva per mafia. Finora si ignorava che un oligarca amico di Putin, attraverso l’italo-svizzera Avelar, avesse stretto accordi, mai rivelati, sul gasdotto anti-russo.
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ahahahah
Ad aumentare il tasso di misteri attorno al Tappensano anche i Panama Papers . I documenti offshore ottenuti dal consorzio giornalistico Icij, di cui fa parte L’Espresso in esclusiva per l’Italia, mostrano che tra i clienti dello studio Mossack Fonseca (i cui titolari nel frattempo sono stati arrestati a Panama) compare anche il manager più importante della Tap Ag svizzera.
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Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio,,,,,,,,,
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2017...rtito/3496160/
Bossi, Belsito e i tre revisori sono accusati di truffa ai danni dello Stato perché chiesero e ottennero dal Parlamento oltre 56 milioni di euro che, secondo l’accusa, hanno usato per scopi personali. Scala e Bonet sono accusati insieme con l’ex tesoriere di riciclaggio, perché avrebbero collaborato al trasferimento oltreconfine di parte dei soldi ottenuti.
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