Sta avendo una grande eco in questi giorni l’inchiesta sui concorsi truccati all’università, ove, come la scoperta dell’acqua calda verrebbe da dire, la procura di Firenze ha individuato una sorta di “cupola” che decideva carriere e futuro dei professori italiani.
La cosiddetta “raccomandazione” o “spintarella” (una terminologia davvero impropria per un crimine tanto grave) è secondo me uno dei reati più gravi e meno puniti nel nostro ordinamento. Chi si fa raccomandare per vincere un concorso viene trattato meglio, nella considerazione sociale e giuridica (almeno di fatto) di chi ruba un portafogli. Ma chi ti soffia il posto di lavoro o una progressione in carriera è peggio di un ladro qualunque: è un ladro che il portafogli te lo ruba ogni mese, per sempre. Gli effetti di delitti come questo, in sostanza, sono permanenti.
Concorsi truccati all’università, chi controlla il controllore?
Personalmente, denuncio da anni le irregolarità che sono state commesse proprio nei concorsi per l’accesso al Consiglio di Stato, massimo organo di giustizia amministrativa, proprio quell’autorità, cioè, che ha l’ultima parola su tutti i ricorsi relativi ai concorsi pubblici truccati.
Basti pensare che uno dei vincitori più giovani del concorso (e quindi automaticamente destinato a una carriera ai vertici) non aveva nemmeno i titoli per partecipare.
La corte ha dichiarato prescritti dei reati fiscali contestati ad una serie di imputati e ridotto le pene per altri. Pietro Giordano e Vincenzo Saveriano, lo scorso 9 novembre, avevano chiesto anche la condanna degli altri top manager come Antonio Catanzariti (sei anni), Massimo Comito (sette anni), Roberto Contin (sei anni), Manlio Denaro (sette anni) e Mario Rossetti (sette anni) coinvolti nella vicenda. Scaglia era accusato di associazione a delinquere transnazionale pluriaggravata e dichiarazione fiscale infedele. Per tutti gli altri imputati le accuse andavano, a seconda delle posizioni, dall’associazione a delinquere e riciclaggio transnazionale, alla corruzione.
Approvato l'emendamento dei senatori Lumia e Pagliari che lega l'applicazione delle misure di prevenzione ai delitti contro la pubblica amministrazione solo se c'è il vincolo associativo. Esattamente la richiesta avanzata dai verdiniani e applaudita dagli alfaniani.
Approvato l'emendamento dei senatori Lumia e Pagliari che lega l'applicazione delle misure di prevenzione ai delitti contro la pubblica amministrazione solo se c'è il vincolo associativo. Esattamente la richiesta avanzata dai verdiniani e applaudita dagli alfaniani.
All’ex premier è contestata la corruzione in atti giudiziari senza il vincolo associativo: con l’emendamento presentato oggi in Senato, dunque, la sua posizione sarebbe al riparo da eventuali sequestri di beni.
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