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Con il Geie, imprenditori e professionisti nascondo i soldi ai creditori
Roma. A denunciarlo è stato il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma: esiste un nuovo
strumento di diritto commerciale utilizzato illecitamente da aziende e professionisti per occultare i patrimoni, piccoli e
grandi, e sfuggire alla tassazione e ai creditori. Un po’ come sta succedendo, sino ad ora, con il Trust. Si tratta del
Geie, il Gruppo europeo di interesse economico, che da un lato garantisce una massimizzazione dei guadagni
all’estero, dall’altra è un artificio per far sparire un intero patrimonio, celandolo in casse sicure. Il Geie – istituito da un
regolamento comunitario del 1985 – è assimilabile per certi versi ad un consorzio (di due o più società o professionisti
di diversi stati membri). Esso consente a società o professionisti di diversi stati membri, di unirsi sotto un unico
soggetto giuridico che opera secondo il settore di riferimento. Così, per esempio, ci potranno essere Geie composti da
più avvocati o da più imprenditori edili, purché facenti parte di diversi stati membri dell’Ue. Tuttavia, a volte, vengono
costituiti dei Geie attraverso l’uso di “prestanome“, da soggetti che, per legge, non ne potrebbero fare parte, al solo
scopo di fare falsi conferimenti economici in capo al Geie stesso, spogliando così di beni l’imprenditore che si trova
oberato di debiti o, peggio, un soggetto legato alla criminalità organizzata. In sostanza, il Geie viene utilizzato quale
mero schermo fittiziamente interposto per ostacolare l’identificazione della reale proprietà dei beni. È il caso appena
svelato dalle Fiamme gialle, che hanno passato al setaccio i conti di un odontoiatra romano e della moglie, una
dipendente pubblica, entrambi debitori verso l’Erario di 500mila euro, sottoposti a sequestro. I due sono stati iscritti nel
registro degli indagati della Procura di Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento d’imposte. Nel corso delle
indagini è saltato fuori un Geie, costituito nel 2011 a Londra che, formalmente, si occupava di locazione immobili. In
apparenza nulla di strano, salvo poi trovare un filo che ha ricondotto il Geie all’odontoiatra. Esso, infatti, era composto
da due società: una italiana che si occupa di rifinitura immobili (in cui l’odontoiatra e la moglie sono soci) e una
britannica. Incrociando gli incartamenti societari è emerso che il legale rappresentate del Geie è lo stesso della società
italiana, mentre quella britannica è risultata essere una “scatola vuota” amministrata da una fiduciaria controllata da
una banca svizzera. In sostanza, il Geie non aveva alcun motivo d’esistere salvo avere, nelle proprie casse, beni
immobili tutti situati in Italia per 11 milioni di euro, risultati essere tutti riconducibili alla coppia. Secondo la Gdf,
dunque, “la costituzione del Geie è avvenuta al solo scopo di consentire allo stesso professionista di sottrarsi
fraudolentemente al pagamento delle imposte attraverso la simulata alienazione del suo patrimonio immobiliare nel
menzionato soggetto di diritto estero, costituito solo formalmente ed esclusivamente al fine di ottenere un effetto
segregativo dei beni in esso conferiti”. -
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