Originariamente inviato da ROL
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Con questa espressione, di carattere giornalistico più che tecnico, è definita una serie di operazioni commerciali che coinvolgono più soggetti passivi, spesso con sede in diversi Paesi comunitari, nell’ambito della quale almeno uno dei soggetti si rende fraudolentemente evasore dell’imposta, al fine di consentire ad uno o più soggetti della catena di detrarre un'IVA mai versata all’erario.
L’evasione può avvenire tanto con riferimento all’IVA dovuta sull’acquisto intracomunitario, sia con riferimento all’IVA dovuta su un'operazione interna.
Tipicamente – ma non necessariamente – l’evasione dell’IVA è realizzata da un missing trader, ovvero da un soggetto privo di reale consistenza commerciale/patrimoniale. Di frequente nella catena di operazioni è inserito un operatore commerciale “reale” (c.d. buffer) e spesso del tutto estraneo al meccanismo frodatorio il quale, proprio per la sua effettiva esistenza, è spesso l’unico soggetto sottoposto ad accertamento da parte dell’A.F., la quale intende recuperare nei suoi confronti l’imposta evasa da altri.
Il fatto che normalmente l’attività di accertamento dell’A.F. si rivolga (anche se non esclusivamente) nei confronti del soggetto “reale” coinvolto suo malgrado nella frode (cioè del soggetto che ha pagato regolarmente in via rivalsa l’IVA al suo fornitore ed al quale viene negata la relativa detrazione a causa del fatto che altri, nella catena di operazioni commerciali, ha evaso l’imposta) ha posto fin dall’inizio il problema della rilevanza della sua consapevolezza ai fini del disconoscimento del diritto di detrazione.
Domanda….chi deve provare cosa, in caso di detrazione iva da parte di un soggetto reale coinvolto suo malgrado nella frode?
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