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Comitato vincitori-idonei educatori C1, Dipartimento amministrazione peniten

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    ho avuto un compagno di vita a 4 zampe per 15 anni e poi generazioni di gatti...quando smetterò di essere nomade prenderò con me un cane...adoro gli animali e mi mancano tanto

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      ragazze sono io, la solita intrusa..oggi mi volete proprio far piangere...quando morirà la mia musetta io soffrirò come una disperata..a volte penso a quel giorno e mi viene l'angoscia

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        Originariamente inviato da manu776 Visualizza il messaggio
        ragazze sono io, la solita intrusa..oggi mi volete proprio far piangere...quando morirà la mia musetta io soffrirò come una disperata..a volte penso a quel giorno e mi viene l'angoscia
        Hai ragione.. dai non pensarci per questo io al momento non ho un amico a zampette sigh.. ma prima o poi lo avro'... perche' anche loro hanno bisogno di noi

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          Originariamente inviato da VeNuSsS Visualizza il messaggio
          http://www.polpen.it/index.asp

          Anche qui parlano di noi ........ come vi dicevo bisogna cercare e ricercare per trovare .... anche dopo tante indifferenze... avrei preferito da alcuni una risposta negativa piuttosto che una non risposta.... ma intanto adesso siamo in prima pagina sul sito di questo sindacato che combatte l'inefficienza dell'amministrazione penitenziaria.........esatto inefficienza non per colpa degli impiegati ma dei loro dirigenti....
          ----------------------------------------

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            edizione 7 Luglio 2008
            Files allegatilettera_alfano.pdf‎ (16.6 KB, 99 visite)
            __________________

            www.vita.it
            Giornale settimanale sul non profit,edicola n 29
            Articolo commentato sui vincitori/idonei del concorso per educatori nel Dap a seguito di lettera ad Alfano.
            Files allegatiarticolo con lettera ad Alfano pubblicato dal settimanale NON PROFIT sui 397 educatori.pdf‎ (55.9 KB, 44 visite)

            www.polpen.it
            notiziario del 17 luglio 2008
            In prima pagina i vincitori/idonei del concorso 397 educatori nel DAP
            Ultima modifica di VeNuSsS; 17-07-2008, 16:11.

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              Lettera: la storia di Nino, morto di "malasanità penitenziaria"
              di Carmelo Musumeci (Detenuto a Spoleto)

              Lettera alla Redazione, 17 luglio 2008

              A parte pochi fatti eclatanti si leggono e si sentono pochi articoli e brevi notizie sui giornali e alla televisione sui morti per malasanità ma nulla proprio nulla sui morti in prigione di carcere. Anche per questo molti detenuti non amano la (in)giustizia di Stato.
              Anche per questo molti detenuti subiscono e accettano in silenzio le violenze di Stato per non rischiare di essere additati e strumentalizzati come mafiosi (i mafiosi veri e intoccabili stanno fuori quelli finti si fanno il carcere). Non tutti sanno o fanno finta di non sapere che per malasanità non si muore solo fuori, in carcere si muore più spesso e più soli.
              Il carcere in Italia oltre a non rieducarti ti ammazza e lo fa in silenzio senza che nessuno sappia nulla. L’esclusione della sinistra, della sinistra vera, della sinistra a sinistra, dal parlamento, ha sicuramente privato molti detenuti di uno strumento di denuncia e di rivendicazione di diritti violati e/o non riconosciuti.
              Spesso le persone malate in carcere vengono rinchiuse e legate ancor di più perché sono quelle che danno più fastidio. Ho letto in questi giorni in un libro una frase riportata da una scritta dal muro di un lager nazista: "io sono stato qui e nessuno lo saprà mai".
              Per questo ho deciso di scrivere della morte di Nino. La pena non dovrebbe essere vendetta, ma nel caso di Nino lo é stata. Nino era calabrese, piccolo di statura, con la pelle scura e gli occhi azzurri. Sorrideva sempre, amava la vita e la famiglia. Nino frequentava l’Istituto d’Arte di Spoleto. Io e Nino siamo stati in cella insieme per sei mesi.
              Nino era malato e una volta mi ha confidato che il suo desiderio più grande era quello di morire libero con accanto i suoi familiari. Nino, sollecitato dal dirigente sanitario dell’istituto presenta richiesta di sospensione pena. Gli mancavano due anni. Nino viene trasferito al Centro Clinico del carcere di Napoli. La famiglia lo va a trovare e gli comunicano che Nino é morto.
              Questa é la storia sintetica e cruda di Nino ma é anche la storia di tanti detenuti che muoiono in carcere. Forse molti di loro non potrebbero essere salvati ma sicuramente in libertà potrebbero essere curati meglio anche solo con il conforto dell’affetto dei familiari.
              Voglio ricordare ai governanti, ai giudici e ai carcerieri che si sono occupati di Nino che Sandro Pertini, che in galera passò lunghi anni, un giorno disse: "Ricordatevi, quando avete a che fare con un detenuto, che molte volte avete davanti una persona migliore di quanto non lo siete voi". Ciao Nino, arrivederci fra le stelle, più di ricordarti in questo modo non posso fare e se mi puniscono per questo ben venga la punizione.


              Queste cose mi fanno incazzare!
              E nessuno puo' permettersi di dire che io offendo uan categoria.. ho pure precisato che ci sono ottimi educatori ma che sono davvero pochi e che pur volendo denunciare non riescono.
              perche' nessuno parla di loro?
              perche' sono invisibili?
              Perche' in un moemnto questo,di suicidi,di persone che hanno bisogno e di aggressioni loro non fanno sentire la loro voce?
              E non venitemi a dire perche' lavorano.. tutti lavorano non solo loro.
              Educatori perche' nessun sindacato parla di voi e delle vostre rivendicazioni?
              perche'?
              sono questi i perche' a cui voglio risposta
              Perche' su RADIOCARCERE si ascoltano di detenuti che potrebbero essere accontentati anche con un colloquio di due minuti e piuttosto che denunciare a tutta italia queste cose preferite solo lavorare come qualcuno sostiene?
              perche?
              Ultima modifica di VeNuSsS; 17-07-2008, 16:41.

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                Roma, 17 luglio 2008.
                AI RESPONSABILI DELLE STRUTTURE TERRITORIALI della CONFSAL-UNSA-GIUSTIZIA LORO SEDI

                In quest'ultimo lasso di tempo si può dire che, per i dipendenti pubblici, "tira una brutta aria" che, per noi della Giustizia, potrebbe addirittura produrre effetti devastanti. Il raptus che sembra aver colto parte della classe politica, smaniosa di "punire" i pubblici dipendenti in generale, per noi della Giustizia non riguarda "solo" (si fa per dire…) l'annosa questione delle mancate riqualificazioni professionali, ma anche (se non soprattutto…) la penosa condizione lavorativa in cui si troveranno ad operare migliaia di lavoratrici e di lavoratori che, se andranno integralmente in porto i piani del Governo, vedranno rovesciarsi sulle loro spalle gli effetti devastanti di una allucinante politica di "tagli" indiscriminati. Non può sfuggire a nessuno che le cose che si dicono in TV o si leggono sui giornali sono diametralmente opposte a quelle che il Ministero si accingerebbe a fare. Vi abbiamo già riferito, nei giorni scorsi, che da notizie in nostro possesso il "taglio" di personale della Giustizia (Organizzazione Giudiziaria) dovrebbe essere compreso in un range che va dalle 4.700 alle 5.000 unità. Per una Amministrazione della Giustizia che dovrebbe funzionare (stando alle dichiarazioni di alcuni ministri) in modo più rapido ed efficiente…, be' non c'è male! Si comincia, in verità, nel modo peggiore possibile. Non solo non si fa nulla per risolvere i gravissimi problemi derivanti da piante organiche già carenti per alcune migliaia di unità di personale, ma addirittura si vorrebbe procedere ad assurdi ed ulteriori "tagli", sia di personale che di risorse economiche [!].
                Rispondendo alle già numerose richieste di incontro inoltrate da questa O.S. per confrontarsi con l'Amministrazione sulle problematiche più pressanti, il Sottosegretario con delega al personale, Sen. Giacomo Caliendo, ci scrive "…per confermare l'attenzione del dicastero alla problematica rappresentata", rimandando però all'incontro fissato per il prossimo 22 luglio "…nel quale inizierà la disamina delle varie problematiche, con priorità proprio al tema delle riduzioni organiche".
                Certo, vorremmo tanto credere al Sottosegretario e riscontrare che il Governo vuole confrontarsi in modo costruttivo con le oo.ss., ma la forte preoccupazione della CONFSAL-UNSA è determinata da un attento esame del modus operandi adottato dai vari rappresentanti del Governo stesso, che si potrebbe definire come autoritario e poco propenso al confronto dialettico. Tuttavia non possiamo avere certezze al riguardo, ma se martedì 22 luglio al Ministero, nel corso della già programmata riunione, si cercherà di metterci davanti al fatto compiuto, per una semplice ed inutile presa d'atto di decisioni già prese, questa O.S., avendo già espletato il tentativo di conciliazione conseguente allo stato di agitazione proclamato lo scorso 3 luglio, al termine del periodo feriale non potrà che adottare tutte quelle iniziative, anche le più dure e clamorose, che portino a conoscenza dell'opinione pubblica di come sia diventata terribile la condizione lavorativa di migliaia di lavoratori giudiziari, del DAP, della Giustizia Minorile, degli UNEP e quant'altro, che, invece di avviarsi verso un graduale miglioramento viene definitivamente stritolata sotto il peso di scelte politiche illogiche e dannose, non solo per i lavoratori del Ministero della Giustizia ma per l'intera collettività.
                IL SEGRETARIO NAZIONALE Massimo BATTAGLIA



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                edizione 7 Luglio 2008
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                Ultima modifica di VeNuSsS; 17-07-2008, 20:34.

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                  Giustizia: Cisl-Penitenziari; "dal ministro scarsa attenzione"


                  Comunicato stampa, 17 luglio 2008

                  Dopo le rassicurazioni fornite alle Organizzazioni Sindacali della Polizia Penitenziaria nell’ultimo incontro avuto, dobbiamo purtroppo constatare che ad oggi nessuna iniziativa è stata messa in atto, rispetto agli impegni presi, ma ancor più registriamo l’assenza nei momenti importanti per il Corpo di Polizia Penitenziaria, accaduta anche in occasione dell’apertura del tavolo di trattativa aperto alla Funzione Pubblica dal Ministro Brunetta sulla coda contrattuale, il rinnovo del contratto e le modifiche richieste da tutte le sigle sindacali e dai Cocer al dl 112/08!
                  Questa non presenza del Ministro Alfano, o suoi delegati, preoccupa la Cisl, perché vede voler assumere ruoli di protagonismo nella trattativa da parte di altri Ministri. Riteniamo che testimoniare la condivisione delle difficoltà che questa importante forza di Polizia rappresenta per il mantenimento della sicurezza della società, sia un atto dovuto o, invece, dobbiamo ritenere che quando il Ministro parla di una riforma organica della Giustizia non ritiene significativi i problemi che affliggono il mondo penitenziario? Preoccupa altresì il ritardo del Ministro Alfano ad occuparsi dei problemi della Polizia Penitenziaria e del Sistema Penitenziario più in generale.
                  Una assenza che pesa finanche nel non aver ancora affrontato i problemi relativi alle recenti e reiterate aggressioni compiute dai detenuti nei confronti del Personale, dovute probabilmente anche a causa della diffusione di notizie che stanno facendo crescere le tensioni. La Cisl chiede al Ministro della Giustizia di sostenere provvedimenti volti ad impedire i fortissimi tagli annunciati sulla sicurezza e, di riflesso, sull’intero sistema carcere, impedendo che si applichino ai poliziotti le norme recentemente introdotte con il dl 112, sostenendo con la forza necessaria le richieste di modifica affinché vengano trovate le giuste risorse per rinnovare il C.C.N.L. ormai scaduto da più di un anno, a definire la coda contrattuale, a perequare i trattamenti degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria alle altre Forze di Polizia, ad ottenere una riforma organica e complessiva delle carriere del personale del Comparto Sicurezza.
                  È emblematico il fatto che mentre il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria denuncia una carenza endemica sostanziale, il Ministro non ritenga di intervenire sui tagli compiuti alle assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria e non si esprima su cosa intende fare per affrontare il delicato tema del sovraffollamento, e su come affrontare una vera riforma del sistema penitenziario di questo Paese, considerando anche l’indifferibile esigenza di costruzione nuovi istituti penitenziari, e non come soluzione al problema, atteso che i tagli effettuati all’edilizia penitenziaria, certamente lasciano pochi margini di manovra. Su questi temi sollecitiamo il Ministro a fare più che a dire, perché il sistema penitenziario è oramai al collasso, e il personale non intende più sopperire e sostenere le non risposte della politica.

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                    Giustizia: mille detenuti in più al mese, aumento insostenibile

                    Panorama, 17 luglio 2008

                    Le carceri italiane stanno scoppiando. A due anni dall’indulto, è ancora allarme. A lanciarlo è l’associazione Antigone che denuncia una situazione al limite della vivibilità dove aumentano i suicidi e i tentativi di suicidio. Anche tra i minori.
                    "Da gennaio a giugno di quest’anno sono state quasi seimila le persone condotte in carcere con una media di mille detenuti al mese" spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione che si occupa dei diritti dei detenuti. Al momento all’interno delle strutture carcerarie italiane sono presenti 54.605 detenuti, con 11.715 unità in più rispetto alla regolare capienza di 42.890 posti letto. "Al 31 dicembre scorso la popolazione carceraria era di 48.693, un numero in costante crescita dal luglio 2006 data del provvedimento dell’indulto" precisa Gonnella "ma solamente in poche settimane il numero dei detenuti ha superato le 54 mila presenze".
                    Dall’inizio dell’anno a giugno 2008 ci sono stati già ventitré suicidi e trenta detenuti morti per cause naturali. Secondo i dati sui decessi e gli atti di autolesionismo resi noti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, in carcere ci si ammazza più o meno diciotto volte di più che all’esterno. Una statistica condotta sul numero dei detenuti mediamente presenti tutto l’anno. I suicidi che si sono verificati nel 2007 hanno interessato lo 0,10 per cento della popolazione carceraria. Di questi 43 sono stati uomini (27 italiani, 16 stranieri) e due donne italiane (0,22 per cento tra quelle detenute). "La maggior parte degli atti auto-soppressivi si è registrato tra gli imputati visto, da un lato, l’alto numero di suicidi che si hanno al momento sconfortante dell’ingresso in carcere" prosegue Gonnella "ma anche dall’altro, il maggior numero di imputati che si registra a seguito dell’indulto, che li ha interessati più marginalmente". I tentativi di suicidio sono stati in totale 619, di cui 571 uomini (287 italiani e 284 stranieri). Tra le donne, invece, 22 erano di nazionalità italiana e 17 straniere. La percentuale degli atti di autolesionismo nel 2007 è stata altissima interessando l’8,14 per cento dei detenuti ovvero 3.687 persone. Il dato più preoccupante riguarda i minori.
                    Poche settimane fa al Ferrante Aporti di Torino un ragazzo di sedici anni si è tolto la vita. Sempre nel carcere minorile torinese i primi di aprile altri due quindicenni, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, hanno tentato di uccidersi ma sono stati salvati all’intervento delle guardie carcerarie. Il primo si chiama Rachid, ha utilizzato le lenzuola del proprio letto come cappio. L’altro, Karim si è tagliato le vene utilizzando i cocci di una bottiglia di vetro.
                    "L’incremento dei casi di suicidio o dei tentativi è dovuto in parte anche ad una carente struttura carceraria parallela ovvero, quella costituita dagli assistenti, psicologi e parroci" spiega l’avvocato Renato Borzone, segretario dell’Unione Camere Penali Italiane. "Loro potrebbero essere un supporto importante, se non fondamentale, per chi è psicologicamente più fragile e non riesce a sopportare il regime carcerario".
                    Poi Borzone prosegue: "Abrogare la legge Gozzini invece di affrontare l’emergenza sovraffollamento significa puntare ad un sistema disumano che potrebbe riportarci indietro negli anni". Anche Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti del comune di Firenze, ribadisce l’importanza dei mediatori culturali per cercare arginare i tentativi di suicidio: "Stiamo rischiando di passare dal codice Rocco, un codice su base etica, ad un codice su base etnica"dove chi compie i reati viene "trattato in maniera diversa a seconda della propria provenienza" spiega e prende ad esempio il carcere di Sollicciano dove il 60 per cento dei detenuti è straniero e la maggior parte di loro si trova in carcere per violazioni amministrative (legge Bossi-Fini) o per droga.

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                    Ultima modifica di VeNuSsS; 18-07-2008, 01:18.

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                      SALVIAMO LA LEGGE GOZZINI!
                      Ha senso, in un momento in cui al centro dell’attenzione
                      di tutti c’è la voglia di vivere più sicuri, pensare a
                      modificare pesantemente, fin quasi a svuotarla, una legge
                      che da anni contribuisce proprio a creare SICUREZZA?
                      Eppure è quello di cui si parla con sempre maggiore
                      insistenza, nell’ambito di una campagna martellante sulla
                      sicurezza.
                      MA LA
                      GOZZINI È UNA LEGGE CHE CREA SICUREZZA!

                      Una legge che permette a chi sta in carcere di avviare
                      un lento rientro nella società fatto di piccoli passi, che
                      vanno dai permessi premio alle misure alternative alla
                      detenzione, e di coltivare in ogni caso la speranza che
                      ci sia sempre un’altra possibilità nella vita.
                      Una legge grazie alla quale la violenza dentro le carceri
                      si è enormemente ridotta, permettendo anche a chi
                      opera all’interno di lavorare in condizioni decenti.
                      Una legge grazie alla quale una persona che comincia un percorso di rientro nella società, controllato
                      e con tappe chiare, sarà meno incattivita, spaesata, priva di riferimenti di una, scaraventata fuori dalla
                      galera a fine pena, a fare indigestione di libertà e di solitudine.
                      Una legge che permette alle persone detenute di “allenarsi alla legalità e alla libertà”. Si dice che
                      bisogna tenere le persone in galera fino all’ultimo giorno, ma in questo modo si impedisce di fatto ai
                      condannati di riabituarsi alla libertà in modo graduale ed equilibrato.
                      Si fa sempre un gran rumore quando un detenuto in semilibertà commette un
                      reato, e sono davvero eventi rari (lo 0,24 %), mentre non si parla quasi mai delle
                      migliaia di persone che proprio grazie alle misure alternative al carcere, come la
                      semilibertà, sono riuscite a lavorare, a formarsi una famiglia e a costruirsi una
                      vita dignitosa nella legalità.
                      I dati, del resto, parlano chiaro: perché tra chi si fa la galera fino alla fine, il 69%
                      torna a commettere reati negli anni successivi, e tra chi invece esce prima, ma
                      gradualmente con le misure alternative, la recidiva è del 19%.
                      Vivere in una società che sa riaccogliere è una scuola di umanità, di equilibrio e
                      di serenità che, alla lunga, costituisce una garanzia di maggior sicurezza per tutti
                      Sottoscrivo l’Appello per “Salvare la legge Gozzini”:
                      Nome _________________ Cognome __________________

                      (Le adesioni sono da inviare a Ristretti Orizzonti: Via Citolo da Perugia, 35 - 35138 Padova - mail:
                      redazione@ristretti.it)

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