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Comitato vincitori-idonei educatori C1, Dipartimento amministrazione peniten

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    Originariamente inviato da dede Visualizza il messaggio
    Se per caso ancora avessimo qualche dubbio... vergognoso... In caso di mancato riscontro propongo di "scendere in piazza"...saremo in buona compagnia
    Ciao Dedola.....aspettiamo qualche altro giorno e poi iniziamo intanto come abbiamo concordato.....in caso di fallimento...(anche se con la pubblicita' che ho intenzione di fare mediante pubblicazione forse potremmo sapere qualcosa) passeremo alle amaniere forti!!!!!!!!! *****tti per tutti vado a pranzo a dopoooooooooo,piu tardi aggiorno l'elenco con i nuovi iscritti.... ciauzzzz
    Ps: che colore protemo utilizzare per le tende in piazza? Rosso come fuoco ardente? ihihhihhihiih

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      Ci sono alcuni collaboratori che mi hanno contattato alcuni di loro anche nella nostra graduatoria.....vi ho amndato una e mail al riguardo..andate a leggerla prestooooooo!!!!!!!

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        Associazione Funzionari Polizia: Gozzini inefficace

        Comunicato stampa, 28 giugno 2008

        I dati mostrano con chiarezza l’inefficacia, per la prevenzioni dei crimini, del sistema volto al reinserimento sociale dei rei. La sterilità della Gozzini è risultata evidente già l’anno successivo dall’entrata in vigore della c.d. legge Gozzini, infatti nel 1986 furono commessi 2.479,3 delitti ogni 100 mila abitanti, mentre nel 1987 l’indice aumentò del 33% ed i crimini furono 3.299 per 100 mila abitanti. Il trend dei delitti continua a salire con vari picchi e si stabilizza oltre i 4.000 a partire dal 2003.
        Perciò, in vent’anni l’indice di delittuosità è aumentato quasi del 100%. Le pene vengono falcidiate sistematicamente, con buona pace del giudicato, dal combinato delle misure alternative con la liberazione anticipata. Infatti, quest’ultima prevede uno sconto della pena di 45 giorni ogni 6 mesi di detenzione. Perciò, ad esempio, un soggetto condannato ad 8 anni di reclusione, con tale sistema, sarà posto in libertà dopo 6 anni e 3 mesi e potrà, comunque, essere ammesso ai benefici dei permessi premio, della semilibertà e della libertà condizionata.
        Se, poi, si tratta di un tossicodipendente dopo 18 mesi può essere ammesso alle misure alternative nei programmi di recupero. Peraltro, il nuovo espediente utilizzato dalla criminalità organizzata è l’alcool-dipendenza, che consente di essere liberati o di eludere la pena sino a 6 anni di reclusione. Infatti, troppo facilmente si certificano le alcool-dipendenze dai Ser.T., quasi fosse una malattia riconosciuta come causa di servizio, come, peraltro, affermato nella relazione parlamentare della XV legislatura sullo stato della sicurezza in Italia.
        Le Forze di Polizia con grande sacrificio adempiono al loro dovere, tanto che le persone denunciate sono passate dalle 435.751 del 1990 alle 651.485 del 2006 e nell’ultimo quinquennio si passa dalle 125.689 persone arrestate nel 2002 a 153.936 del 2006. Ora sta al mondo della politica dare risposte certe.

        Anfu - Associazione Nazionale Funzionari di Polizia
        Il Segretario Nazionale, Enzo Marco Letizia

        Margara: lasciamoli in galera, recidiveranno 3 volte di più!
        di Alessandro Margara (Presidente Fondazione Michelucci)

        Lettera alla Redazione, 28 giugno 2008

        Il comunicato dell’Anfu è esemplare per dimostrare come chi svolge una attività importante ed essenziale dello Stato non ne conosca il funzionamento sostanziale: quali sono, cioè, le condizioni che dettano le linee e gli effetti di quel funzionamento.
        Prescindo, per ora, dal collegamento Gozzini-indice di criminosità e mi soffermo essenzialmente su due condizioni che influenzano quell’indice. La prima è l’ampliarsi della penalità, ovvero della normativa che prevede sanzioni penali e in particolare sanzioni detentive. Come emerge dalle statistiche, le esecuzioni penali detentive nel 1990 erano 36.300 (30.000 erano in esecuzione pena in carcere e 6.300 in misura alternativa). Negli anni che hanno preceduto il condono, le esecuzioni penali detentive erano circa 180.000: 60.000 detenuti + 50.000 misure alternative + un numero elevato di esecuzioni penali detentive in attesa di decisioni da parte dei tribunali di sorveglianza ai sensi della legge Simeone, numero che oscillava intorno alle 70.000. Sicuramente questi dati sono espressi con larga approssimazione, ma lo erano anche quelli del 1990. Se notiamo, però, che si tratta della quintuplicazione delle esecuzioni penali detentive, ci rendiamo conto che la penalità si è moltiplicata e non ci vuole molto a rilevare che ciò è accaduto con riferimento a due settori ben determinati: immigrazione e tossicodipendenza e alle norme relative, che vengono ora ancora modificate e sempre più severamente.
        La seconda condizione che determina il lievitare dell’indice di criminosità è che lo stesso è ricavato dalla efficacia del contrasto alle situazioni di reato. Ciò che si ricava da quell’indice è il numero accertato formalmente dei reati, che hanno un loro numero oscuro, come si dice, che non è noto. Ora il contrasto di polizia verso l’immigrazione e le dipendenze è ben noto. Quando nel comunicato dell’Anfu si nota la crescita delle denuncie, si dovrebbe verificare quanti, dei fatti denunciati riguardano tossicodipendenti e immigrati, e chiedersi se la linea di intervento di polizia non incide fortemente su queste denuncie e non sia dovuto alla intensificazione del controllo di polizia su quei fenomeni. Lo stesso dicasi per gli arresti, per i quali abbiamo come riprova, tutte le rilevazioni statistiche che dimostrano che tossicodipendenti, immigrati e anche persone in difficoltà sociali (e quindi fonte di disturbo sociale, quest’ultimo ormai sempre più contrastato) rappresentano i due terzi dei detenuti.
        Certamente occorrerebbe conoscere le componenti dell’indice di criminosità. Là dove sono state fatte ricerche, proprio negli Stati Uniti, è stato del tutto smentito il rapporto fra severità del trattamento penale e, cioè, alti livelli di carcerazione, e la crescita o la diminuzione del numero dei reati. Le circostanze che influiscono sulla crescita o la diminuzione dei reati sono molteplici e seguono un andamento sul quale influiscono l’andamento dell’economia, le modalità delle aggregazioni criminali, le tipologie della immigrazione (molto rilevante anche là). Sicuramente non influisce la severità penale ovvero quella che è stata chiamata tolleranza zero.
        Alla fine, c’è da chiedere agli autori del comunicato Anfu, che ci azzecca, come dice Di Pietro, la legge Gozzini con l’andamento dell’indice di criminosità? Come si è detto quella legge incide sulle modalità delle esecuzioni penali, ma questo è un dato a monte dell’intervento Gozzini. Se si vuole, si possono comunque aggiungere due dati. Il primo è che le revoche delle misure alternative sono minime (tra il 3,5 e il 4,5 %) e che tali revoche sono pronunciate per commissioni di nuovi reati in circa lo 0,20 % dei limitati casi indicati. Il secondo è che risulta da ricerche del Dap che la recidiva di chi espia la pena in misura alternativa, dopo 7 anni dalla conclusione della esecuzione della misura, è di 3 volte e mezzo inferiore a chi espia la pena in carcere. Quindi: lasciamoli in galera, recidiveranno 3 volte e mezzo di più.

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          Preferire la forza della ragione alla ragione della forza

          Comunicato stampa, 28 giugno 2008

          Semplicistica è la tesi di chi legge nei recenti, numerosi, casi di violenza da parte di detenuti registrati nei confronti degli operatori penitenziari, innanzi tutto di polizia, la naturale conseguenza del riformarsi del sovraffollamento nelle carceri.
          Certamente concentrare un numero eccessivo di persone detenute in strutture che non sono, obiettivamente, in grado di contenerle, favorisce lo scatenarsi di situazioni di criticità e di tensione, ma la causa non può essere solo e sempre quella.
          In verità la sensazione, diffusa tra tutto il Personale (nessuno escluso), è che si stia progressivamente perdendo la caratterizzante attitudine professionale (mai concretamente monetizzata) di riuscire a rimanere "freddi" in situazioni calde, razionali in situazioni dove gli animi dei detenuti risultino essere tesi e concitati, di riuscire ad imporsi, preliminarmente, con la forza della ragione e della parola, facendo comprendere come non giovi a nessuno peggiorare la qualità dei rapporti umani o far precipitare le situazioni.
          Il carcere è sempre stato, e continuerà ad essere, un luogo "difficile", e sicuramente il Sidipe e la Cisl, nei tavoli in cui interverranno, in tema di rinnovi contrattuali, ribadiranno tale elementare principio, affinché sia "pesato" in termini retributivi ed attraverso mezzi di protezione sociale adeguati, rimarcando le differenze: la polizia e gli operatori penitenziari stanno "in mezzo", per l’intero arco della loro giornata lavorativa, alle più diverse, e talvolta spietate, criminalità prigioniere.
          L’attuale legislazione e la giurisprudenza, insieme con la c.d. "società civile", starebbero con il poliziotto penitenziario oppure contro? Altra cosa è impedire, usando le armi in dotazione da parte delle sentinelle (figure ormai rare e da collezione in diversi istituti), l’evasione di un detenuto, altro è essere costretti a ricorrere, in situazioni di forte criticità, a sfollagente e scudi, gas lacrimogeni o lance antincendio.
          Ma queste sono considerazioni comuni a tutti coloro che, per davvero, operino all’interno delle carceri e non certo quelle di quanti, cerchino di affrontare le criticità illudendosi che un armamentario diverso risulterebbe risolutivo.
          È la presenza di personale di polizia penitenziaria e degli altri operatori tutti che andrebbe, al contrario, esigita e maggiormente assicurata, non abbandonando quelle poche residue nelle stesse, in sezioni detentive sempre più affollate di detenuti e impegnare , contestualmente, depredate negli organici di polizia che si vorrebbe altrove, purché fuori dagli istituti penitenziari: pensate quale grande sollievo sarebbe per un giovane agente non sentirsi soli, ed avere un compagno di lavoro accanto, nei posti di servizio!
          Altro che "colpi di sole", è l’ombra ed il buio che molti sembrano voler continuare a preferire in questa calda estate.

          Enrico Sbriglia, Segretario Nazionale Sidipe
          Marco Mammucari, Coordinatore Nazionale Penitenziario Cisl-Fps

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            ragazzi,bisogna prendere una dcisione:anche i collaboratori possono unirsi a noi? al momento le rispsote sono positive tranne quale negativa... cmq entro la prox settimana la prima mossa va portata a compimento..... quindi decidiamo velocemente.... perche' si parte.

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              ho amndato l e mail completa di tutto.. intanto si parte...poi pian piano si decidera' anche cosa fare con gli educatori sempre che si facciano viviiiiiiiiiiiii........

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                Carcere: non spegniamo la speranza

                www.giovanipace.org, 30 giugno 2008

                Il Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, ha presentato un disegno di legge che ridimensiona sensibilmente i benefici e gli sconti di pena per i detenuti previsti dalla Legge Gozzini.
                Molti hanno detto che per conoscere le fondamenta e i caratteri di una democrazia, occorre indagare anzitutto il sistema penitenziario come la misura più indicativa della civiltà di un popolo. Da detenuto ho avuto la fortuna di conoscere un grande uomo e un grande cardinale, che mi ha mostrato in pochi minuti come la sola ritorsione non solo è contraddetta dall’etica evangelica, ma non porta i risultati desiderati.
                Da qualche tempo sul carcere italiano è calato un silenzio refrattario all’impegno dell’ascolto, una indifferenza che genera un trascinamento lontano dal dolore e dalla sofferenza, come se dialogare sulla umanizzazione della pena fosse diventato un atto di lassismo politico e istituzionale. Eppure il carcere è luogo deputato alla elaborazione della pena, della colpa, dove l’uomo della pena nel tempo non sarà più l’uomo della condanna; ma quale uomo potrà diventare in una condizione di perenne disagio, costretto fino alle ginocchia nel proprio malessere, e in quello dell’altro?
                Un tempo il dentro e il fuori interagivano, riuscendo a edificare ponti di socializzazione, attraverso una capacità di coinvolgimento-partecipativo da parte del personale penitenziario, con impegno da parte di quel volontariato solidale perché costruttivo, basato sulla fatica dialogica e comportamentale, e con una interazione proficua e necessaria con la società tutta.
                Perfino a chi disconosce la funzione del carcere e l’utilità della pena, non può sfuggire il valore educativo del lavoro, che la stessa Costituzione pone a fondamento del nostro Stato repubblicano: senza occasioni di lavoro, senza l’acquisizione di strumenti formativi professionali, il carcere come istituzione non può raggiungere gli obiettivi che gli sono richiesti, gli scopi per cui esiste nella sua utilità sociale.
                In questa inquietante insicurezza, che spinge a richiedere maggiori tutele e garanzie per le vittime e i cittadini onesti, forse è proprio questo il momento di ripensare, ma non all’abolizione della Riforma Penitenziaria, non a rendere nuovamente invisibili uomini che hanno saputo ravvedersi e tornare ad essere parte viva del consorzio sociale.
                È necessario ripensare un carcere dove esistano veramente tempi e modi di ristrutturazione educativa, rifacendo per davvero i conti con la metà della popolazione detenuta non italiana, con un buon altro quarto di tossicodipendenti, mentre la rimanenza è quella criminalità che ben conosciamo.
                Altro che ammazzare la speranza annullando la legge Gozzini, è urgente trasformare l’ozio e un tempo pericolosamente bloccato in occasioni di lavoro e abitudine alla fatica progettuale, affinché il rispetto per la dignità personale divenga qualcosa da guadagnarsi durante l’arco della condanna, proprio perché quella speranza di essere uomini migliori dipenderà dal lavoro che ognuno di noi sarà disponibile a fare con se stesso.


                Ci sono testimonianze che mi colpiscono molto,mi chiedo perche' quasi nessuno non si importa di un aspetto cosi' importante?Perche' i nostri ministri non puntano mai sulla risorsa uomo?perche' non capiscono che la sicurezza è coesa con la rieducazione? o melgio perche' pur sapendolo fanno finta di ignorare? va beh..momento di riflessione mia
                Vincenzo Andraous
                Ultima modifica di VeNuSsS; 01-07-2008, 19:25.

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                  Giustizia: Uil penitenziari; urgente modifica norme su carceri

                  Il Velino, 1 luglio 2008

                  "La situazione afferente il sistema carcere è tale da ingenerare, nella quasi totalità degli addetti ai lavori, forti preoccupazioni sulla tenuta del sistema, anche a breve termine. Il montante sovrappopolamento, lo stato fatiscente di molti istituti, le sempre più ridotte risorse economiche giustificano, legittimandole, tali preoccupazioni. In questo quadro d’insieme, per nulla tranquillizzante, cresce la demotivazione del personale di polizia penitenziaria che vive una vera e propria crisi identitaria e professionale".
                  Si apre così la lettera che Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Penitenziari, ha inviato questa mattina, tra gli altri, al ministro Alfano, ai presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, al presidente della Camera Fini e al presidente del Senato Schifani. Lettera che accompagna un pacchetto di proposte e modifiche normative che lo stesso segretario definisce "il lodo penitenziari".
                  La Uil Pa Penitenziari e il Cofupp (Comitato Funzionari Polizia Penitenziaria) hanno redatto modifiche ai decreti legislativi 443 e 449 del 30 ottobre 1992. "Si è ritenuto poter suggerire opportune modifiche ai Decreti Legislativi n. 443 (Ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria) e n. 449 (Sanzioni disciplinari per la polizia penitenziaria) del 30 ottobre 1992. Modifiche - si legge nella lettera - che tengono conto dell’immissione in ruolo della nuova figura dei funzionari del Corpo e della necessità di adeguare le dinamiche per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari".
                  Ma il vero piatto forte del pacchetto è la proposta di legge per nuova organizzazione del Corpo di Polizia Penitenziaria che - spiega Sarno "preveda una struttura apicale e,, quindi, la Direzione Generale del Corpo di polizia penitenziaria istituita nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria …".
                  La serie di proposte si chiude con un disegno di legge per il riallineamento del trattamento economico e della progressione in carriera dei Funzionari della polizia penitenziaria agli omologhi della Polizia di Stato e del Corpo Forestale. "Mi dispiace aver dovuto inviare questo pacchetto di proposte al ministro via posta ordinaria. D’altro canto ci è stata negata la possibilità di farlo brevi manu - rivela Sarno -.
                  Capisco che in questi giorni Alfano è troppo impegnato per poterci ricevere e dedicarci la sua attenzione, che è comunque verso i 45.000 uomini e donne della polizia penitenziaria. In ogni caso non intendo fare polemiche, vorrei solo avere garanzie di una vera attenzione del ministro al sistema penitenziario oramai prossimo al collasso.
                  Questa è una delle ragioni per la quale dissentiamo motivatamente da quanti reclamano un cambio ai vertici del Dap. Il sistema non ha bisogno di uomini nuovi al comando. Piuttosto necessita di attenzione e sostegno da parte della politica. Purtroppo facciamo fatica ad intravvedere sia l’attenzione che il sostegno".
                  Le proposte della Uil Pa Penitenziari e del Cofupp sono state già consegnate al vicepresidente della commissione Giustizia della Camera Federico Palomba (Idv) e domani saranno presentate anche a una delegazione del Partito democratico "Per domani alla Camera è previsto un incontro - informa il segretario della Uil Pa Penitenziari - con Marco Minniti e Roberta Pinotti. Forse sarà presente anche Walter Vetroni. Avremo almeno la possibilità di spiegare le ragioni delle nostre proposte".


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                    Scusate ma non capisco un articolo bene..mi pare l'art 74 sul fatto che se la pa.a non procede alla rideterminaizone e riduzione del proprio organico saranno annullati i procediemnti sia di assunzione che di stabilizzazione......

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                      avevo dimeticato ad allegare il file.
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