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    BRUNETTA APRE SUI CONTRATTI. PRECARI, NIENTE SANATORIE
    legge Brunetta apre sui contratti Precari, niente sanatorie GLI ALTRI INTERVENTI Introdotti per decreto la stretta sulle consulenze e criteri più rigidi permatattia In futuro verrà punito anche il medico mendace LE CONSULENZE Si potrà ricorrere solo in casi di motivate esigenze e dovranno essere affidate a professionisti di provata specializzazione universitaria ROMA ú Schiaritain vista per il contratto degli statali. Prima dell'estate verrà riaperto il tavolo con i sindacati e, in quella sede, verranno anche comunicate le risorse a disposizione. Ad annunciarlo è stato ieri fl ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta. Provocando reazioni differenti tra le sigle sindacali: un «buon segnale» per Cisi e Uil mente là Cgil ha detto di temere «soluzioni transitorie». Contratti a parte, Brunetta ha poi illustrato gli interventi sulla Pa previsti in Finanziaria. Soffermandosi sulla ripartizione tra decreto, Ddl e disegno di legge delega. Alcune delle misure più "care" al titolare di Palazzo Vido-ni hanno trovato spazio già nel decreto legge. Come la lotta alle assenze per malattia, che finiscono per essere «molto superiori a quelle del privato», come ha sottolineato lo stesso Brunetta illustrando il suo giro di vite. Una volta entrato in vigore il DI, dalla seconda assenza per malattia in poi, il dipendente dovrà presentare un certificato medico prodotto da una struttura pubblica. Non solo, ma dovrà rendersi reperibile tutti i giorni (anche festivi) nelle fasce orarie 8-13 e 14-20. A completare l'opera sarà poi la legge delega che punirà sia il lavoratore che il medico mendace in presenza di un certificato falso. Per restare agli interventi del DI sul pubblico impiego, va ricordata la "stretta" su consulenze e collaborazioni esterne. In base alle nuove disposizioni, nelle Pa centrali, si potrà ricorrere a professionisti esterni («di comprovata specializzazione universitaria», si legge nel testo) solo in presenza di esigenze motivate e purché ci sia una coerenza tra incarico e incaricato. Il fine è quello di ridurre i co- sti, lo stesso che accompagna la scelta di operare stabilizzazioni dei precari solo per concorso e «mai più ope legis». Una misura voluta dal precedente Esecutivo, che Brunetta na" definito ieri una'delle «3oomua polpette avvelenate» lasciate in eredità dal Governo Prodi. Sul lavoro flessibile nella Pa, l'intento del ministro è quello di ricorrervi sì per esigenze straordinarie, ma con^ più elasticità che in passato. A tal proposito, viene fissato il tetto massimo di tré anni di utilizzo nell'ultimo quinquennio con più tipologie contrattuali. Mentre oggi il limite è stabilito in tré mesi, salvo le assunzioni per maternità, e sussiste il divieto di ricorrere a contratti diversi per lo stesso addetto. co impiego, il decreto interviene anche sulla contrattazione collettiva, affidando alla Corte dei conti il compito di verifica-re come vengono spese le risorse degli accòrdi integrativi. In particolare specificando se sono state destinate o meno a incentivare il merito e la premia-lità. Altre due tematiche che, come la lotta all'assenteismo, troveranno un'attuazione ancora più ampia nel disegno di legge delega dove si punta a inserire meccanismi efficaci e stringenti per la valutazione di dirigenti e dipendenti. In modo da legare l'attribuzione della parte variabile della retribuzione al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Tra le soluzioni che stanno più a cuore a Brunetta c'è poi la territorializzazione dei concorsi pubblici, contenuta stavolta nel Ddl della manovra. Stabilendo che i posti di lavoro messi a concorso siano individuati con riferimento alle sedi di servizio o agli ambiti regionali, l'economista veneziano vuole scongiurare quello strano fenomeno per cui, puntualmente, si verificano «sovraccarichi di personale al Sud e carenze al Nord». In attesa dei nuovi concorsi, per incentivare il flusso migratorio verso il settentrione, lo stesso Ddl punta a imprimere un'accelerazione netta sul piano della mobilità, soprattutto qualora vengano trasferite le funzioni da una Pa all'altra. A Finanziaria approvata, infatti, potrà essere punito il dipendente che rifiuta il trasferimento per due volte in cinque anni. Con quale sanzione? La messa a disposizione, vale a dire la cassa integrazione del settore pubblico. Eu.B. irlimikkii- Reference date : 20/06/08 Data Rassegna20/06/08 09.05
    Ultima modifica di VeNuSsS; 20-06-2008, 16:33.

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      Salviamo la legge Gozzini!
      Una legge che crea Sicurezza

      Il Disegno di legge “Berselli” (n. 623), che mira a ridurre drasticamente i “benefici penitenziari”, abolendo la liberazione anticipata, vietando la semilibertà per gli ergastolani e, in generale, rendendo più difficile l’ammissione a tutte le misure alternative, a nostro avviso rappresenta un pericolo gravissimo per il reinserimento dei detenuti, per il governo delle carceri e, infine, per la sicurezza di tutta la società.

      Ha senso rinunciare, in un momento in cui al centro dell’attenzione di tutti c’è la voglia di vivere più sicuri, a una legge che da anni contribuisce proprio a creare SICUREZZA?

      Si respira, nella società libera, sempre più paura e ansia per la sicurezza e per la qualità della propria vita, e in carcere intanto, tra le persone detenute cresce l’ansia che nessuno “fuori”, abbia più voglia di riaccogliere chi ha commesso reati, ma ha anche iniziato un faticoso percorso di reinserimento. C’è una legge, così importante, che permette a chi sta in galera di avviare un lento rientro nella società fatto di piccoli passi, che vanno dai permessi premio alle misure alternative alla detenzione, e di coltivare in ogni caso la speranza che ci sia sempre un’altra possibilità nella vita, ed è la legge Gozzini. Una legge che vogliamo difendere con forza, perché in questi anni ha permesso a migliaia di persone di ricostruirsi un futuro decente dopo il carcere.

      Dicono che tenere le persone più tempo in galera garantisca a chi sta fuori in libertà, una vita meno esposta a rischi. Non è così, non è affatto così. Ci sono i numeri a dire il contrario, a dire che, tra chi si fa la galera fino alla fine, il 69% torna a commettere reati, e tra chi invece esce prima, ma gradualmente con le misure alternative, la recidiva è del 19%.
      E comunque, al di là delle statistiche, dovrebbe essere il buon senso a far capire, se raffreddiamo i toni e torniamo a ragionare, che una persona che cominci un percorso di rientro nella società, controllato e con tappe chiare, sarà meno incattivita, spaesata, priva di riferimenti di una, scaraventata fuori dalla galera a fine pena, a fare indigestione di libertà e di solitudine.

      Il recupero a una convivenza civile di chi ha commesso reati rappresenta senza ombra di dubbio il miglior strumento di tutela della società, mentre tenere in carcere una persona fino alla fine della condanna produce un apparente ed illusorio senso di sicurezza, quando in realtà il problema è soltanto rimandato: un giro di vite alla legge Gozzini non comporterebbe quindi la diminuzione dei reati, ma semmai un quasi sicuro aumento.

      Il problema è che si fa sempre un gran rumore quando un detenuto in semilibertà commette dei reati, e sono davvero eventi rari (lo 0,24 %), mentre non si parla quasi mai delle centinaia di persone che proprio grazie alle misure alternative al carcere, come la semilibertà, sono riuscite a lavorare, a formarsi una famiglia e a costruirsi una vita dignitosa nella legalità.

      Il sospetto è che, quando si parla di certezza della pena, si faccia un grande errore. Si dice che bisogna tenere le persone in galera fino all’ultimo giorno, ma in questo modo si vuole impedire di fatto ai condannati di ritornare gradualmente nella legalità. Mentre secondo noi certezza della pena deve significare processi più rapidi e che abbiano una fine certa.

      Bisognerebbe allora avere l’onestà di chiedere per tutti certezza della giustizia, e dei suoi tempi, e non certezza della galera. E bisognerebbe anche avere il coraggio di fare un bilancio serio, e di dire che il senso di umanità verso i condannati, anche quelli col “fine pena mai”, è una garanzia per tutti: certo, lo è per noi che stiamo in carcere, e per i nostri famigliari, che spesso sono le nostre prime vittime, ma lo è anche per i cittadini “per bene”, perché vivere in una società che sa riaccogliere è una scuola di umanità, di equilibrio e di serenità che, alla lunga, costituisce una garanzia di maggior sicurezza per tutti.

      Padova, 18 giugno 2008

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        L'on Berselli vuole cancellare l’art. 27 della Costituzione
        di Sandro Padula

        Liberazione, 20 giugno 2008

        Il disegno di legge Berselli, già criticato su Liberazione del 15 giugno nei suoi aspetti specifici, intende modificare in senso reazionario la Riforma penitenziaria del 1975 e il codice di procedura penale in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione.
        Mentre da parecchi anni la popolazione detenuta lotta per eliminare le forme detentive più disumane (ergastolo e 41 bis) e per fare in modo che i benefici siano ottenuti automaticamente e non in modo discrezionale, il ddl punta a comprimere i benefici nel complesso, ad eliminarne alcuni relativamente consolidati nel tempo (come i giorni di liberazione anticipata) e a togliere ogni minima possibilità di andare in semilibertà per tutti gli ergastolani, così come già succede per i "fine pena mai" che oggi si trovano sottoposti alla misura ultrapunitiva del 41 bis.
        Per fare ciò, cercando al tempo stesso di essere coerente sul terreno della logica formale, il ddl non si basa su dati statistici effettivi e su analisi comparate fra la realtà italiana e quella degli altri paesi dell’Unione Europea. Non dice neanche il costo delle modifiche preannunciate che, secondo le stime fornite da Dimitri Buffa in suo interessante articolo a riguardo, potrebbe aggirarsi attorno ai due miliardi di euro l’anno!
        Parte invece, in maniera demagogica e quindi strumentale, dalla "percezione" secondo cui in Italia il sistema carcerario avrebbe troppe funzioni rieducative e poche caratteristiche sanzionatrici. Il ragionamento è semplice: il carcere servirebbe ancora, almeno in apparenza, alla "rieducazione" ma questo scopo a sua volta sarebbe fondamentalmente raggiungibile attraverso un "adeguato grado di afflittività".
        La "rieducazione", scopo della pena detentiva previsto dall’articolo 27 della Costituzione italiana, diviene così una finalità annichilita dal peggioramento del mezzo. Lo scopo effettivo del ddl Berselli è infatti la "deterrenza" (o intimidazione che dir si voglia) e quest’ultima sarebbe insita in un carcere più afflittivo per tutti coloro che hanno la sventura di finirvi in qualità di detenuti in attesa del processo o di condannati ai diversi gradi di giudizio.
        Sul piano della dottrina il disegno di legge si rifà, volente o nolente, alla teoria secondo cui la pena detentiva dovrebbe avere soprattutto un fine utilitaristico e intimidatorio.
        L’inglese Jeremy Bentham (1748-1832), fra i primi a teorizzare tale scopo, pensava che l’uomo agisse esclusivamente in base ad un calcolo sull’utilità di ogni propria azione, ad un calibrato ragionamento su come raggiungere il piacere ed evitare il dolore.
        Il francese Auguste Comte (1798-1857), il padre della moderna sociologia, criticò questa concezione perché l’uomo non agisce solo per calcolo. Agisce in base a diversi fattori, in diversi contesti e fasi della sua vita.
        D’altra parte, possiamo qui solo aggiungere e ricordare che le grandi trasformazioni sociali e politiche della storia non ci sarebbero state se tutti gli esseri umani avessero agito sempre e solo in virtù di un’ottica utilitaristica. Esistono forze e contraddizioni sociali ben più potenti nel fare la storia rispetto alle molteplici forme del cinismo umano.
        Ecco, proprio qui sta il punto. I novelli seguaci italiani di Bentham pensano che l’uomo non sia la sua continua trasformazione nei rapporti sociali e con il resto della natura ma qualcosa di essenzialmente cinico. E allora, cosa c’è di meglio del proporre leggi più spietate di quelle adottate finora?
        Il cerchio si chiude. Come Dio cacciò Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, così il disegno di legge Berselli vorrebbe cacciare l’articolo 27 della Costituzione dalle carceri italiane. Abbiamo così un paradosso di paradossi che nega del tutto la verità: le carceri italiane, come dimostrano le numerose condanne stabilite dalla Corte europea dei diritti umani, sono l’esatto contrario di un paradiso terrestre e, in larga misura, l’applicazione concreta dell’articolo 27 della Costituzione è ancora disattesa.
        Il carcere, in Italia ben più che in altri paesi dell’Unione Europea, è rimasto uno dei più liberticidi strumenti di monopolizzazione statuale della vendetta, della sopraffazione e del rito del capro espiatorio. Di conseguenza, chiedere che un tale strumento afflittivo diventi ancora più afflittivo è come pretendere che le persone detenute siano più sepolte vive di quanto lo siano adesso, in questo esatto momento. L’essere umano che avrebbe trasgredito il Codice penale italiano, un testo per la verità anacronistico dopo 78 anni di vita, è ritenuto dal ddl Berselli una semplice bestia, da trattare con un maggior "grado di afflittività".
        Secondo il dizionario De Mauro, "afflittivo" è ciò "che affligge, che provoca sofferenza". E allora, che cos’è una pena detentiva con un maggior grado di sofferenza se non una specifica e più profonda forma di tortura? Non sarà forse anche per questo motivo che in Italia ancora non esiste il reato di tortura? Per favore, cerchiamo di chiamare pane il pane e vino il vino. Chi vuole costruire una Terza Repubblica plasmata prevalentemente sul Codice penale del 1930 e per nulla rispettosa della Costituzione della Repubblica Italiana e di tutte le Carte mondiali dei Diritti Umani, lo dicesse senza tanti giri di parole.
        E poi, urliamolo ad alta voce: basta con la cultura della "percezione"! La cultura della "percezione" è roba da Medioevo! Se l’umanità le avesse dato sempre retta, adesso staremmo ancora a credere che il Sole giri attorno alla Terra!
        Ultima modifica di VeNuSsS; 21-06-2008, 01:21.

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          E' giusto che sappiate cosa c'è in corso e che se andasse in porto decreterebbe anche la fine di tutti i nostri sacrifici fatti in questi 5 anni......qui di seguito riporto un elenco di persone che oggi hanno aderito per salvare la legge Gozzini....è da un paio di giorni che raccolgono adesioni per impedire cio'......io comunichero' al mia adesione,anche tutti voi potete ...in e mail che provvedero' ad inoltrare a chi di dovere.
          Ultima modifica di VeNuSsS; 21-06-2008, 01:17.

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            Finora hanno aderito all'appello:Claudio Messina (Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia); Patrizio Gonnella (Presidente dell’Associazione Antigone); Luigi Di Mauro (Presidente Consulta Penitenziaria Comune di Roma); Francesco Ceraudo (Presidente Nazionale dell’Associazione Medici Amministrazione Penitenziaria); Lia Sacerdote (Presidente Associazione "Bambini senza sbarre"); Jolanda Casigliani (Comitato Nazionale di Radicali Italiani); Leda Colombini (Presidente di "A Roma, Insieme"); Antonio De Lellis (Presidente dell’associazione Faced); Patrizia, da Empoli; Loredana Raimondo; Milvia Benucci; Carla Chiappini; Cristina Canciani; Salvatore La Barbera; Giovanni Rizzo; Pier Sandro Spriano (Cappellano Coordinatore di Rebibbia); Giancarlo Trovato; Irene Testa (Segretaria dell ’Associazione Radicale "Il Detenuto Ignoto"); Floriano Fattizzo; Adima Salaris; Vincenzo Pipino; Stefano Vesentini; Carmen Maturo; Alberto Mammoliti; Tilde Napoleone; Alessio Scandurra; Giorgio Borge; Anna Grosso (Presidente Crvg Liguria); Mariella Altomare; Michele Recupero; Mario Riu; Elisabetta Vittone; Coordinamento dei Garanti dei Diritti dei detenuti; Progetto Ekotonos di Milano; Gruppo Calamandrana di Milano; APS “Fiore del deserto”, di Roma; Rita Bernardini (Deputata Radicale/Pd); Sandro Margara (Presidente Fondazione Michelucci); Manlio Milani (Presidente Associazione dei parenti delle vittime della strage di Piazza della Loggia); Licia Roselli (Direttore dell’AgeSoL di Milano); Marco Poggi (Presidente Sindacato Autonomo Infermieri); Gianfranco Spadaccia (già Garante diritti dei detenuti del Comune di Roma); Maria Teresa Menotto (Presidente Associazione “Il Granello di senape” di Venezia); Lucia Bindi (educatore a Sollicciano dal 1979); Dario Scognamiglio (dottore in filosofia di Napoli); Angela Bisardi (volontaria dell’A.V.P. di Firenze); Luciana Troili; Anna Pulitini; Luca da Milano; Grazia Bertoldi; Mara Mastrogiacomo; Paola Fubini; Clara Monari; Carmela Landi; Giuseppe D. Colazzo; Domenico Tiso; Rino Pastore; Paolo Buzzanca; Vincenzo Saulino; Ovidi Benito; Silvia Giacomini; Marcello de Caro; Ali Tognato; Germana Cesarano; Anna Muschitiello (Segretaria Nazionale Coordinamento Assistenti Sociali della Giustizia); Angelo Ferrarini; Roberta Lombardozzi (Presidente VOL.A.RE.); Marco Bernardini; Viviana Brinkmann (Presidente Associazione Gli amici di Zaccheo-Lombardia); Emilia Patruno (Presidente de Il Due Onlus - volontaria e giornalista); Don Raffaele Sarno (Cappellano della Casa Circondariale di Trani e Delegato cappellani pugliesi); Salvatore Rigione (dottorando Università Firenze); Barbara Azzali; Antonina Tuscano Monorchio (Direttore Uepe di Udine Pordenone e Gorizia) ; Elisabetta Laganà (Presidente SEAC, Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario); Lucia Re (Università di Firenze e L’altro Diritto onlus); Patrizia Ciardiello (Direttore Ufficio Garante diritti persone limitate nella libertà Provincia di Milano); Anna Maria Bucaro (Assistente Sociale dello Uepe di Salerno); Anna Laura Braghetti (Servizio P.I.D., di Roma); Alessandra Davach (Coop. IBIS, di Roma); Sara Mossino (Assistente Sociale presso il Ser.T. “Istituti Penitenziari di Rebibbia” della Asl RM/B); Squarzino Pietro (Presidente Associazione Valdostana Volontariato Carcerario); Luisa Della Morte (Cooperativa Alice, di Milano); Carnovik Fiorenza (Presidente Società di San Vincenzo de Paoli, Consiglio Centrale di Padova); Luciana Scarcia (Associazione “A Roma, Insieme”); Cooperativa Sociale AltraCittà di Padova; Laura Nardi; Genny Vetrugno; Ferdinando Coppotelli; Carla Tonelli, di Torino (Coord inatrice GOL - Gruppo Operativo Locale di contrasto alla devianza e alla criminalità); Sergio Rastello (Presidente UES - Unione Evangelica per la Solidarietà, Genova); Daniela De Robert (Associazione Vic-Volontari in carcere); Riccardo Bonacina (Presidente e direttore editoriale Vita, non profit magazine); Livio Ferrari (Presidente Centro Francescano di Ascolto di Rovigo); Sabrina Colella (Volontaria “A Roma, Insieme” e Vic); Susanna Marietti (Coordinatrice Nazionale Antigone); Adriana Carella; Francesca Mottolese (Associazione Antigone Roma); Badi Loris; Aderisco; Mary Lisa Barbini; Raffaella Durano (Dirigente Ufficio Rapporti Regioni-Dap); Cooperativa Sociale Edera, di Roma; Francesca Rech, di Venezia; Marco Londero (Redazione CultCorner.info); Luca Verdolini (Cooperativa Sociale Gulliver); Rita Ronchi, di Bologna; Corrado Valvo; Sara Martelli; Franco Vanzati, Cgil di Pavia; Deborah Berton, Avvocato; Grazia Grena (Associazione Loscarcere); Michela Sfondrini, Volontaria presso Casa Circondariale di Lodi, Ass. Loscarcere); Alex Corlazzoli (giornalista, insegnate, volontario Carcere Lodi); Katia Cosmo; Paola Marchetti; Graziella Scutellà (Responsabile Servizio Biblioteche in Carcere del Comune di Roma); Don Domenico Ricca (Cappellano del Carcere Minorile Ferrante Aporti di Torino); Patrizia Luisa De Santis Educatrice C2 - Casa Circondariale Sondrio; Silvana Di Mauro, Giovanna Longo, Barbara Campagna, Cristina Ruccia, Anna Chiara Tagliabue, Paola Guerzoni, Giovanni Zanoletti, Giovanni Fumagalli (Area Pedagogica di San Vittore Milano); Fabio Baglioni (Avvocato, Roma); Giuseppe Mosconi (Università di Padova); Marco Paviani; Carmela cosentino (Volontaria Associazione Ali nel Silenzio); Laura Baccaro; Paola Fontana (Assistente Sociale presso Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Pavia); Franco Scarpa (Psichiatra, Direttore Opg di Montelupo Fiorentino); Fabia Ghenzovich; Gabriella Brocchiero; Viviana Neri (Presid ente Associazione Con-tatto di Forlì-Cesena); Barbara Bovelacci (Responsabile attività formative in area esecuzione penale Agenzia Techne s.c.p.a. di Forlì-Cesena); Raffaele Barbiero (Cisl Forlì-Cesena); Debora Battani (Associazione Con-tatto di Forlì-Cesena; Claudio Bulgarelli (Associazione Con-tatto di Forlì-Cesena); Rosalba Allia; Maria Voltolina, da Venezia; Don Agostino Zenere (Cappellano C.C. di Vicenza); Stefano Anastasia (Associazione Antigone); Francesca Ferrari (giornalista); Fulvia Colombini (Responsabile Politiche Sociali Cgil Milano); Roberta Zecchini; Monica Gazzola (Avvocato di Venezia); Giovanna Tadiotto; Cooperativa G.I.So. Onlus, di Roma; Francesco Marini; Maria Pia, da Quarto; Angela Fabiana Melicchio; Alberto Borgato; Giorgio Roversi (Cgil Lombardia); Grazia Stefanini (Coordinatrice del Centro di mediazione dei conflitti di Modena); Paolo Miola (Asl Biella); Donatella Gibbin, Antonio Trentin (Sportello Carcere est erno - di Venezia); Giulio De la Pierre (Gruppo Caritas della Caritas di Ivrea); Marco Francesco Doria (Presidente Arci Sondrio); Carmen Bertolazzi, Rita del Gaudio, Marilena Miceli (Associazione Ora D’Aria di Roma); Rosalba Trivellin; Giovanni Martini (Medico SIAS); Comunità Speranza; Francesco Vazzana (Ufficio Politiche Sociali Cgil Como); Franco Bonaldi; Tonino Francesco Lozzi (Arci Sondrio); Fulvia Colombini (Cgil Milano).

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              RagaZZi... aprite l' e mail....... questa settimana il tutto dovra' essere concluso....

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                Rassegna stampa 21 giugno

                Giustizia: penalisti criticano il ddl che taglia la legge Gozzini

                Comunicato stampa, 21 giugno 2008

                L’Unione Camere Penali Italiane critica con forza il disegno di legge
                presentato dal Sen. Berselli che riduce l’applicabilità delle misure della
                legge Gozzini.
                "Evidentemente la maggioranza non sa che le misure alternative al carcere
                previste dalla legge Gozzini dimostrano, nella loro applicazione pratica,
                una forte capacità rieducativa e di risocializzazione" spiega Oreste
                Dominioni, Presidente Ucpi.
                "Chi esce dal carcere dopo avervi scontato
                l’intera pena fa registrare un elevato tasso di recidiva, mentre chi è
                stato sottoposto alle misure previste dalla Gozzini fa registrare una
                recidiva decisamente minima (0,6%). Questi dati devono pertanto
                determinare una precisa scelta politica: potenziare le misure Gozzini,
                adibendovi tra l’altro esperti in maggior numero e sempre più qualificati,
                favorendo il duplice risultato di tutelare la collettività e
                decongestionare le carceri".
                "L’atteggiamento ostile alle misure Gozzini - prosegue Dominioni -
                porterebbe a privarsi di strumenti preziosi per neutralizzare
                efficacemente quei fenomeni che producono nella collettività sentimenti di
                insicurezza. Non si può pensare seriamente che il senso di insicurezza
                della popolazione sia assorbito da proposte-proclami, di nessuna
                efficacia".

                Unione delle Camere Penali Italiane

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                  Sono venuta a conoscenza di un'azione legale che gli psicologi stanno o hanno gia' intrapreso per ottenere la loro assunzione chiedendo a tal fine l'utilizzo dei fondi stanziati per il dap dell'anno 2009,lamentando il disinteresse di quanti avrebbero dovuto provvedere e non l'hanno fatto facendo si che venissero assunti per prima i contabili.... se c'è qualche psicologo che sappia confermare quanto riportato da me potrebbe darCi conferma...?!?.....

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                    ciauzzzzz Venussssssssssssssssssss...scappo allo studio!!!!!!!!!!!111
                    gli amici vanno e vengono........i nemici si accumulano!

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                      Originariamente inviato da VeNuSsS Visualizza il messaggio
                      Sono venuta a conoscenza di un'azione legale che gli psicologi stanno o hanno gia' intrapreso per ottenere la loro assunzione chiedendo a tal fine l'utilizzo dei fondi stanziati per il dap dell'anno 2009,lamentando il disinteresse di quanti avrebbero dovuto provvedere e non l'hanno fatto facendo si che venissero assunti per prima i contabili.... se c'è qualche psicologo che sappia confermare quanto riportato da me potrebbe darCi conferma...?!?.....
                      dovrebbe esserci un forum di psicologi...provo a controllare

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