plusvalenza non dichiarata di 12 milioni, nascosta attraverso un complicato gioco di società estere in un conto corrente in Liechtenstein.
I Finanzieri hanno eseguito perquisizioni nei confronti di 3 società con sedi nella provincia di Brescia, di 1 professionista bresciano e 2 professionisti svizzeri domiciliati a Milano ed altri soggetti collegati nelle province di Brescia e Verona
due fiduciarie svizzere, le quali, su incarico degli imprenditori arrestati, hanno dapprima costituito una holding di diritto svizzero per poi far confluire la villa nel patrimonio di un’altra società lussemburghese. Contestualmente alla cessione dell’immobile, le fiduciarie svizzere hanno ceduto ad un’altra società austriaca l’intero pacchetto azionario della holding svizzera (attuale proprietaria della villa sirmionese tramite la controllata società lussemburghese).
le fiduciarie statiche....ma sai i calci che vi dovevo dare....
Il regime forfetario cessa di avere efficacia a partire dall’anno successivo a quello in cui viene meno anche solo uno dei requisiti di accesso previsti dalla legge ovvero si verifica una delle cause di esclusione.
L’attività ha inoltre permesso di rilevare che il gruppo di imprenditori indagati, attraverso cessioni simulate ed un sistema di fatture false per oltre 140 mln di euro, hanno ottenuto indebiti vantaggi di imposta di fatto reimpiegati per la costruzione del centro commerciale; in un caso è stato anche creato artatamente un credito I.V.A. fittizio per il quale la società proprietaria del centro ha ricevuto nel 2015 un bonifico dall’ Agenzia delle Entrate di oltre 7 mln di euro.
Opere d’arte, conti correnti, libretti di deposito, immobili, quote societarie, auto e motoveicoli, fabbricati, terreni, magazzini e depositi. Sono alcuni dei beni già sequestrati a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, entrambi detenuti, per i quali la Procura di Roma ha chiesto la confisca per un totale di 150 milioni. In una memoria davanti al Tribunale che si occupa delle misure di prevenzione e sulle quali i giudici decideranno nelle prossime settimane i pubblici ministeri hanno chiesto anche la sorveglianza speciale con obbligo di dimora (una volta scarcerato) per la durata di 4 anni nei confronti dell’ex Nar e a 3 anni e 8 mesi per il “ras” delle cooperative
Queste coop hanno emesso false fatture per oltre due milioni e mezzo di euro a favore di un'organizzazione criminale definita dei "pugliesi", i cui componenti erano già stati arrestati nel 2017. Le cooperative ricevevano il pagamento delle fatture tramite bonifico e restituivano in contanti la somma, trattenendo una quota del sei percento, agli amministratori di fatto delle società cui avevano emesso la falsa fattura. Le indagini hanno anche coinvolto una consulente fiscale bergamasca che gestiva due cooperative destinatarie delle false fatturazioni.
Ma il coinvolgimento più eclatante riguarda ben novantuno cooperative di autotrasporto che avevano in comune i servizi di un commercialista foggiano ora agli arresti domiciliari, accusato di dichiarazione fraudolenta. Queste società, che operavano in diverse zone d'Italia, avevano la loro sede legale presso lo studio di Carapelle (Foggia) del commercialista, che aveva promesso loro l'applicazione di "vantaggi fiscali" a fronte di un pagamento, in nero, di 1,7 milioni.
Nel dicembre del 2017 gli inquirenti perquisirono lo studio del commercialista, sequestrando la contabilità di tali coop. "Al termine di una laboriosa attività di analisi forense del software gestionale sottoposto a procedura di backup nel corso della perquisizione, nonché di approfondimento contabile eseguito dai finanzieri, è stato riscontrato che, relativamente agli anni 2015 e 2016, numerosissime registrazioni riportanti causali per costi di carburante non erano supportate da alcuna documentazione fiscale giustificativa, determinando in tal senso un fraudolento abbattimento del reddito imponibile delle singole società", scrive la Finanza in una nota.
Complessivamente, gli inquirenti hanno scoperto falsi costi per 72,2 milioni di euro per le spese di carburante, con un'evasione dell'Iva di 32,3 milioni. Al termine dell'inchiesta, la Finanza ha eseguito il sequestro delle 91 società e dei beni del commercialista, per un valore di circa 35 milioni di euro. Inoltre, ad Angelino Pasquale hanno sequestrato dieci società e 153mila euro.
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