Nessuna scorciatoia fiscale in Lussemburgo per il gruppo di Wolfsburg, nessun trucco nei paradisi fiscali per pagare meno tasse. Queste all'epoca le parole di Potsch, destinato un paio di anni dopo a salire alla presidenza della più grande casa automobilistica del mondo.
I documenti consultati da Der Spiegel insieme al consorzio di giornalismo EIC (European investigation collaborations) raccontano però una realtà diversa.
Già nel 2012, e quindi un anno prima delle dichiarazioni di Potsch, i vertici di Volkswagen erano approdati in Lussemburgo, dove avevano costituito una holding di partecipazioni e una finanziaria con funzioni di tesoreria..
Poi, nel 2014, l'azienda tedesca trasferì nel Granducato le quote di controllo di una dozzina di filiali sparse per il mondo, in totale una dozzina di società fino ad allora sotto l'ombrello di un'altra holding olandese.......(mi ricorda qualcuno.....)
Il paradosso, quindi, è che un'azienda parzialmente pubblica, partecipata al 20 per cento da un governo regionale, abbia allestito una struttura estera per risparmiare sulle tasse.
Tutto in regola, quindi, questa la spiegazione ufficiale. Resta il fatto che parte del denaro affluito in Lussemburgo è stato utilizzato per finanziare, sotto forma di prestiti, numerose filiali internazionali di Volkswagen. Ad erogare materialmente questi finanziamenti sono altre società lussemburghesi, oppure olandesi, a loro volta controllate da VFL.(la testa del polipo) E alla fine, i proventi di queste operazioni tutte interne al gruppo vengono incassati in Lussemburgo. Esentasse.
i tentacoli sono molto scivolosi ed è difficile arrivare alla testa......bisogna essere dei buoni scalatori ed equipaggiati con mutande di ghisa ahahahahah
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