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L'angolo di ROL
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L’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, presentata negli scorsi giorni, evidenzia invece “lo spessore qualitativo della criminalità organizzata” foggiana, definita “impenetrabile, spietata e pericolosa”. E oltretutto proiettata, si legge nel documento della Dna, verso “un inarrestabile processo di infiltrazione non solo di tipo economico, ma anche amministativo-politico nella società civile”. Tra gli elementi che supportano la “solidità” e la “impenetrabilità” dei clan viene segnalato il “contesto civile della zona, caratterizzata da arretratezza culturale, omertà e illegalità diffusa”. Un “connubio micidiale”
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La Dna: “Impenetrabile, spietata e pericolosa”
L’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, presentata negli scorsi giorni, evidenzia invece “lo spessore qualitativo della criminalità organizzata” foggiana, definita “impenetrabile, spietata e pericolosa”. E oltretutto proiettata, si legge nel documento della Dna, verso “un inarrestabile processo di infiltrazione non solo di tipo economico, ma anche amministativo-politico nella società civile”. Tra gli elementi che supportano la “solidità” e la “impenetrabilità” dei clan viene segnalato il “contesto civile della zona, caratterizzata da arretratezza culturale, omertà e illegalità diffusa”. Un “connubio micidiale”
È difficile mettere ordine in questa terra di confine tra Basilicata, Molise e Campania dove le mafie giocano una partita tutta loro, basata su regole arcaiche e silenzio. Nel quadrilatero tra il capoluogo, la vicina San Severo, il Gargano e Cerignola nessuno ha mai saltato il fosso per farsi pentito. Le parole della Dna vanno prese letteralmente: zero collaboratori di giustizia
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E proprio alle porte di Milano, risiedono ormai da anni i vertici del clan Piarulli-Ferraro, il più ‘pesante’ della mala cerignolese. “È una vera e propria criminalità a sé stante, che si autoalimenta e autogestisce”, spiega il questore. E ha a disposizione grandi quantità di armi, come dimostrò il sequestro di un arsenale da guerra – corredato da ‘listino della spesa’ – nell’aprile 2014.
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Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggioprogesso si, ma sempre scimmiette siamo...:-)
Sostituiranno anche i manager la Germania si sta già attrezzando”
JAIME D’ALESSANDRO
L’INTERVISTA. IL PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA PISSARIDES
DAL NOSTRO INVIATO
TRONDHEIM.
Per metà cipriota e per metà inglese. Sir Christopher Antoniou Pissarides, premio Nobel per l’Economia nel 2010 e professore alla London School of Economics, rappresenta bene le anime diverse dell’Europa. Al festival Starmus, appena conclusosi in Norvegia, lo hanno invitato per parlare della robotica e dei suoi rischi. Rischi che, secondo lui, alla fine sono soprattutto politici.
Circolano molte stime sull’impatto della robotica. Ma nessuna certa.
«Avrà un impatto vasto e non solo sui lavori fortemente ripetitivi o quelli legati al trasporto. Molti compiti che oggi svolgono gli uomini domani saranno svolti dalle macchine. La vera differenza con le rivoluzioni passate è che la robotica in futuro avrà effetto anche su quella fascia di popolazione con un alto grado di istruzione. In pratica sulla classe dirigente. Quei lavori non sono più al sicuro. Dalla finanza come nel management, la produttività dei computer è maggiore».
Crescerà la produttività ma per la prima volta non crescerà l’occupazione.
«Crescerà il tempo libero però. E per questo in Paesi avanzati come la Germania si stanno sperimentando forme diverse di occupazione. I governi dovranno giocare un ruolo importante: il loro primo compito sarà fare in modo che la transizione sia morbida, offrendo i servizi sociali necessari a quelle persone che perderanno il lavoro e aiutandole a ricollocarsi. E, nel frattempo, fornendo un reddito minimo garantito».
E i soldi necessario dove li dovrebbero prendere?
«Ovviamente dai redditi più alti e da quelle aziende che avranno il maggior beneficio dalla robotica. Che dovranno pagare le tasse e non eluderle. Altrimenti si andrà verso la diseguaglianza che è il rischio maggiore. I governi devono agire rapidamente. Ci saranno delle resistenze, come stiamo già vedendo negli Stati Uniti, contro la ridistribuzione della ricchezza. Perché i politici dipendono molto dalle donazioni dei più facoltosi e delle lobby. Eppure è quella l’unica strada».
Pensare a un governo che agisca rapidamente su un fronte del genere sembra fantascienza, più della robotica.
«Eppure ne esistono. Prenda il Paese dove ci troviamo ora, la Norvegia. Il problema nei Paesi più a sud, Italia e Grecia in primis, è che non c’è fiducia nelle istituzioni e nelle loro capacità di fornire dei servizi adeguati. E questo è un ostacolo vero. Perché affrontare con successo la rivoluzione della robotica significa avere una vera classe politica».
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che serve pe' fa' un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
Ma pe' me la statistica curiosa
e' dove c'entra la percentuale,
pe' via che, li', la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all' anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perche' c'e' un antro che ne magna due
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