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L'angolo di ROL

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    Secondo El Mundo, nell'offerta avanzata all'Agenzia Tributaria spagnola il campione portoghese sostiene di non aver mai voluto frodare il Fisco iberico e di aver sempre dato mandato ai suoi commercialisti di pagare le imposte.

    dicono sempre così....

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      L'inchiesta ha dimostrato come, tra il 2009 e il 2014, il fuoriclasse lusitano abbia trasferito oltre 150 milioni sui conti di una finanziaria delle isole Vergini Britanniche, noto paradiso fiscale.

      Prima di approdare ai Caraibi, il denaro aveva fatto tappa presso due società irlandesi, Mimm e Polaris, che avevano materialmente siglato i contratti di sponsorizzazione con grandi marchi sportivi internazionali. Circa metà della somma, 74,8 milioni, risale agli anni 2009-2014, mentre il resto è stato incassato tutto in una volta alla fine del 2015 come anticipo sui contratti fino al 2020. Quest'ultima operazione era stata resa possibile dall'intervento di un uomo d'affari di Singapore, Peter Lim.

      Su 150 milioni di guadagno, Ronaldo aveva dichiarato al Fisco circa 22 milioni, pagando in totale solo 5,6 milioni di tasse. Per questo Madrid reclama 14,7 milioni di imposte arretrate.

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        La problematica inerente le ipotesi di responsabilità penale del professionista, che svolge l’attività di consulenza e assistenza a favore del contribuente, nei reati tributari commessi da quest’ultimo è particolarmente rilevante data anche l’attenzione posta dall’Agenzia delle entrate al fenomeno dei c.d. “consulenti-facilitatori” censurato nella recente circolare n. 16/E/2016.

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          altro caso classico...

          http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cr...uai-1.16178889

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            http://www.adnkronos.com/soldi/econo...BLZLTEVwN.html

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              crediti d’imposta fittizi e contributivi in compensazione per il pagamento di debiti erariali.....

              https://www.torresette.news/ultima-o...ilioni-di-euro

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                Le indagini hanno consentito di accertare che la società, operante nel campo dei lavori edili, fin dalla sua costituzione, aveva annotato nelle scritture contabili false fatture emesse da società create dall’uomo, amministratore di fatto, per creare crediti Iva inesistenti con i quali compensare le imposte ed i tributi dovuti al fisco o agli enti locali, nonché i debiti verso gli istituti previdenziali ed assistenziali per i dipendenti. La società era stata costituita al solo fine di consentire alle aziende clienti, aggiudicatrici degli appalti, nei quali la società investigata partecipava come subappaltatrice, di utilizzare manodopera “coperta” da regolari contratti di assunzione e posizioni lavorative ad un costo fortemente concorrenziale, grazie alle indebite compensazioni in tema di contributi assistenziali e previdenziali.

                http://www.askanews.it/cronaca/2018/...0180322_00028/

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                  https://www.ilfattoquotidiano.it/201...ardia/4244080/

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                    Stando all’accusa, le persone coinvolte avrebbero creato una società a Panama «convertendo questa entità in un mero strumento formale di entrate e pagamenti che non ha sviluppato alcuna funzione nello sfruttamento dell’immagine dell’imputato». L’esposto della procura è una accusa scritta in attesa ancora di giudizio.

                    http://www.calcioefinanza.it/2018/03...-anni-carcere/

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                      Sfruttando la normativa vigente in caso di acquisti di beni in ambito comunitario, per cui l’IVA viene applicata nel Paese di destinazione, le due organizzazioni criminali avevano posto in essere sofisticati sistemi per evitare il pagamento dell’imposta ed ottenere illeciti guadagni con il commercio di carburante.

                      In particolare, i promotori di una delle due associazioni avevano costituito una società svizzera, che acquistava carburante da regolari raffinerie dislocate in Slovenia e Croazia e lo rivendeva, applicando un margine di guadagno, a 8 società fittizie con sede in Italia, appositamente create ed intestate a prestanomi ma, di fatto, riconducibili agli stessi promotori.

                      Così, mentre il carburante transitava dall’Est Europa in un deposito fiscale italiano, in attesa di giungere ai destinatari finali, le società interposte emettevano false fatture di vendita ad un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto dalla società svizzera, con l’applicazione dell’IVA.

                      In questo modo, i destinatari finali del carburante riuscivano a spuntare un prezzo più basso di quello praticato dal mercato, così da poter praticare, presso le proprie pompe di benzina, prezzi più convenienti rispetto alla concorrenza, con conseguente distorsione del mercato e notevole danno per gli altri operatori del settore.

                      Contestualmente, le società fittizie aumentavano il loro debito IVA nei confronti dello Stato, senza mai assolverlo, mentre il margine di guadagno della compravendita di carburante veniva depositato al sicuro nei conti svizzeri nella disponibilità dei promotori dell’organizzazione.

                      Inoltre, per evitare controlli che potessero disvelare il meccanismo fraudolento, il prelevamento del carburante dal deposito fiscale avveniva in tutta regolarità, con il pagamento dell’accisa e la predisposizione della documentazione di trasporto per le autocisterne: allo stesso modo, venivano regolarmente effettuati i pagamenti in corrispondenza dei vari passaggi del prodotto (società svizzera – società fittizie – cliente finale).

                      Analogo schema fraudolento è stato adottato dalla seconda organizzazione criminale che si è avvalsa della consulenza di un commercialista romano per l’individuazione dei potenziali prestanomi cui intestare 13 società fittizie, che rivendevano il carburante a distributori finali. In alcuni casi, venivano poste in essere delle varianti al modus operandi per rendere più complessa la ricostruzione dei fatti illeciti: le società fittizie procedevano, infatti, all’acquisto di carburante da fornitori italiani presentando false “dichiarazioni di intento”, in cui attestavano di essere esportatori abituali, circostanza che consentiva di traslare su di loro il debito IVA.

                      Le indagini hanno consentito di individuare ben 21 società fittizie create dalle due organizzazioni criminali ed intestate a prestanomi che, in un biennio, hanno frodato il fisco, complessivamente, per oltre 25 milioni di Euro.

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