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Quando il prodotto dei medi diverge da quello degli estremi

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    AUTODENUNCIA: DENUNCIA = HERVE' FALCIANI:VOLUNTARY DISCLOURE

    Per chi non lo sapesse...Hervè Falciani è un dipendente (era) della sede di Ginevra della holding bancaria HSBC. Ha trafugato portando con sè "alcuni" file criptati (circa 24.000 nominativi di cui 7200 ITALIANI) di evasori/elusori fiscali (movimenti dare e avere, saldi di c/c e schemi di attuazione del loro modus operandi (almeno così riportavano i giornali). Viene definito un DELATORE.
    Gli elenchi dei signori italiani sono stati consegnati e smistati alle procure per competenza.
    E' evidente che bilanciare in questi casi il diritto alla riservatezza di questi signori con i diritti di un paese in ginocchio è scelta complicata (senza contare il perenne sottorganico della nostra amministrazione finanziaria), ma comunque alcuni dubbi che mi tormetano il sonno vorrei condividerli con voi, che ne sapete più di me...

    1) I signori inseriti in queste liste (se non sono ancora iniziati, accessi, ispezioni ecc) potrebbero aderire alla voluntary discloure?

    2) Per effettuare il rientro fisico dei capitali il cliente-signore deve rivolgersi ad un professionista di fiducia per la presentazione di una istanza all'ufficio UCIFI. Tale istanza potrebbe essere presentata dallo stesso professionista (di fiducia) che si "occupava" di questo stock-flusso? A me parrebbe di si, chi meglio di lui protrebbe tracciare "un quadro completo dei capitali detenuti" e soprattutto "l'attenta valutazione del cliente ai sensi e per gli effetti della legge antiriciclaggio"?

    3) Per effettuare il rimpatrio giuridico bisogna operare tramite sostituto d'imposta. Idem...il sostituto potrebbe essere la stessa fiduciaria che già aveva mandato di amministrazione per lo stesso patrimonio?

    4) Copertura penale? non commento, spetta al Parlamento decidere...ma comunque mantenere la sanzione penale sarebbe un deterrente...altrimenti riduzione sanzione, nix penale, ma perchè mai dovrebbero autodenciarsi? Si dice che senza l'ombrello penale i capitali non rientrerebbero mha...che l'ocse ha ristretto mha....vedremo..

    5) Passatami la battuta..non vi sembra uno schema tipico di fatturazione incrociata da società interposta per abbattere (ok..ridurre ) un debito ? ...e poi per i professionisti-intermediari che figata...compensi in uscita e compensi in entrata.

    CUCU'? BAAAAA'

    Lista Falciani, presenti oltre7mila italiani: da Valentino Rossi a Briatore - Il Fatto Quotidiano

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      Nel libro scritto dall'ex funzionario della Hsbc insieme ad Angelo Mincuzzi (Chiarelettere) si racconta l'operazione in Svizzera e di quando da Roma nella fine dell'estate 2011 arrivò l'ordine: "Non usate le informazioni"

      Falciani: "Così rivelai i dossier su evasori. In Italia stop ai tempi di Berlusconi" - Il Fatto Quotidiano

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        Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
        Nonostante Falciani abbia detto più volte ; " Che gli evasori fiscali che avevano destinato i soldi alla Hsbc Private Bank preferivano ridurre al minimo i rapporti con la banca: nessun estratto conto inviato per posta, nessuna email, nessuna comunicazione telefonica dalla quale si potesse desumere l'esistenza di conti non dichiarati.
        Nonostante abbia detto più volte che la maggior parte dei clienti si recava di persona nella filiale doveva aveva aperto il conto e controllava da lì la documentazione, che veniva poi conservata in banca o distrutta.
        Nonostante abbia detto che spesso era il gestore che si recava direttamente dal cliente, a casa o in ufficio, per decidere come investire i fondi o risolvere problemi improvvisi, come dimostrano i visiting reports
        Nonostante abbia detto che le schede dei correntisti di Ginevra sono state consegnate assemblate alle autorità italiane (per facilitare il compito....oltre a dati anagrafici e c/c anche i nomi delle società che fanno a capo al cliente e le indicazioni degli strumenti finanziari in cui sono stati investiti i soldi....

        In italia si continua a parlare di riservatezza (che in questo caso non esiste...si deve guardare all'interesse prevalente in questo caso) si continua a parlare di violazione di domicilio (che non esiste perchè la lista è stata trasmessa in italia dalle autorità francesi e non è stata ritrovata nelle abitazioni ), addirittura si è arrivati a dire che manca il logo della banca all'elenco trasmesso...questa nemmeno la voglio commentare.

        Mè...veloci veloci, arzilli arzilli.....


        MILANO «La situazione emersa è particolarmente grave e denota, da parte dei clienti italiani titolari delle disponibilità estere, la marcata intenzione di occultare al Fisco italiano la loro reale situazione patrimoniale ed economica». Così ha scritto il direttore centrale dell’Agenzia delle entrate, Aldo Polito, ai responsabili delle Direzioni regionali, il 12 dicembre scorso. Una comunicazione dettagliata in cui li informa dell’indagine della Procura di Milano su un’ipotetica frode fiscale «per svariate centinaia di milioni di euro» commessa da almeno 351 persone attraverso il sistema di polizze assicurative della succursale italiana di una società del gruppo Credit Suisse, banca con sede a Zurigo. E 351 sono soltanto i nomi già identificati dagli investigatori della Guardia di Finanza e comunicati agli inquirenti, che tutti insieme avrebbero nascosto un miliardo di euro; all’esame di pubblici ministeri e Fiamme gialle ci sono altre polizze cifrate — per un totale di mille — che hanno consentito di celare all’erario circa otto miliardi complessivi.
        Cifre che i finanzieri hanno calcolato dopo aver esaminato i documenti trovati nella sede milanese della società Credit Suisse Life & Pension Aktiengesellschaft (Cslp); carte dalle quali «è stato possibile ricostruire un’attività di promozione di strumenti finanziari denominati “polizze assicurative” rivolte a clienti italiani e non confluita nella contabilità ufficiale della Clsp», scrive Polito.
        Ipotesi riciclaggio
        Fra i 351 nomi di clienti indiziati di voler nascondere le proprie ricchezze, ce n’è uno già noto alle cronache giudiziarie e che fra due settimane comparirà davanti al tribunale di Messina per rispondere, insieme a una ventina di altri imputati, di associazione per delinquere finalizzata al peculato, truffa, falso in bilancio e altri reati: è il deputato del Pd (ex Dc, Cdu, Udr, Ppi e Margherita) Francantonio Genovese, arrestato lo scorso maggio su richiesta della Procura siciliana e del gip dopo l’autorizzazione concessa dalla Camera. Mandato quasi subito agli arresti domiciliari, un mese fa la corte di Cassazione l’ha rispedito in carcere. Genovese s’è quindi rivolto al tribunale per tornare ai domiciliari che però gli sono stati negati; la parola è ora al Riesame. Nel frattempo la Procura ha ricevuto da Milano gli atti sul coinvolgimento del deputato nella sospetta maxi-evasione orchestrata attraverso la filiale della banca svizzera. Nel solo 2005, anno per il quale l’Agenzia delle entrate ha inviato la segnalazione ai sospetti evasori in modo da evitare la prescrizione, Genovese avrebbe portato all’estero poco più di 16 milioni. Una somma spropositata rispetto a redditi e attività ufficiali, che ha fatto aprire a suo carico un nuovo fascicolo penale con l’ipotesi di riciclaggio.
        Il grosso dell’indagine resta a Milano ed è quella di cui ha fatto cenno il procuratore Bruti Liberati nel «bilancio sociale» di fine 2014: inchiesta guidata dall’aggiunto Francesco Greco su «circa mille clienti italiani che hanno investito, al di fuori del rispetto delle norme sul monitoraggio fiscale, in polizze vita di Paesi black list ». Ora la comunicazione dell’Agenzia delle entrate fornisce ulteriori dettagli. Gli «strumenti finanziari finalizzati a occultare capitali all’estero sarebbero stati commercializzati in Italia da dipendenti di società del gruppo Credit Suisse, ovvero da soggetti terzi esterni», attraverso due canali: la vendita delle polizze «da parte della casa madre Cslp che ha sede in Liechtenstein»,e la «vendita da parte della Credit Suisse Life con sede nelle isole Bermuda».
        Somme «scudate»
        Secondo l’Agenzia, i prodotti emessi dal «canale bermudese» sono stati «appositamente ideati per sfuggire anche alla tassazione sugli interessi maturati sui depositi di capitali detenuti in Svizzera, la cosiddetta “euroritenuta”», vale a dire la tassazione all’origine sancita dall’accordo tra la Confederazione e l’Unione europea. Un sistema che sembra escogitato appositamente per eludere i controlli e nascondere soldi allo Stato da parte di cittadini italiani. «Le disponibilità estere dei clienti — sottolinea ancora il direttore dell’Agenzia delle entrate — sono state impiegate in differenti attività d’investimento finanziario localizzate in un Paese a fiscalità privilegiata (Svizzera), mediante la corresponsione di un “premio” per la sottoscrizione di un prodotto finanziario denominato Life Portfolio International che solo formalmente ha natura assicurativa». In realtà la vera ragione dei contratti sottoscritti «era finalizzata ad occultare all’erario ingenti disponibilità finanziarie, con garanzie dell’anonimato grazie all’interposizione della compagnia assicurativa con sede nelle Bermuda o nel Lichtenstein, che l’avrebbe gestito attraverso depositi collocati presso istituti di credito elvetici».
        Che l’obiettivo fosse l’occultamento di capitali per sfuggire alle tasse sarebbe confermato dal fatto che alcune polizze sono state già oggetto di adesione al programma di voluntary disclosure , cioè lo scudo fiscale che ha permesso il rientro dei soldi dietro pagamento di una multa ridotta. L’indagine della Finanza e della Procura milanese — che procede per i reati di frode fiscale, ostacolo all’attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario — prosegue per accertare le responsabilità della banca e dei funzionari che hanno promosso l’iniziativa con i facoltosi clienti italiani, oltre che per individuare le centinaia di nomi ancora nascosti di chi ha sottoscritto le polizze truffaldine.

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          Lista Falciani, ha senso se si cambia la legge sull'evasione fiscale - Il Fatto Quotidiano

          La lista Falciani torna a far parlare di sé: nuovi nomi (forse), maggiore collaborazione da parte della Svizzera (poco probabile), impunità garantita agli evasori italiani (certamente).
          Ricapitoliamo.

          La lista diviene pubblica nel 2009. Subito inizia il fuoco di sbarramento. Proviene da reato (Falciani l’aveva sottratta a Hsbc), non è utilizzabile.

          Gli Usa valutano queste argomentazioni come meritano: zero. In Italia si condivide (con poche eccezioni).

          Le commissioni tributarie si producono in eroici sforzi a tutela dell’evasore, le Procure della Repubblica si attivano senza dannarsi troppo. Rogatoria in Svizzera: per piacere ci date gli estratti conto di Pinco e Pallino? Gli svizzeri non sono giapponesi; ragion per cui non fanno harakiri e respingono con prevedibile motivazione: lista rubata, non collaboriamo. Tutto si spegne. Né si riaccenderà: la situazione giuridica (e di costume) non è cambiata. Anzi sì, in peggio: al massimo tra un anno scatterà la prescrizione. Sicché cominciare oggi le indagini sarebbe davvero privo di senso.

          E poi c’è la voluntary discolsure (un condono più costoso dei precedenti) con annessa amnistia per i reati tributari. Se qualcuno dei “falcianiani” se ne è avvalso, la giustizia penale può mettersi l’animo in pace.

          Eppure si sarebbe potuto fare qualcosa? Si potrebbe fare qualcosa? Sì, mille volte sì.

          Nel 2009. Ok, la lista Falciani di per sé non costituisce prova utilizzabile in un processo penale. Si tratta solo di un elenco di nomi, di saldi e di date; inoltre nulla permette di attribuirvi provenienza certa da Hsbc; e poi gli evasori negano: quel Pinco lì non sono io e non so chi sia; e tocca all’accusa provare che invece è proprio lui.
          Va bene, si cominci la classica indagine in materia di frodi fiscali: identificazione rapporti bancari (in Italia), analisi contabilità e documenti, accertamento beni posseduti e modalità di pagamento dei medesimi; e si compari tutto questo con i redditi dichiarati. I conti tornano? Buon per te, scusa per il disturbo. I conti non tornano? Rogatorie internazionali, fondate non sulla lista Falciani ma sui risultati delle indagini autonomamente svolte in Italia. Ma non si è fatto nulla; e ormai è troppo tardi.

          Nel 2015. Introduzione di un nuovo delitto, quello che una volta era una contravvenzione (708 cp) punita con una pena ridicola e che la Corte Costituzionale dichiarò illegittima nel 1968 (ma i tempi sono cambiati): “Chiunque è colto in possesso di denaro o di beni dei quali non giustifichi la provenienza, è punito…; i beni sono confiscati”.

          È il minimo che si possa fare in un Paese come il nostro, dove l’evasione fiscale è la norma perché è impunita e perché, proprio per questo, è diventata un costume sociale. E non si tratterebbe di inversione dell’onere della prova. Il possessore dei beni deve solo allegare, che vuol dire fornire una spiegazione; sta all’accusa provare che non è vera. “Si tratta di risparmi, di restituzione prestiti da parte di…, di prestito a me fatto da…, di vincita al gioco…”; so per esperienza che la fantasia degli evasori e degli altri delinquenti è infinita. Se l’accusa prova che i risparmi (10 milioni) provengono da una pensione di 1000 euro, che il debitore ha restituito o il creditore ha prestato 10 milioni senza che sia possibile accertare dove li ha presi, non sarebbe ragionevole prendersi i soldi e spedire in galera quello che, nella migliore delle ipotesi, è un ladro e nella peggiore un evasore? Ovviamente sì, sarebbe ragionevole; per questo non succederà.

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            Lista Falciani, ha senso se si cambia la legge sull'evasione fiscale - Il Fatto Quotidiano

            La lista Falciani torna a far parlare di sé: nuovi nomi (forse), maggiore collaborazione da parte della Svizzera (poco probabile), impunità garantita agli evasori italiani (certamente).
            Ricapitoliamo.

            La lista diviene pubblica nel 2009. Subito inizia il fuoco di sbarramento. Proviene da reato (Falciani l’aveva sottratta a Hsbc), non è utilizzabile.

            Gli Usa valutano queste argomentazioni come meritano: zero. In Italia si condivide (con poche eccezioni).

            Le commissioni tributarie si producono in eroici sforzi a tutela dell’evasore, le Procure della Repubblica si attivano senza dannarsi troppo. Rogatoria in Svizzera: per piacere ci date gli estratti conto di Pinco e Pallino? Gli svizzeri non sono giapponesi; ragion per cui non fanno harakiri e respingono con prevedibile motivazione: lista rubata, non collaboriamo. Tutto si spegne. Né si riaccenderà: la situazione giuridica (e di costume) non è cambiata. Anzi sì, in peggio: al massimo tra un anno scatterà la prescrizione. Sicché cominciare oggi le indagini sarebbe davvero privo di senso.

            E poi c’è la voluntary discolsure (un condono più costoso dei precedenti) con annessa amnistia per i reati tributari. Se qualcuno dei “falcianiani” se ne è avvalso, la giustizia penale può mettersi l’animo in pace.

            Eppure si sarebbe potuto fare qualcosa? Si potrebbe fare qualcosa? Sì, mille volte sì.

            Nel 2009. Ok, la lista Falciani di per sé non costituisce prova utilizzabile in un processo penale. Si tratta solo di un elenco di nomi, di saldi e di date; inoltre nulla permette di attribuirvi provenienza certa da Hsbc; e poi gli evasori negano: quel Pinco lì non sono io e non so chi sia; e tocca all’accusa provare che invece è proprio lui.
            Va bene, si cominci la classica indagine in materia di frodi fiscali: identificazione rapporti bancari (in Italia), analisi contabilità e documenti, accertamento beni posseduti e modalità di pagamento dei medesimi; e si compari tutto questo con i redditi dichiarati. I conti tornano? Buon per te, scusa per il disturbo. I conti non tornano? Rogatorie internazionali, fondate non sulla lista Falciani ma sui risultati delle indagini autonomamente svolte in Italia. Ma non si è fatto nulla; e ormai è troppo tardi.

            Nel 2015. Introduzione di un nuovo delitto, quello che una volta era una contravvenzione (708 cp) punita con una pena ridicola e che la Corte Costituzionale dichiarò illegittima nel 1968 (ma i tempi sono cambiati): “Chiunque è colto in possesso di denaro o di beni dei quali non giustifichi la provenienza, è punito…; i beni sono confiscati”.

            È il minimo che si possa fare in un Paese come il nostro, dove l’evasione fiscale è la norma perché è impunita e perché, proprio per questo, è diventata un costume sociale. E non si tratterebbe di inversione dell’onere della prova. Il possessore dei beni deve solo allegare, che vuol dire fornire una spiegazione; sta all’accusa provare che non è vera. “Si tratta di risparmi, di restituzione prestiti da parte di…, di prestito a me fatto da…, di vincita al gioco…”; so per esperienza che la fantasia degli evasori e degli altri delinquenti è infinita. Se l’accusa prova che i risparmi (10 milioni) provengono da una pensione di 1000 euro, che il debitore ha restituito o il creditore ha prestato 10 milioni senza che sia possibile accertare dove li ha presi, non sarebbe ragionevole prendersi i soldi e spedire in galera quello che, nella migliore delle ipotesi, è un ladro e nella peggiore un evasore? Ovviamente sì, sarebbe ragionevole; per questo non succederà.

            https://www.youtube.com/watch?v=1WMLdc1a7hQ

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              Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
              ecco rossè...vuoi fare una cosa buona? fatti un giretto sui mandati fiduciari e vedi cosa sta succedendo in lussemburgo vai vai....stanno chiudendo tutte le succursali de lugano....chiediti il perchè va.....

              Modifiche a Convenzione Italia-Lussemburgo su doppie imposizioni imposte redditoLegge 03.10.2014 n° 150 , G.U. 24.10.2014

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                A questi li dovete andà a piglià sulla fiducia proprio.....:-))))

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                  Dubai, dove si nasconde la ricchezza | LA7 - Video e notizie su programmi TV, sport, politica e spettacolo

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                    Però è carino Gianluca...ahahahha " Gli affari non si fanno dietro le scrivanie degli uffici ahahahah proprio da libricino all'edicola :-)) Direbbe Razzi..."Amico Caro..." ahah......qui ora solo i parveniù......i veri ricchi sono altrove :-)

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                      Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
                      La nota regola del 20/80.....(detta anche dare l'osso ai cani.si regolarizza solo per 20, mentre 80 sono al sicuro super schermati. In questo modo si cerca di allentare la presa...(" da qui siamo già passati"), ecco perchè è importante capire le dinamiche dei flussi dello "scudo"....questi sono la maggioranza...poi esiste l'elite...il loro motto è " Noi siamo noi e voi non siete un c.zz.o", il vero cancro di questo paese..questi non aderiscono. L'analisi dei flussi è importante anche per intercettare qualcuno di questa ulteriore categoria di parassiti....spesso chi utilizza la regola del 20/80 scimmiotta i comportamenti di questi grandi evasori....

                      Mario Ciancio Sanfilippo, chiuse indagini per editore: 'Trovati 52 milioni in Svizzera' - Il Fatto Quotidiano

                      In quelli per i quali sono state sin qui ottenute le necessarie informazioni – spiegano i pm – sono risultate depositate ingenti somme di denaro, 52.695.031 euro che non erano state dichiarate in occasione di precedenti scudi fiscali”.

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                      Sto operando...
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