Originariamente inviato da ROL
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occorre riaffermare l’esigenza, anzi l’urgenza e quindi il dovere intellettuale e morale (un dovere che dovrebbe riguardare soprattutto la sinistra e il sindacato) di tornare (visto che in passato è già stato fatto) a governare i processi, quelli economici e soprattutto tecnologici, i più sfuggenti e apparentemente inafferrabili. Perché – ma tutti sembrano averlo dimenticato – economia e tecnica sono dei mezzi e quindi devono essere usati responsabilmente e a fini di utilità sociale (come sostiene l’articolo 41 della nostra Costituzione), e non diventare, come invece sono diventati, dei fini divenendo invece noi i mezzi umani messi al lavoro a prestazione crescente per accrescere i profitti e la potenza del capitalismo e della Silicon valley. Che oggi continuano a vincere sulla scena mediatica e dell’industria culturale perché offrono non tanto merci, non solo un reddito (in realtà decrescente e sempre più disuguagliante), ma l’incessante promessa/offerta di emozioni, immaginari, pathos, godimento, individualismo narcisistico: è il capitalismo delle emozioni che diventa una cosa sola con il capitalismo delle piattaforme, noi diventando lavoratori e insieme consumatori instancabili (siamo soggetti desideranti per definizione e per natura) della fabbrica delle emozioni e del godimento.
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