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L'angolo di ROL
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Ezio Morettini, amministratore dell’Union Delta, non ci sta a vestire i panni dell’evasore. «La situazione del settore vigilanza è piuttosto omogenea in tutta Italia - dice -: la maggior parte delle aziende sono in crisi di liquidità, non riescono a farsi pagare dai clienti, in particolare dagli enti pubblici. Nel mio caso, ad esempio, la Regione Lazio mi deve da mesi un sacco di soldi. Ad Alessandria, grazie al default del Comune, non so se riuscirò a incassare i compensi per la vigilanza del tribunale». Respinge poi il collegamento con altre società coinvolte nell’inchiesta: «Con alcuni degli indagati non ho mai avuto rapporti. Sono imprese che non conosco». Afferma: «Altro che evasori, siamo vittime: il 60 per cento delle società italiane di vigilanza non sono riuscite a pagare la quattordicesima. Noi l’abbiamo fatto in due tranche».
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(AGENPARL) – Catania, 30 mag 2017 – Su delega di questa Procura distrettuale i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 23 soggetti (6 dei quali in carcere e 17 agli arresti domiciliari) in quanto responsabili dell’appropriazione di denaro pubblico, per un ammontare complessivo di oltre 14 milioni di euro, destinato alla gestione delle attività dell’Istituto Musicale “V. Bellini” di Catania. L’indagine, convenzionalmente denominata “The Band”, vede il coinvolgimento di 38 persone indagate, a vario titolo, per i reati di peculato continuato, di ricettazione, riciclaggio e di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio
http://www.agenparl.com/catania-gdf-...ni-23-arresti/
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Gli investigatori sono riusciti a ricostruire il duplice sistema utilizzato dai sodali per trasformare l’Ente pubblico in una sorta di bancomat senza limiti di prelievo per la soddisfazione anche delle più disparate esigenze personali (tra cui viaggi, gioielli e abbigliamento d’alta moda). Una prima modalità di “sviamento” delle risorse pubbliche ha visto l’opera congiunta di più dipendenti dell’Istituto capaci di sottrarre in 9 anni oltre 10 milioni di euro. Per realizzare il loro progetto criminale hanno fatto ricorso alla falsificazione di firme e di mandati di pagamento compilati con causali differenti (a seconda che lo stesso documento fosse destinato alla Banca o agli atti dell’Ente). Gli artifici documentali, 2 inoltre, hanno riguardato essenzialmente spese obbligatorie (quali oneri del personale, previdenziali e assistenziali) per le quali si è rivelato più agevole eludere ogni forma di controllo interno. L’utilizzo di una causale generica quale è quella di “contributi” ha favorito l’immediata liquidazione di ingenti importi e limitato le probabibilità che gli amministratori dell’Ente scoprissero l’enorme “buco”. Gli istituti di credito, dal canto loro, chiamati a svolgere il mero servizio di “cassa”, hanno registrato gli stessi importi o a favore dell’ex responsabile dell’ufficio ragioneria del Bellini e dei dipendenti suoi complici o a favore di imprese partecipi all’illecito. Il secondo stratagemma, invece, che ha fruttato agli indagati un profitto complessivo pari a circa 4 milioni di euro, ha visto la complicità di un reticolo di imprese commerciali compiacenti spesso riconducibili alle medesime persone fisiche e generalmente inadempienti al Fisco. Le imprese attive nel lucroso circuito sono circa 20 e risultano destinatarie di pagamenti a fronte di prestazioni mai effettuate a favore dell’Istituto Bellini. Anche in questa circostanza, la predisposizione di una contabilità artefatta unita a falsi mandati di pagamento ha favorito la distrazione del denaro pubblico. Il ruolo delle imprese partecipanti al disegno criminale è consistito nell’aprire conti correnti e carte prepagate nei quali far affluire il fiume di denaro sottratto e successivamente nel disporre, attraverso operazioni di home banking e di emissione di assegni nonché di prelevamenti in contanti, dei fondi illecitamente acquisiti per la restituzione e il reimpiego a favore degli stessi indagati. L’attività delle Fiamme Gialle, particolarmente meticolosa nella ricostruzione dei complessi percorsi seguiti dai flussi finanziari transitati in banca o per contanti, ha consentito di acquisire importanti riscontri sul ritorno delle somme illecitamente distratte nella disponibilità dei principali indagati.
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