I Finanzieri hanno così verificato che il dipendente infedele aveva ideato un piano illecito semplice, ma ingegnoso: innanzitutto, riusciva a pagarsi lo stipendio più volte nello stesso mese attraverso artifici contabili; inoltre, gestendo anche la cassa del Comune, intascava somme “extra”, falsificando i mandati relativi ai pagamenti dei servizi da parte degli utenti. In altri casi, ancora, il funzionario produceva giustificativi relativi a spese mai sostenute, documentate grazie a ricevute fiscali e scontrini, talvolta anche raccolti per strada.
Rivestendo, contemporaneamente, due incarichi, l’arrestato era di fatto il controllore di se stesso: egli curava in prima persona le pratiche amministrative, seguendole nel relativo iter e interloquendo spesso con gli altri uffici comunali, presso i quali godeva di fiducia e di credibilità per le capacità professionali dimostrate nel trattare le incombenze burocratiche.
Rischio altissimo nel nostro paese dove, come già ho più volte documentato su questo blog, ci sono molti Comuni con fognature prive di depurazione ovvero con depuratori che non funzionano o depurano solo una parte dei liquami (spesso con bypass truffaldini). Tanto è vero che proprio per un centinaio di questi Comuni l’Italia è già stata condannata dalla Corte di giustizia europea e altre procedure di condanna sono in corso; la Commissione europea ritiene che almeno un terzo dei nostri impianti comunali di fognatura e depurazione non sia in regola con la normativa comunitaria.
Rischio altissimo nel nostro paese dove, come già ho più volte documentato su questo blog, ci sono molti Comuni con fognature prive di depurazione ovvero con depuratori che non funzionano o depurano solo una parte dei liquami (spesso con bypass truffaldini). Tanto è vero che proprio per un centinaio di questi Comuni l’Italia è già stata condannata dalla Corte di giustizia europea e altre procedure di condanna sono in corso; la Commissione europea ritiene che almeno un terzo dei nostri impianti comunali di fognatura e depurazione non sia in regola con la normativa comunitaria.
Rischio che, ovviamente, può riguardare anche i fanghi di depurazione prodotti da questi impianti se non vengono trattati adeguatamente e soprattutto se vengono utilizzati in agricoltura.
Tanto è vero che, quattro mesi fa, il ministro Sergio Costa, dinanzi alla Commissione Ecomafia, ha giustamente evidenziato “l’opportunità di rafforzare i controlli su smaltimenti illeciti di acque reflue o fanghi non trattati in impianti di depurazione che potrebbero causare esposizione umana a materiali potenzialmente infetti da Sars-Cov-2, anche attraverso la contaminazionedi falde sotterranee o superficiali”; aggiungendo di avere sollecitato in questo senso tutti gli organi tecnici e tutte le forze di polizia.
E, visto che ci siamo, forse qualcuno potrebbe dirci perché, nonostante le promesse di intervento immediato, non è ancora stata eliminata la vergogna dell’autorizzazione all’uso in agricoltura di fanghi contaminati da sostanze pericolose introdotta con l’art. 41 del decreto Genova. Sono già passati due anni. E ora c’è anche il Covid 19.
E, visto che ci siamo, forse qualcuno potrebbe dirci perché, nonostante le promesse di intervento immediato, non è ancora stata eliminata la vergogna dell’autorizzazione all’uso in agricoltura di fanghi contaminati da sostanze pericolose introdotta con l’art. 41 del decreto Genova. Sono già passati due anni. E ora c’è anche il Covid 19.
Per prima cosa, lavate con acqua corrente frutta e verdura, per eliminare residui di terra e polvere.
Una volta fatto, procedete a riempire il contenitore con acqua fin quando la verdura (o la frutta) venga completamente sommersa, poi aggiungete il bicarbonato (un cucchiaio di bicarbonato è sufficiente per un litro d’acqua).
Lasciate in ammollo per almeno 5 minuti.
Infine, sciacquate nuovamente la frutta o la verdura sotto l’acqua corrente prima di consumarla
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