L’ipotesi, in pratica, è che, al fine di evadere le imposte sui redditi, avvalendosi di fatture e documenti per operazioni finanziarie inesistenti, basate chi su falsi contratti di “stock lending” e chisu falsi contratti di finanziamento triennale con clausola di “reverse Convertible”, abbiano indicato nel modello unico dell’anno cui l’operazione fa riferimento (si va dal 2004 al 2006) elementi passivi connessi, appunto, a quegli stessi contratti. Nel primo caso, avrebbero preso a prestito un pacchetto di azioni di una società di servizi con sede a Madeira, a sua volta detentrice di altre società “vuote” su cui sarebbero state fatte girare solo operazioni “straordinarie” e riconducibili a investimenti in altri centri off-shore.
Nel secondo caso, sarebbero stati stipulati un contratto di prestito con una società ceca e un altro, di pari importo, per un prestito obbligazionario emesso da una società delle Isole Vergini, con diritto di acquisizione di quote di un’altra società di Madeira. Tutte società estere sostanzialmente “vuote” e costuite al solo scopo di conseguire un indebito risparmio d’imposta.
Il piano d'azione Un piano d’azione che, nella sua variante più frequente, prevede la firma di un contratto di stock lending con un’impresa dell’Europa dell’Est titolare di partecipazioni in un’azienda di Madeira. All’accordo è legata una scommessa sull’entità dei dividendi distribuiti dalla portoghese partecipata da cui dipende il pagamento o meno di una commissione. In realtà, le parti sanno già qual è la fine della storia: la società residente perde sistematicamente la scommessa e deve pagare, ma solo sulla carta, una commissione pari o di poco superiore agli utili distribuiti dalla società.
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