Originariamente inviato da ROL
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anche questa non è una parte spiegata bene......
L’art. 44 del TUIR non prevede una definizione dei redditi di capitale, ma elenca le fattispecie che rientrano in tale categoria di redditi .
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(In generale, si possono definire redditi di capitale i proventi derivanti dall’impiego di denaro e di altre attività finanziarie percepiti al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa.)
-----> non dunque soltanto quei proventi che sono giuridicamente qualificabili come frutti civili ai sensi dell’art. 820 del codice civile e cioè quei proventi che si conseguono come corrispettivo del godimento che altri abbia di un capitale, ma anche tutti quei proventi che trovano fonte in un rapporto che, pur se non riconducibile tra quelli precedentemente menzionati, presenti come funzione obiettiva quella di consentire un impiego del capitale
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Infine, la disposizione di cui alla lettera h) del comma 1 dell’art. 44 del TUIR prevede una fattispecie di chiusura comprendendo tra i redditi di capitale gli interessi e gli altri proventi derivanti da altri rapporti aventi per oggetto l’impiego del capitale, esclusi i rapporti attraverso cui possono essere realizzati differenziali positivi e negativi in dipendenza di un evento incerto.
(Sono, invece, esclusi espressamente dal novero dei redditi di capitale i proventi derivanti da rapporti attraverso cui possono essere conseguiti differenziali positivi e negativi in dipendenza di un evento incerto.Tali redditi costituiscono redditi diversi ai sensi dell’art. 67, comma 1, lettera c-quinquies) del TUIR.)
Generalmente i redditi diversi sono conseguiti mediante operazioni di negoziazione e non di impiego del capitale. Anche la chiusura dei rapporti produttivi di redditi di capitale è generalmente l’effetto di una negoziazione. Il reddito diverso è un reddito “da capitale”, ossia un provento finanziario differenziale in cui il negozio di impiego di capitale, se esiste, non si pone comunque come diretta causa produttiva del provento stesso. Nei redditi diversi da negoziazione finanziaria il titolare avendo già impiegato il capitale per acquisire titoli che producono redditi di capitale, li rivende e realizza una plusvalenza che costituisce appunto reddito diverso (un reddito non prodotto, un reddito entrata). La fonte è pur sempre il capitale ma il reddito deriva non dallo sfruttamento del capitale ma da un’attività di negoziazione.
Per quanto riguarda l’ultima parte della norma (“quelli realizzati mediante rapporti attraverso cui possono essere conseguiti differenziali positivi e negativi in dipendenza di un evento incerto”), qui il riferimento all’incertezza non è un concetto estraneo al reddito di capitale (si pensi agli utili da partecipazione), tuttavia, nel caso dei redditi diversi, l’incertezza del risultato può derivare da elementi estranei o esterni all’utilizzazione diretta del capitale. Così il provento, non derivando dall’utilizzo del capitale, quanto piuttosto da un evento incerto, può considerarsi prodotto non già secondo un legame di causa ad effetto direttamente da capitale, bensì soltanto determinato in dipendenza di un evento incerto
L’individuazione dei redditi di natura finanziaria imponibili come redditi diversi risulta dalla combinazione di cinque distinte previsioni impositive di carattere analitico e cioè quelle previste dalle lett. c), c bis), c ter), e c quater) ed una previsione impositiva di chiusura e cioè la lett. c quinquies).
Per evitare che uno stesso reddito possa ricadere in più previsioni impositive, le previsioni analitiche e quelle di chiusura non sono poste sullo stesso piano, ma su piani successivi, in quanto ciascuna di esse considera imponibili come redditi diversi soltanto i redditi che non risultino già imponibili sulla base delle precedenti previsioni.
Inoltre, sia le fattispecie impositive analitiche sia quella di chiusura sono poste in posizione di subordine rispetto alle fattispecie impositive che individuano le diverse tipologie di redditi di capitale: infatti i redditi indicati nell’art. 67 sono qualificabili come redditi diversi sempreché non costituiscano redditi di capitale; pertanto qualora uno stesso reddito fosse inquadrabile sia nell’elenco dei redditi diversi che nell’elenco dei redditi di capitale, il conflitto normativo andrebbe risolto dando sempre prevalenza alla qualifica di reddito di capitale.
L’art. 44 del TUIR non prevede una definizione dei redditi di capitale, ma elenca le fattispecie che rientrano in tale categoria di redditi .
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(In generale, si possono definire redditi di capitale i proventi derivanti dall’impiego di denaro e di altre attività finanziarie percepiti al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa.)
-----> non dunque soltanto quei proventi che sono giuridicamente qualificabili come frutti civili ai sensi dell’art. 820 del codice civile e cioè quei proventi che si conseguono come corrispettivo del godimento che altri abbia di un capitale, ma anche tutti quei proventi che trovano fonte in un rapporto che, pur se non riconducibile tra quelli precedentemente menzionati, presenti come funzione obiettiva quella di consentire un impiego del capitale
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Infine, la disposizione di cui alla lettera h) del comma 1 dell’art. 44 del TUIR prevede una fattispecie di chiusura comprendendo tra i redditi di capitale gli interessi e gli altri proventi derivanti da altri rapporti aventi per oggetto l’impiego del capitale, esclusi i rapporti attraverso cui possono essere realizzati differenziali positivi e negativi in dipendenza di un evento incerto.
(Sono, invece, esclusi espressamente dal novero dei redditi di capitale i proventi derivanti da rapporti attraverso cui possono essere conseguiti differenziali positivi e negativi in dipendenza di un evento incerto.Tali redditi costituiscono redditi diversi ai sensi dell’art. 67, comma 1, lettera c-quinquies) del TUIR.)
Generalmente i redditi diversi sono conseguiti mediante operazioni di negoziazione e non di impiego del capitale. Anche la chiusura dei rapporti produttivi di redditi di capitale è generalmente l’effetto di una negoziazione. Il reddito diverso è un reddito “da capitale”, ossia un provento finanziario differenziale in cui il negozio di impiego di capitale, se esiste, non si pone comunque come diretta causa produttiva del provento stesso. Nei redditi diversi da negoziazione finanziaria il titolare avendo già impiegato il capitale per acquisire titoli che producono redditi di capitale, li rivende e realizza una plusvalenza che costituisce appunto reddito diverso (un reddito non prodotto, un reddito entrata). La fonte è pur sempre il capitale ma il reddito deriva non dallo sfruttamento del capitale ma da un’attività di negoziazione.
Per quanto riguarda l’ultima parte della norma (“quelli realizzati mediante rapporti attraverso cui possono essere conseguiti differenziali positivi e negativi in dipendenza di un evento incerto”), qui il riferimento all’incertezza non è un concetto estraneo al reddito di capitale (si pensi agli utili da partecipazione), tuttavia, nel caso dei redditi diversi, l’incertezza del risultato può derivare da elementi estranei o esterni all’utilizzazione diretta del capitale. Così il provento, non derivando dall’utilizzo del capitale, quanto piuttosto da un evento incerto, può considerarsi prodotto non già secondo un legame di causa ad effetto direttamente da capitale, bensì soltanto determinato in dipendenza di un evento incerto
L’individuazione dei redditi di natura finanziaria imponibili come redditi diversi risulta dalla combinazione di cinque distinte previsioni impositive di carattere analitico e cioè quelle previste dalle lett. c), c bis), c ter), e c quater) ed una previsione impositiva di chiusura e cioè la lett. c quinquies).
Per evitare che uno stesso reddito possa ricadere in più previsioni impositive, le previsioni analitiche e quelle di chiusura non sono poste sullo stesso piano, ma su piani successivi, in quanto ciascuna di esse considera imponibili come redditi diversi soltanto i redditi che non risultino già imponibili sulla base delle precedenti previsioni.
Inoltre, sia le fattispecie impositive analitiche sia quella di chiusura sono poste in posizione di subordine rispetto alle fattispecie impositive che individuano le diverse tipologie di redditi di capitale: infatti i redditi indicati nell’art. 67 sono qualificabili come redditi diversi sempreché non costituiscano redditi di capitale; pertanto qualora uno stesso reddito fosse inquadrabile sia nell’elenco dei redditi diversi che nell’elenco dei redditi di capitale, il conflitto normativo andrebbe risolto dando sempre prevalenza alla qualifica di reddito di capitale.
UP
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