| Il viaggio di 28 milioni di euro tra le varie scatole societarie del gruppo | |
| Quello di Burani dev'essere un mondo meraviglioso. Un mondo dove i crediti maturano, lievitano, passano da una parte all'altra e poi (puf!) svaniscono. Così è accaduto ad esempio a 28 milioni di euro che una parte correlata, la Ikc, doveva alla capogruppo Mariella Burani Fashion Group. Il 30 dicembre del 2008, la Mbfg lo vende ad una controllata che si chiama D&L. Grazie a questa e altre operazioni simili la holding si segna crediti verso controllate per 110 milioni di euro, di cui 85 verso la sola D&L. Grazie a queste operazioni la capogruppo tiene in piedi il patrimonio netto a livello civilistico, ovvero quel dato che, se negativo, avrebbe comportato una ricapitalizzazione immediata o la liquidazione già un anno fa. Poi succede che il credito venduto alla D&L viene svalutato pochi giorni dopo. Con la cessione la capogruppo ha evitato di iscriversi lei la svalutazione di quel credito e tenuto in piedi il patrimonio netto. I conti della D&L però affondano - anche a causa di quel credito svalutato -, il collegio sindacale fa notare che è poco bello e l'azionista Mbfg dice scusate, abbiamo sbagliato, cancelliamo il nostro credito verso la D&L e ricostituiamo così il patrimonio. Il giro dei 28 milioni dovuti dalla Ikc non è finito. La D&L, alla quale nel frattempo era stata ceduta la partecipazione del gruppo nella stessa società (40%) dice che quei 28 milioni non li vuole più (avendo nel frattempo la capogruppo cancellato il suo, di credito). Et volià, dopo un vorticoso giro, il debito/credito è sparito, i conti stanno in qualche modo in piedi e tutti sono contenti. A parte ovviemante gli azionisti di minoranza della Mbfg, ma vabbè, tanto loro sono sempre gli ultimi di cui preoccuparsi. |
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