Originariamente inviato da ROL
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L’applicazione di questo principio pare non riguardare i crediti e i debiti commerciali. In queste operazioni, infatti, i tempi di incasso e di pagamento si presentano di norma brevi e la componente finanziaria (interessi espliciti o impliciti) non assume rilievo.
Pertanto, nella sostanza, l’applicazione del “vecchio” e del “nuovo” principio non conducono a risultati differenti e quindi i crediti commerciali a breve possono essere valutati al valore di presumibile realizzo, mentre per i debiti commerciali a breve si farà riferimento al valore di presumibile estinzione futura.
Il criterio del costo ammortizzato deve invece essere applicato ai crediti e debiti di natura finanziaria.
Tale modalità di valutazione ha sempre la sua base nel costo storico, ma tiene conto delle differenze tra tassi di interesse nominali e tassi effettivi, in particolare impone di ripartire (ammortizzare) le componenti di reddito finanziarie (interessi) lungo la durata dell’operazione.
esempio
Se si ipotizza un’impresa che contrae un debito di € 100.000 avente scadenza 10 anni al tasso contrattuale del 10% annuo, sostenendo commissioni per € 2.000, ....l’accredito netto (effettivo) sarà di € 98.000.
Il debito verrà pertanto iscritto a € 98.000 e il tasso di finanziamento effettivo sarà calcolato su € 98.000 e non su € 100.000, risultando pari non al 10% ma al 10,33%. Ciò comporta la redazione di un nuovo piano di ammortamento finanziario del debito in base al tasso effettivo e non a quello nominale, con l’iscrizione a Conto Economico degli oneri finanziari effettivi.
Per quanto riguarda i crediti e i debiti, si richiede di tenere conto del “fattore temporale”: in altri termini, i crediti e debiti che al momento della loro rilevazione iniziale non sono produttivi di interessi oppure producono interessi a un tasso notevolmente inferiore a quelli di mercato, vanno “attualizzati”.
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