In cambio del prestito iniziale, la banda voleva da Manattini una cifra molto più alta: 250 mila euro. «Giovanni Lacopo (uomo del clan, ndr) si è presentato spesso a casa mia minacciando di morte me e i miei figli se
non avessi restituito tutti
i soldi che gli dovevo», racconta l’imprenditore. E aggiunge: «Una mattina della primavera del 2013 mentre mi trovavo a casa notavo che andava via la corrente elettrica. Sono andato a controllare i contatori nel cancello d’ingresso della mia villa e ho notato la presenza di due uomini di Carminati. Un mese dopo hanno fatto peggio. La mia compagna mentre tornava a casa, rientrando da scuola con i nostri figli, ha trovato un pollo squartato appeso all’ingresso della villa. La mia compagna e i miei figli che all’epoca erano piccoli, hanno avuto tanta paura che si è protratta per diverso tempo».
Ma le minacce non finiscono qui. «A maggio 2013 una persona mi chiama al telefono e mi invita a prendere un aperitivo in un bar di via Cola di Rienzo. Non conoscevo l’interlocutore e gli ho chiesto di cosa voleva parlarmi, ma l’uomo ribadiva l’invito. Accetto, e così arrivo davanti al bar e dopo aver sistemato la mia moto e tolto il casco sono stato immediatamente aggredito da un uomo alto circa un metro e 90 che mi ha iniziato a colpire ripetutamente al volto facendomi cadere a terra. Mentre ero sul marciapiede in via Cola di Rienzo ha continuato a colpirmi a calci ai fianchi e sulle costole».
Un pestaggio da Arancia Meccanica, in una delle strade più frequentate della Capitale: «Mentre ero per terra sanguinante e cercavo di ripararmi dai calci e dai pugni, ho notato che c’erano altre due persone che si preoccupavano affinché nessuno intervenisse in mia difesa. L’uomo che mi ha colpito, mentre si allontanava, lasciandomi a terra con le costole rotte e sanguinante, mi intimava con accento romano, di comportarmi bene e di saldare il debito».
http://espresso.repubblica.it/plus/a...inati-1.236475
Ma le minacce non finiscono qui. «A maggio 2013 una persona mi chiama al telefono e mi invita a prendere un aperitivo in un bar di via Cola di Rienzo. Non conoscevo l’interlocutore e gli ho chiesto di cosa voleva parlarmi, ma l’uomo ribadiva l’invito. Accetto, e così arrivo davanti al bar e dopo aver sistemato la mia moto e tolto il casco sono stato immediatamente aggredito da un uomo alto circa un metro e 90 che mi ha iniziato a colpire ripetutamente al volto facendomi cadere a terra. Mentre ero sul marciapiede in via Cola di Rienzo ha continuato a colpirmi a calci ai fianchi e sulle costole».
Un pestaggio da Arancia Meccanica, in una delle strade più frequentate della Capitale: «Mentre ero per terra sanguinante e cercavo di ripararmi dai calci e dai pugni, ho notato che c’erano altre due persone che si preoccupavano affinché nessuno intervenisse in mia difesa. L’uomo che mi ha colpito, mentre si allontanava, lasciandomi a terra con le costole rotte e sanguinante, mi intimava con accento romano, di comportarmi bene e di saldare il debito».
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