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Mancata cattura Provenzano, Mori e Obinu "negligenti". Ma "non è provato che volessero favorire il boss" - Il Fatto Quotidiano
il Tribunale con la sentenza impugnata”, scrive la corte, secondo la quale in questo modo “risulta venuto meno anche il movente”. Nell’originaria ricostruzione dell’accusa, infatti, la latitanza di Provenzano non era nient’altro che una “cambiale” da pagare a Cosa nostra dopo il Patto siglato per far cessare la stagione stragista. “Tuttavia- si legge sempre nelle motivazioni – se, come detto, le risultanze processuali sono inidonee – secondo lo stesso pg – a ritenere dimostrata la contestata aggravante del nesso teleologico, le stesse sono parimenti inidonee a provare la sussistenza del movente della trattativa”.
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“Ciò che tuttavia è emerso dalle dichiarazioni dei predetti militari e che appare indubbiamente singolare ed in definitiva inquietante – scrive – è l’estrema difficoltà dagli stessi manifestata nel corso delle loro deposizioni nell’indicare e chiarire in modo plausibile le ragioni della loro presenza a Terme Vigliatore, incorrendo anche in palesi contraddizioni”.
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Paolo Borsellino aveva saputo dei contatti tra i carabinieri del Ros e Vito Ciancimino, come ci ha raccontato la dottoressa Liliana Ferraro. Sappiamo che Borsellino, nel periodo precedente al suo omicidio, era fortemente turbato per qualcosa, ma non sappiamo con precisione a cosa si riferisse. È un dato di fatto che Borsellino, l'1 luglio '92, incontrò l'allora ministro dell'Interno Antonio Mancino, ma l'unico testimone oculare, il magistrato Vittorio Aliquò, ci ha parlato di un breve incontro in cui non si parlò della trattativa". Luciani ha aggiunto: "È singolare che Mancino non ricordi questo incontro avvenuto nel giorno del suo insediamento e con un magistrato che in quel momento era l'uomo di riferimento nella lotta alla mafia. Ma con buona pace di tutti quell'incontro è avvenuto. Su Mancino, però, non abbiamo riferimenti per sostenere che fosse al corrente della trattativa"
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Salvatore Borsellino: “Contro Di Matteo 'mobbing' di Stato” di AMDuemila
“Sto assistendo a qualcosa di terribile: ancora una volta sta succedendo quanto accaduto con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, accusati e contrastati ma oggi è ancora peggio, il trattamento a cui è sottoposto Di Matteo è un vero e proprio 'mobbing' di Stato' con il quale cercano di incoraggiarlo a gettare la spugna e io ho paura che ci riescano”. L'ha detto Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, al convegno in corso a Palermo "Verità, non vendetta. Via d'Amelio 24 anni dopo, le risposte che mancano" in ricordo del giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Claudio Traina. “Contro questo - ha evidenziato - non c'è appoggio che lo può difendere, non è possibile sopportare un tale livello di stress".Di Matteo, ha proseguito, "si è assunto sulle spalle quella che dovrebbe essere la lotta di tutti". E sulle minacce di cui è oggetto il pm: Sulle minacce a Di Matteo: "Veramente pensate che arrivino solo dalla mafia? Che interesse potrebbe avere a minacciare di morte quando il processo di cui si occupa parla di trattativa tra mafia e Stato? La mafia è voce, bocca ed esecutore della condanna a morte, che viene da organi deviati dello Stato". Poi Borsellino ha commentato il conflitto d'attribuzione sollevato sulle intercettazioni Napolitano-Mancino: Sul conflitto d'attribuzione: "Sono sicuro che in quelle intercettazioni l'ex Presidente Giorgio Napolitano abbia assicurato all'ex ministro Nicola Mancino l'impunità. E lo sfido a smentirmi".
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Quando l'evasione fiscale da falsa fatturazione è troppo elevata quasi sempre ci sono anche loro....
Brescia, processo alla "'Ndrangheta della Valtrompia". Tra summit, droga e infiltrazioni nell'economia legale - Il Fatto Quotidiano
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