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volano gli stracci...so carucci però...
Corriere della Calabria - Ordine avvocati Cosenza, dimissioni in massa per il caso Morcavallo
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Omicidio senza colpevole. La frase-simbolo che quest’anno ha accompagnato la XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie organizzata da Libera è stata “La Verità illumina la Giustizia”, applicabile anche al caso Marcone: trascorsi vent’anni dal suo omicidio non si è ancora giunti ad una verità processuale che abbia illuminato la giustizia.
Dopo l’efferato delitto, ma soprattutto dopo la segnalazione che Marcone fece alla Procura, Elio Affatato, all’epoca direttore dell’Ufficio Tributi del Comune di Foggia, viene arrestato per tentata concussione. Pochi mesi dopo l’arresto di Affatato, Stefano Caruso, direttore regionale delle Entrate per la Puglia, viene raggiunto dalla notifica per gli arresti domiciliari in seguito ai reati di concorso in abuso d’ufficio, rivelazioni di segreto d’ufficio ed evasione fiscale. Caruso, secondo l’accusa, avrebbe agevolato l’imprenditore e consigliere provinciale, Antonio Marinari (anch’esso indagato per gli stessi reati del Caruso) e il costruttore Salvatore Spezzati (accusato di abuso d’ufficio) nell’eludere il pagamento della cessione di un’ azienda, circa due miliardi di lire, per ricavarne un terreno edificabile.
Caruso e Marinari ricevono successivamente l’avviso di garanzia per l’omicidio Marcone: uno spiraglio di luce sembra fare inizialmente chiarezza su quanto accaduto il 31 marzo ’95. Trascorsi una decina di giorni però, l’ordinanza di custodia cautelare viene annullata; quattro anni dopo, la procedura penale aperta nei confronti del direttore Regionale delle Entrate e del consigliere provinciale sarà archiviata, prosciogliendo entrambi.
Ma la storia giudiziaria prosegue: nell’99 riaprono le indagini, ma nel luglio dello stesso anno viene sollecitata nuovamente l’archiviazione del caso. La famiglia Marcone, attraverso il suo legale, afferma che gli elementi emersi dalle indagini necessitano di accertamenti più meticolosi e quindi non può essere presa in considerazione un’altra ipotesi di archiviazione.
La richiesta dei familiari di Marcone viene accolta nel marzo 2001, quando il Gip respinge l’istanza e proroga le indagini per i sei mesi successivi. Grazie a questa disposizione, tre mesi più tardi, viene formulato a carico di Raffaele Rinaldi, ex impiegato dell’Ufficio del Registro, l’avviso di garanzia per concorso in omicidio. Nel 2002 Rinaldi perde la vita in un inspiegabile incidente motociclistico.
Le vicissitudini processuali si sono trascinate fino al 2004, quando viene archiviata l’imputazione che pendeva sul Rinaldi, a seguito del suo decesso.
questo in sintesi....Processo alla città. Da quel momento la verità sulla morte di Francesco Marcone viene lasciata sprofondare fra le sabbie mobili degli uffici giudiziari, senza mai più riemergere.
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Da quei quasi dieci anni di inchieste a singhiozzi l’unica cosa che pare essere emersa come certa e inconfutabile e che può essere facilmente rilevabile dai documenti processuali è che il Direttore Marcone si era imbattuto e soffermato su pratiche miliardarie, su interessi di vari esponenti della città collegati con interessi della mafia locale, così come certo è il legame di Rinaldi con la stessa criminalità. Dalle carte processuali del caso Marcone, emerge inoltre che il magistrato Lucia Navazio scriveva, nero su bianco, che la “parte sana” della città non volle collaborare.
Risuona così prepotente il silenzio della giustizia mentre viene conferita a Franco Marcone la medaglia d’oro al merito civile, che reca la seguente motivazione:
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