Francia, l’imprenditore Vincent Bollorè fermato per corruzione. “Facilitato l’arrivo al potere di leader africani in cambio di concessioni su due porti”
“Servono cani da guardia per controllare i cani da guardia”. L’espressione colorita è dell’avvocato Alessandro Gamberini, pronunciata presso la Scuola di Scienze Politiche di Bolognaal seminario su rapporto tra “informazione e giustizia” che aveva scatenato polemiche prima ancora di andare in scena. I cani da guardia da mettere sotto controllo sono naturalmente i giornalisti, in particolare quelli della cronaca giudiziaria, accusati dagli avvocati delle Camere Penali di “brutalizzare le notizie, copiandole dal padrone, cioè il pm” (Gamberini), di “assecondare il background giustizialista dell’opinione pubblica” (Luigi Stortoni), di “scrivere radicali stupidaggini indecenti” (sempre Gamberini), di “mettere un timbro a fuoco sulla pelle degli imputati che rimarrà indelebile” (ancora Stortoni).
Dietro questo impero industriale, però, si muove una galassia di società anonime, collocate nei più riservati paradisi fiscali, ora portata alla luce da una nuova inchiesta giornalistica internazionale basata sui Paradise Papers.
Dietro questo impero industriale, però, si muove una galassia di società anonime, collocate nei più riservati paradisi fiscali, ora portata alla luce da una nuova inchiesta giornalistica internazionale basata sui Paradise Papers.
“La posizione giuridica di Dell’Utri non è in alcun modo rassicurante: la sentenza in esecuzione ha accertato i suoi rapporti con i vertici di Cosa nostra dai primi anni ’70 al 1992. Allarmante appare la pregressa latitanza in Libano, avvenuta nel 2014, vale a dire poco meno di quattro anni fa, nonostante l’età, la patologia cardiaca e le altre affezioni già all’epoca presenti”, scriveva il tribunale, citando anche la richiesta di condanna a 12 anni di reclusione avanzata due settimane fa dalla procura di Palermo nel processo sulla cosiddetta Trattativa .
I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Crotone, grazie anche ad intercettazioni telefoniche, hanno scoperto l’esistenza di una radicata associazione finalizzata a realizzare ingenti risparmi di imposta attraverso l’emissione e l’utilizzo di false fatture riciclandone, successivamente, i proventi.
1) Nella prima, secondo l’accusa, Antonio Aversa De Fazio impartiva disposizioni a Minervino per predisporre false fatture da far emettere nei confronti delle sue società al fine di aumentare fittiziamente i costi e creare un indebito credito iva.
2) Minervino avrebbe poi creato società “cartiere”, intestate a se stesso o a soggetti compiacenti appositamente reclutati, con il solo fine di emettere fatture per operazioni inesistenti a favore delle società riconducibili ad Aversa De Fazio.
3) na volta che le società ricevevano i pagamenti per le false fatture, il denaro veniva fatto sparire mediante prelevamenti per cassa, bonifici e/o assegni da parte di soggetti riciclatori su disposizione di Minervino.
Commenta