Eppure Tognazzi ha sempre e sin da subito rifiutato ogni proposta avanzata da Mps, persino quella di una assunzione a tempo indeterminato.
il Csm ha aperto un fascicolo nei confronti di Natalini e la procura di Genova sta valutando l’ipotesi di abuso d’ufficio. Da ieri intanto il pm ha lasciato Siena e si è trasferito a Roma, negli uffici del massimario della Corte di Cassazione
Le investigazioni, iniziate sul finire del 2016, hanno permesso di svelare un articolato sistema di frode all’IVA, attuato attraverso la seguente triangolazione:
le società beneficiarie della frode commissionavano a piccoli imprenditori (c.d. “padroncini” , aventi sede in varie regioni italiane, quali la T oscana, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna) l’esecuzione per loro conto di trasporti internazionali (non imponibili IVA ai sensi dell’art. 9 del D.P.R. 633/72) di prodotti (principalmente manufatti in pelle, carta, carne e prodotti alimentari) destinati a Paesi esteri (Centro e Nord America, America del Sud, Africa settentrionale e centrale, Cina, ecc.) e consegnati per l’imbarco presso i porti di Livorno e Civitavecchia, dando disposizioni affinché le relative fatture (che non recavano IVA esposta) dovessero essere emesse a favore di tre imprese “ cartiere ” (una ditta individuale e due società di capitali), appositamente costituite per “filtrare” tali transazioni commerciali;
le tre cartiere, ricevute le fatture dai padroncini, emettevano, a loro volta, per le stesse operazioni, nuove fatture (soggettivamente e in parte oggettivamente fittizie) a favore delle ditte beneficiarie della frode, indicando un imponibile gonfiato e l’addebito di IVA;
l’IVA così indicata sulle fatture emesse dalle ca rtiere veniva detratta dalle società beneficiarie della frode ma non veniva versata all’Erario dalle “cartiere”, sistematicamente inadempienti agli obblighi fiscali;
il meccanismo così architettato garantiva alle im prese di P.B. un elevato profitto, rappresentato da un fittizio credito IVA, che veniva usato per compensare i debiti tributari, oltre che la deduzione di costi gonfiati.
Chi c’è dietro il maxi-giacimento in Africa lo rivelano i documenti riservati: sono tre italiani legati al colosso statale. Ecco le carte e i documenti che spiegano come funziona
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Un affare miliardario con molte altre stranezze. Tra i soci privati, infatti, c’è un’azienda africana che è accusata da varie autorità internazionali di essere una “tesoreria occulta” del regime congolese: una società-satellite usata da politici e tecnocrati per portare soldi all’estero e comprarsi beni di lusso. Mentre gli investitori italiani non sono dichiarati o visibili pubblicamente: i loro nomi sono coperti da complicate reti di società offshore, ora svelate da L’Espresso in questo nuovo capitolo dei Paradise papers.
Un affare miliardario con molte altre stranezze. Tra i soci privati, infatti, c’è un’azienda africana che è accusata da varie autorità internazionali di essere una “tesoreria occulta” del regime congolese: una società-satellite usata da politici e tecnocrati per portare soldi all’estero e comprarsi beni di lusso. Mentre gli investitori italiani non sono dichiarati o visibili pubblicamente: i loro nomi sono coperti da complicate reti di società offshore, ora svelate da L’Espresso in questo nuovo capitolo dei Paradise papers.
Alla luce dei recenti sviluppi anche giudiziari, condividiamo la posizione dell’ex consigliere Zingales: per l’Eni serve un commissario esterno indipendente, con pieni poteri di indagine».
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