' O ministro, cardiopatico, aveva fatto un voto alla Madonna prima dell' operazione in Texas: se l' intervento al cuore fosse riuscito, il devoto Paolo Cirino avrebbe aiutato un prete meritevole, don Salvatore D' Angelo, fondatore del villaggio dei ragazzi di Maddaloni, a due passi da Caserta. Come? Con una generosa elargizione di 100 milioni. Mica soldi suoi, beninteso: Zecchina e Di Falco dovettero sborsare il denaro. In due fasi differenti. Zecchina si accollò il voto pomiciniano e pagò i 100 milioni; Di Falco intervenne in seguito, quando anche don Salvatore si ammalò di cuore, e su richiesta di Pomicino, finanziò il viaggio della speranza a Houston.
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L'angolo di ROL
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ecco...., ci arrivo anch'io che non sono un giurista
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017...rnare/3748440/
Clan che sono allo stesso tempo entità criminali paragonabili ad aziende e strumenti al servizio del migliore offerente. Decidono chi eleggere nei Comuni, scelgono assessori e consiglieri, sostengono senatori e deputati, arrivano a dettare il testo delle interrogazioni parlamentari sulle questioni a loro care. Hanno creato nel tempo anche una loro macchina propagandistica, necessaria per ripulirsi l’immagine e offrirsi in pubblico con una faccia “presentabile”. Come imprenditori, invece, agevolano altre imprese nella limatura dei costi offrendo servizi di vario genere a prezzi fuori mercato: smaltimento rifiuti, lavori di varia natura nei cantieri, manodopera da spremere con orari massacranti. Siamo in una terra di confine, dove tutto si confonde, buoni e cattivi frequentano gli stessi salotti, gli stessi luoghi, le stesse aule.Massimo Carminati la definirebbe “mondo di mezzo” , quello spazio in cui purezza e peccato convivono, bianco e nero si amalgamano e formano un’estesa zona grigia, abitata insieme dagli affiliati duri e puri e dai loro complici “perbene”.
Di convergenze criminali sanno qualcosa a Reggio Calabria. Qui una cupola ha gestito da sempre i processi decisionali della città. Ha piazzato governanti e deciso finanziamenti. Accadeva già 30 anni fa, e molti dei sospettati di oggi sono gli stessi di allora. La ’ndrangheta e la massoneria, gli stessi casati criminali di un tempo, boss e spioni infedeli. Cosa è cambiato? Qualche denuncia in più, qualche associazione antimafia che prima mancava, ma quel potere che negli anni ’70 ha trasformato Reggio Calabria in laboratorio di un sistema criminale “misto”, poi mutuato anche da altre organizzazioni, non intende mollare di un centimetro.
«La lotta alla mafia non è tra le priorità di questo Paese»
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Siamo tornati alla mafia poco appariscente e di sostanza del periodo pre-Corleonesi. Sconfitta l’ala stragista, insomma, il mosaico ridotto in mille pezzi è stato ricomposto. Oggi Cosa nostra e le altre organizzazioni sono tornate a essere parte integrante del panorama. Con modi meno rozzi, ma con la stessa capacità di mettere tutti d’accordo e seduti allo stesso tavolo».
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Per trovare oggi le mafie bisogna seguire i soldi. C’è un pentito che sta parlando con i magistrati di Reggio Calabria. Lui è un vecchio riciclatore di miliardi ricavati dai sequestri di persona. «Sa dottore» ha detto rivolgendosi al pm, «eravamo i migliori clienti di alcune banche internazionali, non è stato difficile per noi diventare soci». Ecco, dove sono i tesori dei clan? L’ultima grande sfida investigativa. Una pista che potrebbe portare lontano nel cuore di un’Europa per niente intimorita dai capitali delle cosche e priva di leggi adeguate per sradicare le succursali mafiose. Purché si evitino fastidi, clamori, sparatorie e violenza, nessun denaro è straniero nella grande e civile Unione.
ma li non ci vuole andare nessuno....(quasi nessuno)
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BELPIETRO CONFERMA Le fonti de La Verità (che non sono magistrati della Procura di Catanzaro)
e di quale?
http://www.corrieredellacalabria.it/...teri-smentisce
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http://www.foggiacittaaperta.it/news...-foggia-calcio
IL METODO. Il versamento delle imposte e dei contributi veniva evitato mediante il ricorso – secondo l'accusa - “ad indebite compensazioni in grado di abbattere sensibilmente i debiti accumulati verso l’Erario e, in alcuni casi specifici, traghettando le società cooperative verso la liquidazione volontaria”. In pratica la procedura utilizzata era semplice. Le cooperative interessate inviavano via mail allo studio Curci gli F24 da pagare con importi da pagare di svariate migliaia di euro. Curci provvedeva a modificare la compilazione del modello aggiungendo dei codici tributo per giustificare crediti in compensazione, in realtà inesistenti, e in tal modo abbatteva l'importo dovuto e reinoltrava la mail. Alle cooperative interessate, infine, veniva chiesto il pagamento per il risparmio ottenuto di un compenso esattamente pari al 35% dello stesso e ciò avveniva tramite l'emissione di fatture da parte della cooperativa Queen Service per prestazioni lavorative, mai effettuate. Due sono stati i codici tributi utilizzati: il 6793 utilizzato nel campo delle imprese di autotrasporto e il 3800 utilizzato per l'Irap. Dalle indagini emerge che tali codici fossero utilizzati in maniera non casuale in quanto scarsamente soggetti a controlli dell'Agenzia Entrate.
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