“Clicca qui per leggere l’informativa sulla possibile compromissione delle credenziali personali di accesso al servizio PEC”
Il gestore del servizio – in ossequio a quanto stabilito dall’articolo 33 del Regolamento Europeo in materia di tutela della riservatezza dei dati personali (il numero 679, noto ai più come GDPR) – deve allertare il Garante della Privacy e tutti i soggetti cui si riferiscono i dati così da informarli dell’avvenuta violazione.
Chi ha cliccato sul link evidenziato sulla pagina di “login” al servizio ha trovato una lettera indirizzata al “Gentile Utilizzatore” (che forse in questo momento rischia di essere legittimamente poco “gentile” ma piuttosto infuriato) con cui gli si dice che “a fronte delle azioni di controllo di sicurezza svolte sulla piattaforma PEC” è stata individuata “una possibile compromissione delle credenziali personali di accesso al servizio PEC, precedentemente acquisite attraverso violazioni messe in atto da soggetti terzi ignoti”. La lettera – inquietante come una cartella Equitalia dall’inconfondibile busta verde – cerca di tranquillizzare il destinatario asserendo che “non vi sono comunque evidenze che siano stati violati o prelevati i contenuti delle caselle di PEC”.
Il gestore del servizio – in ossequio a quanto stabilito dall’articolo 33 del Regolamento Europeo in materia di tutela della riservatezza dei dati personali (il numero 679, noto ai più come GDPR) – deve allertare il Garante della Privacy e tutti i soggetti cui si riferiscono i dati così da informarli dell’avvenuta violazione.
Chi ha cliccato sul link evidenziato sulla pagina di “login” al servizio ha trovato una lettera indirizzata al “Gentile Utilizzatore” (che forse in questo momento rischia di essere legittimamente poco “gentile” ma piuttosto infuriato) con cui gli si dice che “a fronte delle azioni di controllo di sicurezza svolte sulla piattaforma PEC” è stata individuata “una possibile compromissione delle credenziali personali di accesso al servizio PEC, precedentemente acquisite attraverso violazioni messe in atto da soggetti terzi ignoti”. La lettera – inquietante come una cartella Equitalia dall’inconfondibile busta verde – cerca di tranquillizzare il destinatario asserendo che “non vi sono comunque evidenze che siano stati violati o prelevati i contenuti delle caselle di PEC”.
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