Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società offshore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti. È risultato in questo dibattimento che la condotta di Mills era dettata appunto dalla necessità di distanziare la persona di Silvio Berlusconi da tali società, al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all’estero, la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Pier Silvio Berlusconi. Una parte dei profitti (non rilevantissima in rapporto alle masse di capitali che transitavano sui conti gestiti da Mills e in particolare anche ai profitti delle società offshore) veniva lasciata, negli anni 1995/1996, nella disponibilità di Mills, con l’esplicita approvazione di Silvio Berlusconi: si tratta del c.d. dividendo Horizon, in origine di circa dieci miliardi di lire. Ciò avveniva attraverso la registrazione nel Regno Unito delle società offshore, con la conseguente tassazione del loro utile. Egli, del tutto inusitatamente, diventava così il beneficiario effettivo di società di cui era invece il fiduciario. Dopo molte e pesanti discussioni, Mills si trovava costretto a suddividere l’intero importo (diventato di circa 4 miliardi di lire, dopo il pagamento delle tasse e la destinazione rimasta ignota di altri 4 miliardi e settecento milioni) con i suoi soci, che però (dopo che già egli ne aveva disposto.....
http://static.repubblica.it/milano/m...razioni/03.pdf
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