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L'angolo di ROL

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    Anselmi spiegava che di Moro ricordava soprattutto «la severità intellettuale».

    Raccontava Anselmi: «Fra noi non c'era confidenza. L'avevo visto la sera prima che lo rapissero e forse per la prima volta si era lasciato andare. "Pochi si rendono conto che l'Italia è sull'orlo di un abisso", mi aveva detto guardandomi negli occhi. Non si può dire che non avesse ragione. Non ho nessun dubbio che se non lo avessero ucciso la storia d'Italia sarebbe stata diversa. Sono convinta oggi più di ieri che il suo è stato un assassinio politico. Moro è stato ucciso perché non potesse più influire sul futuro del nostro paese. In quegli anni le cose stavano cambiando. Si è voluto troncare il cambiamento. Certo, non ho prove da esibire in tribunale, ma indizi e fatti che riguardano la sua prigionia e anche quel che è successo dopo. Si è potuto capire da parecchie cose che Moro doveva morire. In quei giorni è cambiata la storia d'Italia, è cominciato un declino che ci ha portato alla situazione attuale».

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      «Iotti mi chiamò e mi disse: "Tutti mi dicono che sei l'unica su cui non ci sono ombre, non puoi dirmi di no". "Non sono un magistrato, forse non ce la potrò fare", avevo obiettato. Ma la Iotti sapeva convincerti.

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        Nel 1981 Nilde Iotti, allora presidente della Camera, le chiese di presiedere la commisssione di inchiesta sulla P2.
        Ho avuto pressioni, minacce, denunce, sette chili di tritolo davanti a casa, era una vita impossibile. Ma c'era anche chi ci aiutava ad andare avanti, come il presidente Pertini, che ha giocato un ruolo molto maggiore di quel che si crede.Quello che mi fa male è che molti uomini della P2 siano passati indenni da quegli anni

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          http://espresso.repubblica.it/opinioni/editoriale-cerno/2016/10/26/news/chi-ha-paura-dei-giornali-1.286622?ref=HEF_RULLO

          L’Espresso ha pubblicato sul numero scorso un elenco di 147 magistrati, avvocati e professionisti che, 17 anni fa, furono vittime di un furto. Nomi finora inediti. Cosa mai capitò nel nostro strano Paese? Capitò che un tale, di nome Massimo Carminati, entrasse con un commando nel caveau di una banca dentro la città giudiziaria di Roma alla vigilia della sentenza sul processo Pecorelli. Il luogo più protetto d’Italia. Il mistero più cupo di quegli anni. Finora di quel furto erano noti i colpevoli e molti aspetti, mi si passi il termine, noir. Quelli utili per scrivere una fiction dove c’è tutto, ambientazione, azione, suspense, ma manca sempre una cosa, la solita: i mandanti.


          Per la prima volta l’Espresso fa un po’ di luce. Per ricostruire i legami fra quei nomi e i più inquietanti misteri italiani, casi su cui la giustizia lavorava e ancora lavora. Da quel furto discendono processi, assoluzioni, nuovi delitti. Su cui poco, molto poco ancora si sa. Ed ecco che, dall’aula di giustizia dove è in corso il processo per Mafia Capitale, l’imputato numero uno - sempre Massimo Carminati - improvvisamente rompe il silenzio. E chiede la parola. Non per smentire, anzi per confermare tutto. Lo fa con uno strano discorso. Una specie di proclama, pronunciato con voce piana e postura composta di fronte ai giudici, ma rivolto anche all’esterno di quei muri. Carminati parla al nostro giornale e alla politica, parla a chi “sa”, a non precisati “ascoltatori”.

          Dice di non gradire, il boss, che si discetti di lui. Si dà dello scemo. Allude a disegni. Fonti. Enigmi. Spiega di non gradire la «prima pagina». Si premura di indicare alla Corte il recinto dentro il quale svolgere il processo. Ma sono proprio le sue parole a confermarci il “peso” della lista. E con essa degli omissis che dobbiamo ancora colmare nei libri di storia. La nostra risposta? La conferma non ci serviva, avevamo tutti i documenti. Ma queste parole ci stimolano a fare il contrario di quello che ci viene chiesto dall’imputato Carminati: ci stimolano ad andare avanti. Perché ora sappiamo una cosa. È lui ad avere paura dei giornali. Non certo l’Espresso di lui e del suo potere.

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            https://www.themisemetis.com/politic...tituzioni/573/

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              ...................
              Questi tre anni sono stati per me l’esperienza più sconvolgente della mia vita. Solo frugando nei segreti della P2 ho scoperto come il potere, quello che ci viene delegato dal popolo, possa essere ridotto a un’apparenza. La P2 si è impadronita delle istituzioni, ha fatto un colpo di Stato strisciante. Per più di dieci anni i servizi segreti sono stati gestiti da un potere occulto.”

              Con queste parole, Tina Anselmi riassumeva la sua esperienza alla presidenza della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2 conclusa con un buon margine di delusione da parte della stessa che dichiara: ” Il mio rammarico è che non si è voluto continuare a indagare, a studiare il nostro lavoro, ad andare fino in fondo, a leggere, a soppesare i 120 volumi degli atti della Commissione, che tutti potrebbero consultare, che si trovano nella biblioteca della Camera”

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                la domanda è....: ma perchè poi ci sei rimasta con Andreotti?

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                  Non basta rammaricarsi....

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                    Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
                    Multipli e Resti……
                    In un barattolo vi sono biscotti in numero compreso tra 10 e 80. Contandoli a gruppi di 6 non ne resta alcuno, mentre a gruppi di 7 ne restano 6. Quanti sono i biscotti?
                    a) 35
                    b) 51
                    c) 48
                    d) 67

                    bacissssiiiimmmii

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                    Sto operando...
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