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L'angolo di ROL

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    il presunto ‘ndranghetista Danilo Iannì diceva: “Su Planet comanda tutto una certa Ivana […] uno dice una cosa e uno ne dice un’altra però alla fine la parola c’è l’ha sempre questa Ivana”. Dietro la gestione del portale di scommesse, tra i più noti a livello europeo, si sarebbe celato anche un accordo riservato con l’operatore maltese Bet1128, riconducibile ai figli di Vito Martiradonna, detto Vitino l’Enel, storico cassiere del clan Capriati di Bari, Sacra Corona Unita. L’operazione, secondo l’accusa, avrebbe consentito a PlanetWin365 di proseguire la raccolta illegale di scommesse su portali paralleli con suffisso .com. Illecito che sarebbe stato commesso nonostante l’adesione alla sanatoria del 2015, voluta dall’allora governo Renzi, per regolarizzare le sale scommesse in Italia.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/201...WIL_SFey4qBp-0
    La caccia al tesoro per recuperarli è ancora aperta: secondo quanto appreso da una fonte confidenziale, in questi giorni uno dei vecchi proprietari avrebbe tentato di spostare parte delle proprie fortune. Si tratta di Paolo Sipone, 53enne romano arrestato lo scorso novembre con le accuse di associazione mafiosa ed evasione fiscale.

    Nel 2016 – in concomitanza con la vendita della società di gioco a un fondo olandese – Sipone avrebbe depositato oltre 8 milioni di euro su un conto corrente aperto a Londra. Conto finito nel mirino degli investigatori, ma che, stando alla fonte, non sarebbe mai stato formalmente sequestrato. Ora Sipone avrebbe richiesto il trasferimento di una parte dei fondi verso una società austriaca sempre sotto il suo controllo. Un’operazione presumibilmente messa in piedi per far perdere le tracce del denaro. Peccato che, allertata dalle richieste di informazioni della polizia inglese, la banca avrebbe temporaneamente bloccato il conto di Sipone.

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      La caccia al tesoro per recuperarli è ancora aperta: secondo quanto appreso da una fonte confidenziale, in questi giorni uno dei vecchi proprietari avrebbe tentato di spostare parte delle proprie fortune. Si tratta di Paolo Sipone, 53enne romano arrestato lo scorso novembre con le accuse di associazione mafiosa ed evasione fiscale.

      Nel 2016 – in concomitanza con la vendita della società di gioco a un fondo olandese – Sipone avrebbe depositato oltre 8 milioni di euro su un conto corrente aperto a Londra. Conto finito nel mirino degli investigatori, ma che, stando alla fonte, non sarebbe mai stato formalmente sequestrato. Ora Sipone avrebbe richiesto il trasferimento di una parte dei fondi verso una società austriaca sempre sotto il suo controllo. Un’operazione presumibilmente messa in piedi per far perdere le tracce del denaro. Peccato che, allertata dalle richieste di informazioni della polizia inglese, la banca avrebbe temporaneamente bloccato il conto di Sipone.
      https://www.agipronews.it/attualit%C...ille-id.150224

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        I ristoranti nel centro di Bari e gli appartamenti a Londra e Miami, i contatti con la ‘ndrangheta e la mafia siciliana ma anche i buoni rapporti con i funzionari dei Monopoli e dell'Agenzia delle dogane. E poi le talpe all'interno delle forze dell'ordine, gli amici nei Servizi segreti.

        https://ricerca.repubblica.it/repubb...areBari02.html

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          L'INCHIESTA

          Parte da una verifica del Gico della Guardia di finanza, con la supervisione del Nucleo di polizia economico-finanziaria (guidato dal colonnello Pierluca Cassano), sull'utilizzo del dominio ".com" da parte di alcune sale scommesse baresi. Scavando si scopre che tale estensione consente di accedere a piattaforme illegali che collegano le agenzie a bookmaker, a loro volta gestiti dai cosiddetti "master" con competenza regionale. I profitti delle scommesse finiscono nei paradisi fiscali in cui hanno sede le società madri. L'indagine è delle più complesse, perché si trova di fronte contorti intrecci societari, passaggi di quote, uso di prestanome, segreti bancari e capitali all'estero. I finanzieri del colonnello Angelo Ancona, però, si addentrano nei meandri del gioco on line fino a scoprire che i Martiradonna hanno creato un vero e proprio pacchetto di raccolta di scommesse illegali, che offrono ai clan dovunque vadano, in Puglia come in Campania, in Calabria come in Sicilia. Le evidenze, alla fine, sono talmente solide che i pm della Dda Giuseppe Gatti e Renato Nitti chiedono e ottengono dal gip Giovanni Anglana un'ordinanza di custodia cautelare per 22 persone, 16 delle quali pugliesi (7 finite in carcere e 9 ai domiciliari).

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            «Io cerco i migliori adepti nelle migliori università mondiali e tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada che fanno ancora bam bam»: così diceva Vito Martiradonna e Ciccio Capriati, per spiegargli che anche la mafia barese deve cambiare. «Io cerco quelli che fanno così, click click, che cliccano e movimentano — aggiungeva — è tutta una questione di indice». Il dito che non bisogna usare per sparare ma per gestire il denaro on line e riciclarlo, come aveva capito Vitino l'Enèl, per lo Stato pensionato da 500 euro al mese in realtà ricchissimo imprenditore dell'illecito

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              https://www.raiplay.it/video/2009/11...WIelCTGU0GE_7E

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                Ma fare i soldi con il latte non è facile, perché notoriamente è un prodotto a basso margine di guadagno. Alla fine degli anni Ottanta la concorrenza aumenta e il profitto scende fino a diventare negativo. La Parmalat è in perdita e accumula debiti e per poco non viene ceduta al gruppo Kraft. Così, Tanzi, insieme a Fausto Tonna, il direttore finanziario che avrà un ruolo fondamentale nella creazione della truffa che portò al crac, hanno un’idea: quotare la società in borsa.

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                  Ma fare i soldi con il latte non è facile, perché notoriamente è un prodotto a basso margine di guadagno. Alla fine degli anni Ottanta la concorrenza aumenta e il profitto scende fino a diventare negativo. La Parmalat è in perdita e accumula debiti e per poco non viene ceduta al gruppo Kraft. Così, Tanzi, insieme a Fausto Tonna, il direttore finanziario che avrà un ruolo fondamentale nella creazione della truffa che portò al crac, hanno un’idea: quotare la società in borsa.
                  Date le malridotte casse societarie, Roveraro consiglia a Tanzi e Tonna di acquisire una società già quotata, la finanziaria Centronord, ed entrare così su Piazza Affari in modo indiretto.

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                    L’unica condizione è quella di svendere Odeon TV, l’emittente televisiva in perenne perdita acquistata da Tanzi su indicazione di De Mita allo scopo di dimostrare lealtà verso la politica, con la speranza di ricevere un favore al momento giusto. Ma i soldi non bastano, serve altra liquidità. C’è chi dice che di fatto la Parmalat era già fallita in quegli anni. Invece Oden TV viene venduta – con un’operazione non certo trasparente – alla Sasea di Fiorini, una finanziaria che da Ginevra si occupa di comprare e rivendere altre compagnie sull’orlo del fallimento. Per aumentare il capitale le viene poi concesso un prestito da 120 miliardi da Centrofinanziaria, una banca d’affari di proprietà di Monte Paschi di Siena dove il re del latte ha uomini fidati in consiglio di amministrazione.

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                      Quindi acquisisce Fnc tramite la Coloniale, la holding di famiglia, gira le quote di Parmalat a Fnc stessa che diventa Parmalat Finanziaria, e con il ricavato sottoscrive l’aumento di capitale della stessa Parmalat Finanziaria. Infine rimborsa il prestito ponte usato per l’operazione. Un’operazione piuttosto complessa di cui la Consob, che dovrebbe controllare, non si accorge. L’operazione va in porto e grazie anche all’immagine della società che il suo patron ha saputo costruire negli anni, gli investitori comprano e i capitali arrivano.

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