Ovviamente la giustifico per dei motivi: dietro ad un imprenditore non c'è solo lui, ma anche la sua famiglia e i suoi dipendenti...capisco che si possa arrivare a cercare di cavarsela per salvare sé stessi e tutte queste persone...
1) invogliare ad investire in Italia...( ma per il successo dell'operazione potrebbe non bastare....quando agisce solo su una componete, non funziona quasi mai....o meglio funziona solo per fotte.re l'agevolazione)
2) evitare questo...---------------->
Marchi e brevetti posseduti da società estere.
Alcune imprese italiane hanno in passato trasferito i loro marchi o i brevetti che utilizzavano per esercitare la propria attività a società straniere, aventi sede in Stati ove la tassazione dei proventi derivanti dallo sfruttamento di marchi, brevetti e altre opere dell’ingegno è minima in virtù di diversi fattori (ad esempio Lussemburgo e Irlanda). Tale trasferimento avviene normalmente senza realizzo di rilevanti plusvalenze tassabili, vuoi perché il prezzo di trasferimento indicato nel relativo atto di vendita è simulato, in quanto notevolmente inferiore al reale valore dei beni trasferiti, vuoi a seguito dell’utilizzo di norme agevolative. A trasferimento avvenuto la situazione che si è creata è la seguente: la società straniera che detiene il marchio addebita alla società italiana delle royalties per l’utilizzo, da parte di quest’ultima, del marchio o dei brevetti; la società italiana risparmia imposte per un importo pari al 31,4% di tali royalties, mentre la società straniera paga sulle medesime royalties imposte notevolmente inferiori. L’utilizzo di società straniere e la detenzione di marchi e brevetti da parte di queste ultime non è di per sé certamente illecito, ma lo diventa se la società estera è nella sostanza fittizia perché tutte le decisioni che riguardano la sua gestione vengono poi prese in Italia ed essa è stata costituita al solo fine di consentire un indebito risparmio d’imposta; inoltre il trasferimento iniziale dei marchi e dei brevetti dalla società italiana alla società straniera dovrebbe originare, in capo alla prima, la tassazione di una plusvalenza determinata tenendo conto non del prezzo simulatamente indicato negli atti di vendita di tali beni, ma del reale valore di mercato di questi ultimi, identificabile in quello che sarebbe stato applicato se essi fossero stati venduti a soggetti terzi.
Strelizia non dire fesserie......la piccola impresa onesta non esiste più.....(è una questione matematica...se paghi tutto non puoi rimanere sul mercato)
Mi chiedo che cosa si sia fatto e cosa si fa in questo Paese per tutelare e favorire un'imprenditoria sana...perché le pratiche malsane, secondo me, si combattono pure così...
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