pubblico.........mon amour!!
ciao a tutti,
dopo aver letto attentamente ogni intervento e aver riflettuto un po, vorrei fare qualche considerazione.
Quanto si discute di questo argomento, gira e rigira si crea sempre la stessa situazione; chi è dentro (pubblico) vorrebbe essere da tutt'altra parte, e chi è fuori (privato o peggio disoccupato) ambirebbe ad entrare in quella schiera dei quasi 3 milioni di dipendenti pubblici.
Credo che sia una aspirazione legittima e assolutamente suffragata dalla crisi lavorativa che attanaglia la nostra economia da qualche anno.
Io non ho conosciuto (fortunatamente o sfortunatamente) la realtà privata, ma ho sempre sentito le affermazioni più disparate che possono sintetizzarsi nell'equazione privato:superlavoro=pubblico:fannulloni.
Per tanti anni ho quasi pensato che l'equazione fosse perfetta!! Poi ho iniziato nel 1999 a lavorare in una PA appena istituita e devo dire che mi sono dovuto ricredere perchè ho trascorso 5 anni con dei ritmi quasi frenetici, con molte soddisfazioni e circondato da persone giovani, titolate e fortemente motivate, che hanno contribuito a dare un'immagine di PA efficace ed efficiente.
Probabilmente quella era un'eccezione, ma è sintomo di una realtà nuova che sta man mano facendosi largo tra le varie amministrazioni. Aggiungo ancora che forse gli enti dove meno si sente l'influsso di una spinta innovatrice sono probabilmente gli Enti locali, dove si sottende ad altre logiche e dove non sempre la professionalità viene valorizzata ed adeguatamente sfruttata (colpa forse di un contratto collettivo eccessivamente premiante nei confronti degli "Anziani" e poco attento al "nuovo"
.
Quest'ultima considerazione la faccio alla luce della mia attuale esperienza lavorativa (proprio presso un ente locale), che devo dire mi ha abbastanza (lavorativamente parlando) deluso.
In questa realtà ho rivisto molte delle cose scritte in questo 3d relativamente ad appiattimento del lavoro, azzeramento delle prospettive di carriera, scarsa voglia di lavorare, poca meritocrazia, eccessivo spreco di risorse umane ed economiche, (non potete immaginare quanti colleghi "scaldano" la scrivania percependo un "adeguato" stipendio, a carico, naturalmente, dei contribuenti!!)e in ultimo, ma non per questo meno importante, un livello di ignoranza ..............!!!
Ma a fronte di tutto ciò bisogna esaminare e valutare con molta attenzione quello chè c'è sull'altro piatto della bilancia:
Stipendio fisso e garantito, contribuzione previdenziale, fruizione ferie, orari flessibili, buoni pasto, certezza del posto di lavoro, tutela della salute, tutela della gravidanza..............
Io credo che questi elementi non possano e non debbano essere trascurati quando ci si sofferma a pensare alla (in)soddisfazione del proprio posto di lavoro pubblico.
Naturalmente ognuno poi farà le proprie considerazioni, ma una volta un mio conoscente (grosso dirigente di una società mista pubblica-privata) mi disse "se pensi di valere così tanto e di essere sprecato per la tua attuale posizione lavorativa, licenziati e vieni a lavorare da me!!!".
Probabilmente avrei guadagnato un buon 30% in più della mia attuale retribuzione, ma fatte tutte le valutazioni del caso (vedi sopra), considerato il differente orario (39 ore settimanali "flessibili (a detta di chi già ci lavorava anche 50 ore!!)" a fronte delle mia attuali 36 ore fisse) con una famiglia e una bimba piccola, non me la sono sentita di accettare l'incarico. E questo non perchè non abbia delle ambizioni, ma solo ed esclusivamente per continuare a godere di quella tranquillità e serenità di cui ho beneficiato in questi anni per condividerle nei momenti liberi con tutta la famiglia.
Secondo me ognuno di noi (già dipendenti pubblici) dovrebbe porsi il seguente interrogativo: Poichè non sono contento del mio lavoro, se mi licenzio cosa perdo? e se mi guardo in giro cosa ci guadagno?
Facciamo delle stime circa le possibili scelte??
L'unica quasi-certezza è che il dipendente pubblico non diventerà mai ricco sfondato, ma fronte dei tanti benefici credo che l'espetto economico, come peraltro già accennato da qualcun altro, diventi di secondaria importanza!!
Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma preferisco al momento cedere il passo a quache altro forumista.
Sempre aperto al confronto, faccio un in bocca al lupo a tutti coloro impegnati in selezioni, preselezioni et simili.
Alle prossime
ciao a tutti,
dopo aver letto attentamente ogni intervento e aver riflettuto un po, vorrei fare qualche considerazione.
Quanto si discute di questo argomento, gira e rigira si crea sempre la stessa situazione; chi è dentro (pubblico) vorrebbe essere da tutt'altra parte, e chi è fuori (privato o peggio disoccupato) ambirebbe ad entrare in quella schiera dei quasi 3 milioni di dipendenti pubblici.
Credo che sia una aspirazione legittima e assolutamente suffragata dalla crisi lavorativa che attanaglia la nostra economia da qualche anno.
Io non ho conosciuto (fortunatamente o sfortunatamente) la realtà privata, ma ho sempre sentito le affermazioni più disparate che possono sintetizzarsi nell'equazione privato:superlavoro=pubblico:fannulloni.
Per tanti anni ho quasi pensato che l'equazione fosse perfetta!! Poi ho iniziato nel 1999 a lavorare in una PA appena istituita e devo dire che mi sono dovuto ricredere perchè ho trascorso 5 anni con dei ritmi quasi frenetici, con molte soddisfazioni e circondato da persone giovani, titolate e fortemente motivate, che hanno contribuito a dare un'immagine di PA efficace ed efficiente.
Probabilmente quella era un'eccezione, ma è sintomo di una realtà nuova che sta man mano facendosi largo tra le varie amministrazioni. Aggiungo ancora che forse gli enti dove meno si sente l'influsso di una spinta innovatrice sono probabilmente gli Enti locali, dove si sottende ad altre logiche e dove non sempre la professionalità viene valorizzata ed adeguatamente sfruttata (colpa forse di un contratto collettivo eccessivamente premiante nei confronti degli "Anziani" e poco attento al "nuovo"

Quest'ultima considerazione la faccio alla luce della mia attuale esperienza lavorativa (proprio presso un ente locale), che devo dire mi ha abbastanza (lavorativamente parlando) deluso.
In questa realtà ho rivisto molte delle cose scritte in questo 3d relativamente ad appiattimento del lavoro, azzeramento delle prospettive di carriera, scarsa voglia di lavorare, poca meritocrazia, eccessivo spreco di risorse umane ed economiche, (non potete immaginare quanti colleghi "scaldano" la scrivania percependo un "adeguato" stipendio, a carico, naturalmente, dei contribuenti!!)e in ultimo, ma non per questo meno importante, un livello di ignoranza ..............!!!
Ma a fronte di tutto ciò bisogna esaminare e valutare con molta attenzione quello chè c'è sull'altro piatto della bilancia:
Stipendio fisso e garantito, contribuzione previdenziale, fruizione ferie, orari flessibili, buoni pasto, certezza del posto di lavoro, tutela della salute, tutela della gravidanza..............
Io credo che questi elementi non possano e non debbano essere trascurati quando ci si sofferma a pensare alla (in)soddisfazione del proprio posto di lavoro pubblico.
Naturalmente ognuno poi farà le proprie considerazioni, ma una volta un mio conoscente (grosso dirigente di una società mista pubblica-privata) mi disse "se pensi di valere così tanto e di essere sprecato per la tua attuale posizione lavorativa, licenziati e vieni a lavorare da me!!!".
Probabilmente avrei guadagnato un buon 30% in più della mia attuale retribuzione, ma fatte tutte le valutazioni del caso (vedi sopra), considerato il differente orario (39 ore settimanali "flessibili (a detta di chi già ci lavorava anche 50 ore!!)" a fronte delle mia attuali 36 ore fisse) con una famiglia e una bimba piccola, non me la sono sentita di accettare l'incarico. E questo non perchè non abbia delle ambizioni, ma solo ed esclusivamente per continuare a godere di quella tranquillità e serenità di cui ho beneficiato in questi anni per condividerle nei momenti liberi con tutta la famiglia.
Secondo me ognuno di noi (già dipendenti pubblici) dovrebbe porsi il seguente interrogativo: Poichè non sono contento del mio lavoro, se mi licenzio cosa perdo? e se mi guardo in giro cosa ci guadagno?
Facciamo delle stime circa le possibili scelte??
L'unica quasi-certezza è che il dipendente pubblico non diventerà mai ricco sfondato, ma fronte dei tanti benefici credo che l'espetto economico, come peraltro già accennato da qualcun altro, diventi di secondaria importanza!!
Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma preferisco al momento cedere il passo a quache altro forumista.
Sempre aperto al confronto, faccio un in bocca al lupo a tutti coloro impegnati in selezioni, preselezioni et simili.
Alle prossime
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