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PUBBLICO e PRIVATO a confronto: limiti e pregi!

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    PUBBLICO e PRIVATO a confronto: limiti e pregi!

    Apro questa discussione perchè in un'altra si andava fuori tema.
    Io lavoro nel pubblico da circa 6 anni. Nel privato feci solo degli stage di pochi mesi e non posso esprimermi compiutamente a riguardo.

    Tutti cercano il posto pubblico, ma trascurano il rovescio della medaglia: nelle maglie della burocrazia, soffocati da nepotismi e favoritismi, minacciati da mafiosità di bassa lena, spesso chi entra nella pubblica amministrazione pensa sotto molti punti di vista di essere sprecato e sottoutilizzato, ma con il vantaggio di un posto sicuro.
    Nel privato dove sei non ti ci mettono per caso. Nel pubblico si vede di questo e altro.
    Ma nel privato c'è sfruttamento, spesso mancano i contributi.
    E per chi vuole fare impresa? Oggi quanto conviene e dove?

    A voi
    Ultima modifica di menga; 16-03-2008, 09:21.

    #2
    fammi trovare un lavoro che poi rispondo!!!!!!
    scherzo!! io faccio l'avvocato......meglio lasciar perdere!!! dalla mia esperienza posso assicurarti che è meglio il pubblico!
    gli amici vanno e vengono........i nemici si accumulano!

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      #3
      Dipende forse anche dalla Regione dove uno abita.
      Io abito in una Regione piccola dove le aziende private con più di 300 addetti si contano sulle dita di una mano. Il resto sono tutte piccole aziende artigianali: cosa si può fare in una piccola azienda artigianale se non il contabile con 1.000 e rotti euro al mese? A quel punto è meglio il pubblico.
      Per non parlare dell'accesso alle professioni: praticamente inesistente (ho mandato decine di curriculum a studi professionali per fare il praticantato: nessuna risposta).
      La scelta è quindi ripiegata sul pubblico.
      Se invece abitassi in Lombardia sarebbe diverso: lì di occasioni buone nel privato ce ne sono ancora.
      Ho però notato che ultimamente nei colloqui di lavoro guardano di più a come uno si presenta (la famosa "bella presenza") che alle reali competenze e capacità: insomma l'idea è quella di poca serietà.

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        #4
        io lavoro nel pubblico e vi assicuro che la situazione nn è affatto bella: è vero, c'è posto fisso ma poi...motivazione zero, meritocrazia ancor meno... è pur vero che nn tutte le pa sono così....

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          #5
          Originariamente inviato da menga Visualizza il messaggio
          Apro questa discussione perchè in un'altra si andava fuori tema.
          Io lavoro nel pubblico da circa 6 anni. Nel privato feci solo degli stage di pochi mesi e non posso esprimermi compiutamente a riguardo.

          Tutti cercano il posto pubblico, ma trascurano il rovescio della medaglia: nelle maglie della burocrazia, soffocati da nepotismi e favoritismi, minacciati da mafiosità di bassa lena, spesso chi entra nella pubblica amministrazione pensa sotto molti punti di vista di essere sprecato e sottoutilizzato, ma con il vantaggio di un posto sicuro.
          Nel privato dove sei non ti ci mettono per caso. Nel pubblico si vede di questo e altro.
          Ma nel privato c'è sfruttamento, spesso mancano i contributi.
          E per chi vuole fare impresa? Oggi quanto conviene e dove?

          A voi
          Io posso parlare, credo con discreta cognizione di causa, del privato. E per questo concordo pienamente con GOKU.
          Se ai concorsi pubblici ci sono orde di laureati, di avvocati, di laureati in economia con l'abilitazione alla professione di commercialista, un motivo ci sarà pure.

          Per quanto mi riguarda, in 10 anni di attività lavorativa (composta da stages, contratti a termine et similia) ho maturato 4 anni di contributi previdenziali: quelli del riscatto del corso di laurea...
          Per il resto: tanto lavoro non retribuito, tante attese diisilluse, tante angherie.
          Ho fatto uno stage nell'ufficio risorse umane di una banca e ho visto come venivano determinate assunzioni, promozioni e trasferimenti: di meritocratico c'era assai poco.

          Ecco perchè penso, pur non avendolo 'saggiato', che il pubblico non può essere peggio.

          Inoltre, nel settore privato, quando si superano i 30-32 anni si diventa 'invisibili' per il mercato del lavoro. Prova a vedere le offerte di lavoro sulle riviste e siti web specializzati.

          Altro esempio: anni fa, a me che mi ero occupato per un anno di selezione di lavori interinali, fu proposto da una società concorrente di lavorare per loro con stage di 6 mesi non retribuito. Dovevo andare a 700 km da casa per lavorare 6 mesi essendo retribuito coi soli buoni pasto.
          Il pubblico non pagherà tantissimo, ma paga. E lo fa da subito. Se hai un leggero mal di testa ti prendi il gorno di malattia. Se vuoi partecipare ad un concorso è tuo diritto ottenere il giorno libero.
          Lavori 6-7 ore al giorno è quello in più è straordinario. Il tuo posto di lavoro è (relativamente) sicuro.

          Tutto questo nel privato non vale: ricordo di quella volta che non son potuto neanche tornare a casa a votare o andare al funerale di mio zio. Ricordo delle difficoltà avute per avere una giornata libera (ed ero stagista!!) ed andare al matrimonio di uno dei miei migliori amici.

          Io non penso di essere un genio, sono più o meno consapevole dei miei limiti, però con una laurea con lode ed un master (frequentato grazie alla vincita di una borsa di studio), non essere chiamato nemmeno per fare un colloquio è mortificante. Nel privato questo succede.
          Cosicchè puntare sul pubblico, per quanto mi riguarda, è una necessità, non solo una scelta.

          Insomma Menga, capisco la tua denuncia ma nei momenti in cui sei più negativo guarda il bicchiere mezzo pieno.

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            #6
            Harkin immagino che tu viva in una regione del sud, o mi sbaglio??
            Ultima modifica di goku; 16-03-2008, 11:52.
            gli amici vanno e vengono........i nemici si accumulano!

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              #7
              Originariamente inviato da goku Visualizza il messaggio
              Harkin immagino che tu viva in una regione del sud, o mi sbaglio??
              Si, Goku, ho lavorato anche a Bologna e Roma ma vivo a Bari.
              Per chi vuol lavorare nel privato, nascere e vivere, ad esempio, a Milano è un gran bel vantaggio: ci sono un'infinità di corsi e di opportunità in più che si possono cogliere e accettare anche se poco retribuite. Ma per chi deve lasciare solo per un posto letto almeno 400 euro al mese diventa molto più difficile...

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                #8
                Originariamente inviato da charlatan Visualizza il messaggio
                io lavoro nel pubblico e vi assicuro che la situazione nn è affatto bella: è vero, c'è posto fisso ma poi...motivazione zero, meritocrazia ancor meno... è pur vero che nn tutte le pa sono così....
                Charlatan,
                non pensare che nel privato ci sia tutta questa meritocrazia, già a partire dall'assunzione.
                Non sono io ma le statistiche a dire che un lavoratore su due trova il posto grazie a segnalazioni o affini (in realtà secondo me, soprattutto al sud, la percentuale è molto piùà alta).
                Poi io conosco persone valide, con voglia di fare, che nella p.a., anche se con qualche difficoltà, stanno riuscendo ad emergere. Magari sono dei casi isolati ma ci sono.
                Una mia conoscente che lavora all'ICE (Istiuto Commercio Estero) mi diceva che era molto meno faticoso operare nel privato, ma le piace il lavoro che fa.
                Penso che tu abbia ragione quando dici che non tutte le P.A. sono uguali.

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                  #9
                  Originariamente inviato da B2C Visualizza il messaggio
                  Dipende forse anche dalla Regione dove uno abita.
                  ...........
                  Se invece abitassi in Lombardia sarebbe diverso: lì di occasioni buone nel privato ce ne sono ancora.
                  Ho però notato che ultimamente nei colloqui di lavoro guardano di più a come uno si presenta (la famosa "bella presenza") che alle reali competenze e capacità: insomma l'idea è quella di poca serietà.
                  Concordo con te sull'importanza di dove si nasce e/o vive.
                  Quanto all'importanza della presenza credo che ci sia ma relativamente. E poi dipende anche dal tipo di attività per la quale ci si propone.
                  Oggi è più importante l'età: basta guardare gli annunci. Tutti contengono limite di età, ad eccezione dei lavori da commerciale puro, quelli che vengono definiti agenti, funzionari commerciali, account manager o per chi lavora al call-center. Anche perchè in quei casi ti pagano solo se vendi.
                  Ultimamente noto anche una certa discriminazione basata sul sesso, nel senso che sopratutto per l'accesso ad alcune mansioni, le donne sono preferite agli uomini. Poi, certo, quando si tratta di fare carriera, in linea di massima, le donne tornano ad essere penalizzate.
                  Non so se questo succede nel pubblico.

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                    #10
                    Ogni tanto qualcuno apre questa eterna ma interessante discussione. E' difficile da parte mia essere imparziale di fronte a queste tematiche dal momento che, alcuni mi conoscono nel forum, ho maturato anch'io diversi anni di esperienza alle spalle nel settore pubblico, e se continuo su questa strada rischio seriamente di diventare un "vecchio cerbero" della p.a..

                    A parte gli scherzi ormai è da anni che ci chiediamo meglio il pubblico o il privato? E' una discussione cui non si verrà mai a capo di nulla. I limiti del pubblico li conosciamo ormai a memoria, ma io a tal proposito vorrei farvi sottolineare che a dire il vero gli strumenti per migliorare il settore pubblico li abbiamo già in mano da anni. Solo che non vengono mai utilizzati. Per esempio prendete il d.lgs. n° 286/1999. E' indirizzato a tutte le p.a. eppure ben pochi lo applicano. E quei pochi che lo applicano lo applicano male oppure fanno "finta" di applicarlo. Io ho scritto una tesi di laurea su queste problematiche. Ci sarebbe da scrivere una enciclopedia.

                    Io penso che fino a quando il settore pubblico non funziona, nemmeno il settore privato funziona. Molti pensano che il settore privato ha una vita propria, indipendente dal pubblico. Non è esattamente così. Io come imprenditore svolgo ovviamente la propria attività, ma per farlo ho bisogno di un'autorizzazione commerciale (un esempio), mi devo aprire una partita iva, e, in teoria, devo stare attento a pagare i contributi dei dipendenti. Insomma...non è che sono così "libero" come qualcuno crede. Io invece come dirigente della p.a. devo protocollare l'autorizzazione commerciale, devo inviare i controlli all'interno dell'impresa se l'imprenditore ha rispettato le norme della 626 oppure le norme sui controlli sanitari...insomma in teoria il privato e il pubblico sono...DOVREBBERO essere un universo parallelo, e NON separato l'uno dall'altro...questa secondo me é la chiave di tutto. Se uno vive in modo indipendente dall'altro allora succedono casini. D'altro lato però bisogna stare attenti a non trasformare il "parallelismo" in "connubio" come è successo negli anni '90 con tangentopoli...ma come purtroppo sta accadendo tutt'oggi...per non parlare poi dell'infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti, quello é il caso estremo.

                    Come vedete la strada è ancora molto lunga e sinceramente ormai possiamo solo sperare nel potenziamento e miglioramento dei servizi pubblici al fine di un miglioramento dell'attività imprenditoriale. Gli imprenditori svolgono la loro attività in modo indipendente dalla p.a. ma devono rispettare le leggi, e per rispettare le leggi è necessario il supporto operativo della p.a..

                    Secondo me dovrebbe essere così il mondo del lavoro, ma purtroppo è pura utopia

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