In particolare, allorquando una sua società diveniva oggetto di attenzione da parte del Fisco con la notifica di avvisi di accertamento, l’indagato la poneva in liquidazione, avvalendosi di prestanome nullatenenti, individuati grazie a fidati collaboratori (tra cui i citati professionisti), spogliandola dei beni di valore che però, attraverso una serie di simulati passaggi di proprietà, tornavano in suo possesso, rientrando nel patrimonio di altre società sempre a lui riconducibili. Tutto ciò per scongiurare il fallimento che, laddove fosse stato dichiarato, avrebbe potuto destare l’attenzione delle Istituzioni. Terminata la procedura di liquidazione, grazie anche alla presentazione di bilanci ed atti falsi, richiedeva la cancellazione della società dal registro delle imprese e dava avvio ad una serie di escamotage (trasferendo la sede delle società in luoghi non veritieri e presentando ricorsi pretestuosi alle sedi dell’Agenzia delle Entrate di volta in volta interessate), realizzati al solo fine di far trascorrere un anno dalla chiusura della liquidazione (termine previsto per la richiesta di fallimento), riuscendo così ad eludere la pretesa tributaria, accumulando così un debito con il Fisco di oltre 40 milioni di euro.
L’ideatore di tale sistema non è però riuscito a evitare il fallimento di una società bolognese, operante proprio nel settore del commercio di autovetture di lusso, dichiarato nell’anno 2013 dal Tribunale su istanza della locale Agenzia delle Entrate. Da qui ha preso avvio, su delega dell’A.G., l’azione delle Fiamme Gialle, che hanno scoperto società schermo e trasferimenti simulati di beni immobili, dei quali il principale indagato aveva continuato a disporre. Per questi motivi il GIP del Tribunale di Bologna, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto nei suoi confronti anche misure cautelari personali, già eseguite nei mesi scorsi. All’esito dell’attività investigativa, sulla base di penetranti indagini bancarie e previo nulla osta dell’Autorità Giudiziaria, è stato ricostruito, sotto il profilo fiscale, l’ammontare della ricchezza movimentata e sottratta al Fisco italiano che, garantendo all’interessato un elevato tenore di vita, per gli anni dal 2009 al 2014 è risultato pari a oltre 96 milioni di euro.
In particolare, allorquando una sua società diveniva oggetto di attenzione da parte del Fisco con la notifica di avvisi di accertamento, l’indagato la poneva in liquidazione, avvalendosi di prestanome nullatenenti, individuati grazie a fidati collaboratori (tra cui i citati professionisti), spogliandola dei beni di valore che però, attraverso una serie di simulati passaggi di proprietà, tornavano in suo possesso, rientrando nel patrimonio di altre società sempre a lui riconducibili. Tutto ciò per scongiurare il fallimento che, laddove fosse stato dichiarato, avrebbe potuto destare l’attenzione delle Istituzioni. Terminata la procedura di liquidazione, grazie anche alla presentazione di bilanci ed atti falsi, richiedeva la cancellazione della società dal registro delle imprese e dava avvio ad una serie di escamotage (trasferendo la sede delle società in luoghi non veritieri e presentando ricorsi pretestuosi alle sedi dell’Agenzia delle Entrate di volta in volta interessate), realizzati al solo fine di far trascorrere un anno dalla chiusura della liquidazione (termine previsto per la richiesta di fallimento), riuscendo così ad eludere la pretesa tributaria, accumulando così un debito con il Fisco di oltre 40 milioni di euro.
L’ideatore di tale sistema non è però riuscito a evitare il fallimento di una società bolognese, operante proprio nel settore del commercio di autovetture di lusso, dichiarato nell’anno 2013 dal Tribunale su istanza della locale Agenzia delle Entrate. Da qui ha preso avvio, su delega dell’A.G., l’azione delle Fiamme Gialle, che hanno scoperto società schermo e trasferimenti simulati di beni immobili, dei quali il principale indagato aveva continuato a disporre. Per questi motivi il GIP del Tribunale di Bologna, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto nei suoi confronti anche misure cautelari personali, già eseguite nei mesi scorsi. All’esito dell’attività investigativa, sulla base di penetranti indagini bancarie e previo nulla osta dell’Autorità Giudiziaria, è stato ricostruito, sotto il profilo fiscale, l’ammontare della ricchezza movimentata e sottratta al Fisco italiano che, garantendo all’interessato un elevato tenore di vita, per gli anni dal 2009 al 2014 è risultato pari a oltre 96 milioni di euro.
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