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L'angolo di ROL

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    http://www.grandangoloagrigento.it/250791/

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      http://agrigento.gds.it/2017/02/25/t...eviato_633317/

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        http://www.eutekne.info/Sezioni/Art_...afforzata.aspx

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          http://lettere-e-risposte.blogautore...ta-col-trucco/

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            La traduzione dal greco o dal latino è la prova più difficile al liceo classico...l'albanese è simile al greco evidentemente...
            Ultima modifica di strelizia; 22-06-2017, 09:59.

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              “La ‘ndrangheta è in tutti i settori dello Stato Legami con istituzioni, massoneria e Servizi”



              Relazione del procuratore Antimafia Franco Roberti: “Mafie presenti in quasi tutte le regioni, in grado di indirizzare investimenti. Si pongono come autorità pubbliche”. Su proibizionismo: “Ha fallito, legalizzare”


              Le mafie che si pongono come autorità pubbliche, la ‘ndrangheta presente i tutti i settori nevralgici e presente in quasi tutte le regioni. È il quadro che emerge dalla Relazione della Direzione nazionale Antimafia e antiterrorismo presentata oggi dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti. Alcune indagini hanno rivelato come la criminalità organizzata nata in Calabria sia “presente in tutti i settori nevralgici della politica, dell’amministrazione pubblica e dell’economia”. La ‘ndrangheta “è presente in quasi tutte le regioni italiane nonché in vari Stati, non solo europei, ma anche in America – negli Stati Uniti e in Canada – ed in Australia”

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                Caso Consip, “Scafarto informò un ex superiore”. L’ombra degli 007

                Nuove accuse - Dalle chat il sospetto che il capitano inquisito abbia riferito a un altro ufficiale, forse passato ai Servizi. Lunedì sarà sentito

                http://www.ilfattoquotidiano.it/prem...bra-degli-007/

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                  Sicurezza, dotazioni patacca agli agenti. Cantone boccia le gare del Viminale: “Prezzi gonfiati e scarsa trasparenza”

                  http://www.ilfattoquotidiano.it/2017...renza/3666801/

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                    http://www.corrieredellacalabria.it/...ita-scopelliti

                    Delle mafie storiche, la ‘ndrangheta è di certo quella più in salute. Ma proprio nella sua capitale, Reggio Calabria, è stato fatto uno straordinario passo avanti nel contrasto della sempre pervasiva attività di contaminazione che le ‘ndrine da anni sono in grado di portare avanti. Della ‘ndrangheta è stata scoperta la direzione strategica e l’individuazione di tale oscura cabina di regia – evidenzia la Procura nazionale antimafia – non è solo teorica. Di questi occulti e pericolosi registi, oggi, grazie all’indagine “Mammasantissima”, iniziano a conoscersi i primi nomi.

                    LA SANTA Al vertice ci sono l’avvocato Giorgio De Stefano, legato per sangue e rapporti strategici ad una delle più potenti famiglie della ‘ndrangheta tutta, del legale ed ex deputato Paolo Romeo, «appartenente al mondo massonico e, al contempo, uomo di vertice dell’associazione criminale, dei cui interessi è portatore, nel mondo imprenditoriale ed in quello politico (..) senza dimenticare i suoi antichi e dunque ben solidi rapporti con la destra estrema ed eversiva, nel cui contesto, versa la fine degli anni 70, ebbe modo di occuparsi della latitanza di Franco Freda, imputato a Catanzaro nel processo per la “strage di piazza Fontana”». Strettamente collegati a loro e alla direzione strategica sono anche Francesco Chirico «alto funzionario regionale, in servizio per lunghi anni anche al Comune di Reggio Calabria, nonché due esponenti politici di primo piano, Alberto Sarra, assessore regionale e Antonio Caridi, Senatore della Repubblica (ex assessore regionale e comunale)».

                    LA POLITICA SECONDO I CLAN Sono loro – spiega la Dna, anche sulla scorta di una serie di operazioni come “Sistema Reggio”, “Fata Morgana”, “Reghion”, “Sansone” eseguite nel corso del 2016 e oggi tutte confluite nel maxiprocedimento “Gotha” – ad aver espropriato i cittadini di ogni appuntamento elettorale convocato quanto meno dal 2001 ad oggi. Valorizzando quanto emerso nell’indagine “Mammasantissima”, la Procura nazionale antimafia ricorda infatti che «sono stati, invero, il Romeo ed il De Stefano a pianificare, fin nei minimi dettagli, l’ascesa politica di Alberto Sarra, consigliere regionale nel 2002 – subentrando a Giuseppe Scopelliti, fatto eleggere Sindaco di Reggio Calabria – assessore regionale nel 2004, prendendo il posto di Umberto Pirilli, a sua volta eletto al Parlamento Europeo grazie al massiccio appoggio di praticamente tutte le famiglie del mandamento di centro, da Villa San Giovanni a Bova Marina e, infine, sottosegretario regionale nel 2010, designato del predetto Scopelliti, nel frattempo divenuto presidente della Regione Calabria».

                    INCOGNITA SCOPELLITI Tutti nomi che hanno avuto – e forse hanno ancora – un peso politico notevole nella storia recente della Calabria. Ma solo Sarra, per adesso, è stato raggiunto da un provvedimento cautelare. «L’effettivo ruolo giocato dallo Scopelliti e dal Pirilli nel suddetto contesto, non è oggetto del titolo custodiale di cui si discute». Quanto meno – sembra intendere la Dna – per adesso.

                    INFEZIONE GENERALIZZATA In ogni caso, si legge nella relazione, «si è di fronte ad un complesso di emergenze significative, ancora di più che in passato, di una ndrangheta presente in tutti i settori nevralgici della politica, dell’amministrazione pubblica e dell’economia, creando, in tal modo, le condizioni per un arricchimento, non più solo attraverso le tradizionali attività illecite del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni, ma anche intercettando, attraverso prestanome o, comunque, imprenditori di riferimento, importanti flussi economici pubblici ad ogni livello, comunale, regionale, statale ed europeo».

                    TRA FAME DI PROFITTO E FAME DI LAVORO E la crisi non ha fatto altro che agevolare la crescita delle ‘ndrine, perché le indagini del 2016 hanno mostrato come «la ‘ndrangheta” continui a dimostrare grande capacità di rendere funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi di radicamento capillare sul territorio e di controllo di tutte le attività economiche ivi operanti, il bisogno di lavoro che attanaglia gran parte delle famiglie calabresi, soprattutto i giovani». Un meccanismo disfunzionale anche per la politica perchè «le imprese direttamente controllate dalle consorterie, quelle a cui sono stati fatte vincere le gare pubbliche ed anche quelle sottoposte alla loro azione estorsiva, sono state sempre sollecitate ad assumere personale nominativamente indicato, cosa che ha contribuito ad alzare il gradimento dei sodalizi e di chi li rappresenta e, dunque, ad incrementare quel controllo del voto, che costituisce la vera forza della ndrangheta, soprattutto nei rapporti con la politica».

                    PRIORITÀ AREA GRIGIA Una fotografia impietosa, ma reale, frutto di un lavoro mirato contro la cosiddetta zona grigia «di esponenti della politica, delle istituzioni, delle professioni, dell’imprenditoria, in grado di fornire alle famiglie della ndrangheta, occasioni di grandi arricchimenti e – a volte – garanzie di impunità». Attorno al nucleo centrale della direzione segreta – la Santa – emerge un nucleo composito di professionisti, imprenditori, funzionari pubblici, esponenti politici ed istituzionali, funzionali all’infezione dei clan nella politica, nell’economia, nelle istituzioni, come pure nella società civile. È questo il cuscinetto che permette al nucleo criminale di consolidare consenso, acquisire nuovi rami di business, espandere la propria influenza, pregiudicare nuovi settori, legare a sé – per paura, passività, collusione, o convenienza – nuovi accoliti.

                    ASSOCIATO O CONCORRENTE ESTERNO? Tutti soggetti che attualmente, quando finiscono nelle maglie di indagine, sono imprigionati nella gabbia stretta del concorso esterno, se non del semplice favoreggiamento aggravato dall’articolo 7 (aggravante mafiosa), sebbene ricoprano un ruolo fondamentale nell’evoluzione e nell’affermazione delle ‘ndrine. Una situazione che potrebbe radicalmente cambiare, restituendo ai magistrati gli strumenti per incidere sul nucleo duro dei clan, se il Parlamento recepisse le modifiche normative invocate dalla Procura nazionale antimafia. Da anni, la Dna si sgola chiedendo di inserire una nuova aggravante del reato di associazione mafiosa che preveda l’aumento di un terzo della pena «se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo (..) sono acquisite, anche non esclusivamente, con il ricorso alla corruzione o alla collusione con pubblici ufficiali o esercenti un pubblico servizio, ovvero ancora, con analoghe condotte tese al condizionamento delle loro nomine». Una nuova fattispecie che permetterebbe di inquadrare per il loro reale ruolo tanti personaggi finiti a processo o sotto indagine con un’imputazione irrispettosa del loro reale ruolo. E un’imputazione parziale è una verità negata.

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                      https://www.youtube.com/watch?v=Q__ZZdsxEx4

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