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L'angolo di ROL

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    http://napoli.repubblica.it/cronaca/...21/?refresh_ce

    Secondo l'accusa, poi, "di tali scritture si perdeva traccia", in modo da "non consentire o comunque ostacolare la ricostruzione del volume d'affari e dei redditi della stessa società", scritture risultate in seguito, per chi indaga, nella disponibilità dell'artista.

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      Nello stesso procedimento rischiano il processo altre quattro persone. Una di queste potrebbe essere chiamata a rispondere di simulazione di reato per aver denunciato il furto di un'automobile affermando falsamente che all'interno della vettura si trovavano i documenti contabili.


      giggino, ma sta cosa si faceva 20 anni fà.....

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        http://www.ilfattoquotidiano.it/2015...ccuse/2091116/

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          A riportare la notizia è il Corriere della Sera, che descrive anche le modalità – ricostruite dalla Procura – attraverso le quali D’Alessio avrebbe evaso il fisco. Al centro c’è la vendita della GGD Production srl di cui era titolare e che nel 2010 ha deciso di vendere “a un suo uomo di fiducia”. Secondo la procura, scrive ancora il quotidiano di Via Solferino, questa persona “girò l’intero pacchetto a un americano residente nel Delaware, titolare di un’impresa: la Global Music Entertainment“. Una manovra che avrebbe consentito al cantante neomelodico di “dichiarare guadagni pari a 6.040.555 di euro”, evadendo così circa 1,7 milioni di euro di tasse, tra Ires e Iva. A questo episodio si aggiunge la simulazione del furto di una Mini, all’interno della quale – aveva riferito una delle tre persone accusata di averlo aiutato a evadere – erano conservati libri contabili e fatture della GDD.

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            bella questa......ahahahahha

            [ULTIM'ORA] Ricerca medica rivela: le donne potrebbero sopravvivere anche con meno di 18 paia di scarpe

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              il fatto non costituisce reato...

              http://www.padovanews.it/2017/05/04/...antonio-amato/

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                Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
                http://messaggeroveneto.gelocal.it/u...tti-1.15228097

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                  Quindici anni di reclusione, sette condanne, 21 assoluzioni (alcuni degli imputati condannati sono stati assolti per altri capi di imputazione) e la trasmissione degli atti in Procura per le valutazioni di competenza in ordine alla posizione del ragioniere del Pastificio Amato, Luigi Anzalone, al carico del quale, nel corso del dibattimento, sarebbero emerse ipotesi di responsabilità. Si conclude così il processo a carico dei ventisei imputati coinvolti nel crac Amato e accusati di bancarotta fraudolenta. I giudici della prima sezione penale (presidente Fabio Zunica, a latere Marilena Albarano e Ginevra Piccirillo) hanno letto la sentenza pochi minuti prima delle 18 al termine di una camera di consiglio durata poco più di tre ore. Il pm Vincenzo Senatore aveva chiesto, lo scorso febbraio, ottantacinque anni di carcere per gli imputati. I giudici, invece, non hanno riconosciuto il reato di bancarotta fraudolenta ma semplice, escludendo il dolo.
                  Pena dimezzata per l’ex deputato Udeur Paolo Del Mese al quale i giudici hanno inflitto quattro anni di carcere a fronte degli otto richiesti dall’accusa. «La partita è ancora aperta» ha commentato al termine dell’udienza l’ex parlamentare, assistito dagli avvocati Massimo Torre e Paolo Toscano, anticipando la sua intenzione di ricorrere in Appello. E aggiungendo di aver avuto la sua piccola vittoria con una pena dimezzata. Ricorso in Appello che è anche intenzione comune anche alla Procura di Salerno, una volta che, tra novanta giorni, verranno depositate le motivazioni.
                  Tre anni di reclusione per Antonio Anastasio, anche per lui pena dimezzata rispetto alle richieste del pm. Due per Mirko Mannaro e Leonardo De Filippo; un anno e sei mesi di reclusione per Marcello Mascolo e Alfredo Delehaye del collegio dei sindaci (difesi dall’avvocato Paolo Carbone); un anno di reclusione per Pietro Vassena. Pesanti, invece, le pene accessorie: interdetti dai pubblici uffici per la durata di cinque anni i due politici, Del Mese e Anastasio; inabilitati all’esercizio di impresa commerciale e incapaci di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa Del Mese, Anastasio, Mannaro e De Filippo (per dieci anni) quindi Vassena, Mascolo e Delehaye per un anno e sei mesi. Pena sospesa (compresa quella accessoria) per Mannaro, De Filippo, Mascolo, Delehaye e Vassena. Condannati al risarcimento dei danni in favore della parte civile, la curatela della Spa rappresentata da Luigi Amendola, e al pagamento delle spese sostenute (seimila euro in totale), per tutti i condannati pur rigettando la richiesta di provvisionale avanzata dalla stessa parte civile. Assolti perché il fatto non costituisce reato Claudio Siciliotti, Roberto D’Imperio, Maurizio Pilone, Gilberto Belcore, Enrico Esposito; MassimoMenna del pastificio Garofalo e genero del cavaliere Amato, Francesco Maria Franzesi; Maria Cirillo. Assolto per non aver commesso il fatto Alfio Barbato. Assolti perché il fatto non sussiste Patrizia Beatrice, Ignazio Amato, Maria Francesca Napoli, Pietro Vassena, Emanuela Troiero, Michela Cingolini, Luciano Vignes, Paola Bisogno. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Felice Lentini, Michele Tedesco, Agostino De Caro, Arianna Santacroce, Francesco Oliveto.

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                    La formula assolutoria è, ad essere più precisi, una categoria di formule, dato che l'art. 530 c.p.p. ne elenca ben cinque:
                    • Assoluzione perché il fatto non sussiste;
                    • Assoluzione perché l'imputato non ha commesso il fatto;
                    • Assoluzione perché il fatto non costituisce reato;
                    • Assoluzione perché il fatto non è previsto dalla legge come reato;
                    • Assoluzione perché il reato è stato commesso da una persona non imputabile o non punibile per un'altra ragione.

                    Nel caso in cui potrebbe essere possibile usare più formule assolutorie, il giudice deve pronunciare la formula più ampiamente liberatoria.

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                      Assoluzione perché il fatto non costituisce reato

                      Con questa formula, il giudice dichiara che il fatto addebitato all'imputato è stato commesso proprio da lui, tuttavia il fatto non può essere considerato un illecito penale (da qui il non costituisce reato) perché manca l'elemento soggettivo (dolo, colpa o preterintenzione,

                      Il giudice utilizza questa formula anche nel caso in cui il fatto è stato commesso dall'imputato in presenza di una causa di giustificazione; la presenza di una di queste cause, infatti, elimina l'antigiuridicità del fatto rendendolo lecito .

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