«non può farsi a meno di notare come questa operazione sia stata condotta con alcuni accorgimenti tecnici provenienti da professionisti il cui operato sarebbe opportuno accertare».
ahahahahahha
un vecchio grande mariuolo diceva sempre..."quando si da un parere non si scrive mai fai questo...MA....se fai questo succedo A, se fai questo succede B, se fai questo succede C"
Lo stesso Verdini aveva parlato in aula alla fine dell’arringa dei suoi difensori, gli avvocati Ester Molinaro e Franco Coppi. Ed era scoppiato in lacrime: “Non è vero che volevo far fallire la banca. Io ho dato tutto per quella banca.
Le accuse dei pm – Al centro del processo c’è ovviamente Verdini: in primo grado l’accusa aveva sostenuto che fosse il dominus della banca (che usava come “un bancomat”) e di tutte le attività le attività editoriali organizzate per ottenere contributi pubblici e nei confronti degli “amici di affari”.L’ex senatore era stato rinviato a giudizio per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato il 15 luglio del 2014 con l’accusa di aver concesso finanziamenti e crediti milionari senza “garanzie”, sulla base di contratti preliminari di compravendite ritenute fittizie. Soldi che, per la procura di Firenze venivano dati a “persone ritenute vicine” a Verdini stesso sulla base di “documentazione carente e in assenza di adeguata istruttoria”.
Ad avviso dei supremi giudici, la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dalla Procura di Genova, senza necessità di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. Invece, secondo Giovanni Ponti, legale della Lega, le uniche somme sequestrabili sono quelle trovate sui conti “al momento dell’esecuzione del sequestro” con “conseguente inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme ‘depositandè”.
Ad avviso dei supremi giudici, la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dalla Procura di Genova, senza necessità di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. Invece, secondo Giovanni Ponti, legale della Lega, le uniche somme sequestrabili sono quelle trovate sui conti “al momento dell’esecuzione del sequestro” con “conseguente inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme ‘depositandè”.
i soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto “per una impossibilità transitoria o reversibile”, e il pm non deve dare conto di tutte le attività di indagine svolte “altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento”.
“è emerso un sistema ben collaudato, dal medesimo ideato, finalizzato all’appropriazione di denaro pubblico grazie a falsi, truffe, formazioni di fatture per operazioni inesistenti, corruzioni, associazione per delinquere. Il suo era monopolio sostanziale di denaro destinato a propagandare piani di formazione gestiti dal Ciapi, o a fare pubblicità, con l’ affidamento di forniture a società riconducibili allo stesso manager o comunque compiacenti”.
È sicuramente tra le più grosse confische di beni legata a reati contro la pubblica amministrazione.
“è emerso un sistema ben collaudato, dal medesimo ideato, finalizzato all’appropriazione di denaro pubblico grazie a falsi, truffe, formazioni di fatture per operazioni inesistenti, corruzioni, associazione per delinquere. Il suo era monopolio sostanziale di denaro destinato a propagandare piani di formazione gestiti dal Ciapi, o a fare pubblicità, con l’ affidamento di forniture a società riconducibili allo stesso manager o comunque compiacenti”.
È sicuramente tra le più grosse confische di beni legata a reati contro la pubblica amministrazione.
il Ciapi, un ente che dovrebbe formare disoccupati e trovargli un lavoro e che per questo motivo era stato finanziato dalla Regione con circa 80 milioni. Degli oltre 600 disoccupati da formare però nessuno riuscirà mai a trovare un impiego. Il motivo? Il Ciapi è il “bancomat” personale di Giacchetto, che ne gestiva ufficialmente la comunicazione, ma che in realtà per gli inquirenti ne era il “vero e proprio regista”
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