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    #71
    Originariamente inviato da valentinape Visualizza il messaggio
    Le tasse scendono se sono ripartite equamente tra i cittadini...in base alla capacità contributiva di ognuno.....se lo Stato ha bisogno di 90 e i cittadini sono 3 e a loro spetta pagare 10, 20 e 60......se quello dei 60 evade del tutto agli altri due toccherà pagare rispettivamente 30 e 70................
    la lotta all'evasione dovrebbe consistere nell'evitare questo. In tal modo si potrebbe ridurre la tassazione....
    Non hai pensato, inoltre, che ogni singolo funzionario fiscale ha un costo per lo Stato ridottissimo se raffrontato ai "ricavi" che apporta attraverso il suo lavoro.
    Se entrano soldi....e non si sperdono per altre vie.....si può pensare....pian piano di pagare il debito pubblico......
    scusate gli esempi ridotti ai minimi termini......ma penso che il concetto sia giunto.
    mah... in Italia è 15 anni (grazie al berluska e agli spot elettorali permanenti inventati, praticamente, da lui che, purtroppo, hanno contagiato l'intera classe politica e quasi tutta la classe sindacale) che si ragiona solo di tagli al pubblico e di diminuzione delle tasse, come se fossero quelle le cose veramente importanti...
    ...tralasciando discorsi su chi (e quanto) dovrebbe pagare le tasse, a me piacerebbe di più che si parlasse di:
    a) che cosa ne fa lo stato delle tasse che pago
    b) come rendere migliori i servizi pubblici, magari facendo leggi che li rendano più efficienti, invece di rendere il tutto molto più burocratico e dispendioso in termini di risorse umane (vedi, e lo dico per esperienza diretta, leggi come la bossi-fini)

    ...a me non interessa pagare meno di tasse se poi mi tocca pagare tasse universitarie più alte, spese mediche più salate, benzina più cara, i parcheggi a pagamento etc....

    ...e se faccio i tagli con la scure alla tremonti e alla brunetta finisce che invece che eliminare i "fannulloni" elimino chi lavora e si impegna più duramente, con un peggioramento della qualità del servizio molto più alta del risparmio fatto (tralasciando che 300.000 euro il giorno preferirei pagarli in dipendenti pubblici piuttosto che in multa all'UE per rete 4...)...

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      #72
      Originariamente inviato da valentinape Visualizza il messaggio
      Le tasse scendono se sono ripartite equamente tra i cittadini...in base alla capacità contributiva di ognuno.....se lo Stato ha bisogno di 90 e i cittadini sono 3 e a loro spetta pagare 10, 20 e 60......se quello dei 60 evade del tutto agli altri due toccherà pagare rispettivamente 30 e 70................
      la lotta all'evasione dovrebbe consistere nell'evitare questo. In tal modo si potrebbe ridurre la tassazione....
      Non hai pensato, inoltre, che ogni singolo funzionario fiscale ha un costo per lo Stato ridottissimo se raffrontato ai "ricavi" che apporta attraverso il suo lavoro.
      Se entrano soldi....e non si sperdono per altre vie.....si può pensare....pian piano di pagare il debito pubblico......
      scusate gli esempi ridotti ai minimi termini......ma penso che il concetto sia giunto.
      Ahia...scusa se te lo dico, ma la pressione fiscale, nel tuo esempio, è assolutamente invariata.
      Magari ci sarà una migliore distribuzione del carico, ma non una diminuzione.
      Anche la lotta all'evasione, non fa cambiare la pressione fiscale.
      Come certamente saprai meglio di me, il pil che funge da divisore per il calcolo della pressione fiscale, è computato anche sull'economia in nero, che, ovviamente, non è fiscalmente gravato da alcuna imposta.
      Ne consegue, che, al ridursi dell'evasione, la pressione fiscale aumenta, perché il pil rimane invariato, ma aumenta il gettito fiscale.
      Il punto è che se i funzionari dall'agenzia delle entrate possono essere un "ricavo" per lo Stato, sicuramente non lo sono le altre centinaia di persone che invece non fanno alcun tipo di lavoro produttivo.
      Secondo la corte dei conti, i dipendenti pubblici in 10 anni sono aumentati di 130mila unità.
      I loro stipendi qualcuno deve pagarli....

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        #73
        Originariamente inviato da Alessio74 Visualizza il messaggio
        mah... in Italia è 15 anni (grazie al berluska e agli spot elettorali permanenti inventati, praticamente, da lui che, purtroppo, hanno contagiato l'intera classe politica e quasi tutta la classe sindacale) che si ragiona solo di tagli al pubblico e di diminuzione delle tasse, come se fossero quelle le cose veramente importanti...
        ...tralasciando discorsi su chi (e quanto) dovrebbe pagare le tasse, a me piacerebbe di più che si parlasse di:
        a) che cosa ne fa lo stato delle tasse che pago
        b) come rendere migliori i servizi pubblici, magari facendo leggi che li rendano più efficienti, invece di rendere il tutto molto più burocratico e dispendioso in termini di risorse umane (vedi, e lo dico per esperienza diretta, leggi come la bossi-fini)

        ...a me non interessa pagare meno di tasse se poi mi tocca pagare tasse universitarie più alte, spese mediche più salate, benzina più cara, i parcheggi a pagamento etc....

        ...e se faccio i tagli con la scure alla tremonti e alla brunetta finisce che invece che eliminare i "fannulloni" elimino chi lavora e si impegna più duramente, con un peggioramento della qualità del servizio molto più alta del risparmio fatto (tralasciando che 300.000 euro il giorno preferirei pagarli in dipendenti pubblici piuttosto che in multa all'UE per rete 4...)...
        In realtà in Italia si parla molto di tagli alla spesa pubblica, ma se ne fanno ben pochi.
        E, statistiche alla mano, negli ultimi anni la spesa pubblica corrente è costantemente aumentata in valore assoluto, alla faccia dei tagli.

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          #74
          Originariamente inviato da ballet81 Visualizza il messaggio
          In pratica tutta la trasparenza dell'inizio si perderebbe alla fine!...sembra però anche strano che tanti soldi investiti in formazione vadano poi praticamente cestinati...credo che se non assumeranno tutti, almeni li ripescheranno!...si spera!)
          7.3 L’esito del periodo di tirocinio è valutato dal direttore dell’ufficio cui il candidato è
          assegnato.

          7.4 La commissione di esame, tenendo conto della valutazione espressa sul tirocinio dal
          direttore dell’ufficio, sottopone i candidati alla prova finale orale per valutarne la preparazione
          professionale, le attitudini e le motivazioni, anche con l’assistenza di personale esperto per lo
          svolgimento di prove comportamentali.

          7.8 La valutazione finale è espressa in trentesimi. Superano la prova i candidati che hanno
          riportato il punteggio di almeno 24/30.

          Le commissioni d’esame formano le graduatorie di merito secondo la votazione
          conseguita nella prova finale di cui al punto 7.4.

          12.2. Il Direttore regionale, accertata la regolarità della procedura, approva la graduatoria
          regionale di merito e dichiara i vincitori, nei limiti dei posti messi a concorso, tenuto conto
          della riserva dei posti prevista al punto 1.3 del presente bando, nonché degli eventuali titoli di
          preferenza di cui all’art. 5 del D.P.R. n. 487/1994 da far valere a parità di punteggio. Qualora
          sussistano ulteriori parità sarà preferito il candidato più giovane di età, secondo quanto previsto
          dall’art. 3, comma 7, della legge n. 127/1997, così come modificato dall’art. 2, comma 9, della
          legge n. 191/1998.

          Quindi a questo punto ci si gioca tutto con la prova finale... non conta nulla essere arrivati primi ai test psicoattitudinali, come immaginavo...

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            #75
            Originariamente inviato da sil80 Visualizza il messaggio
            7.3 L’esito del periodo di tirocinio è valutato dal direttore dell’ufficio cui il candidato è
            assegnato.

            7.4 La commissione di esame, tenendo conto della valutazione espressa sul tirocinio dal
            direttore dell’ufficio, sottopone i candidati alla prova finale orale per valutarne la preparazione
            professionale, le attitudini e le motivazioni, anche con l’assistenza di personale esperto per lo
            svolgimento di prove comportamentali.

            7.8 La valutazione finale è espressa in trentesimi. Superano la prova i candidati che hanno
            riportato il punteggio di almeno 24/30.

            Le commissioni d’esame formano le graduatorie di merito secondo la votazione
            conseguita nella prova finale di cui al punto 7.4.

            12.2. Il Direttore regionale, accertata la regolarità della procedura, approva la graduatoria
            regionale di merito e dichiara i vincitori, nei limiti dei posti messi a concorso, tenuto conto
            della riserva dei posti prevista al punto 1.3 del presente bando, nonché degli eventuali titoli di
            preferenza di cui all’art. 5 del D.P.R. n. 487/1994 da far valere a parità di punteggio. Qualora
            sussistano ulteriori parità sarà preferito il candidato più giovane di età, secondo quanto previsto
            dall’art. 3, comma 7, della legge n. 127/1997, così come modificato dall’art. 2, comma 9, della
            legge n. 191/1998.

            Quindi a questo punto ci si gioca tutto con la prova finale... non conta nulla essere arrivati primi ai test psicoattitudinali, come immaginavo...
            Come avevamo previsto!...io per ora non so neanche se li ho superati i test!!! ...cmq bisogna sperare che i tirocinanti vengano assunti tutti altrimenti credo proprio che a quel punto la raccomandazione sarà determinante!

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              #76
              Originariamente inviato da jollystar5 Visualizza il messaggio
              Ahia...scusa se te lo dico, ma la pressione fiscale, nel tuo esempio, è assolutamente invariata.
              Magari ci sarà una migliore distribuzione del carico, ma non una diminuzione.
              Anche la lotta all'evasione, non fa cambiare la pressione fiscale.
              Come certamente saprai meglio di me, il pil che funge da divisore per il calcolo della pressione fiscale, è computato anche sull'economia in nero, che, ovviamente, non è fiscalmente gravato da alcuna imposta.
              Ne consegue, che, al ridursi dell'evasione, la pressione fiscale aumenta, perché il pil rimane invariato, ma aumenta il gettito fiscale.
              Il punto è che se i funzionari dall'agenzia delle entrate possono essere un "ricavo" per lo Stato, sicuramente non lo sono le altre centinaia di persone che invece non fanno alcun tipo di lavoro produttivo.
              Secondo la corte dei conti, i dipendenti pubblici in 10 anni sono aumentati di 130mila unità.
              I loro stipendi qualcuno deve pagarli....
              Il problema non è pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici che non solo non si adeguano all'inflazione...ma qui si parla addirittura di diminuirli...e non di poco...! Il vero problema sono gli stipendi dei parlamentari, ministri, segretari...etc...che si sommano ai benefit di cui godono! Berlusconi parlava di dimezzare i parlamentari perchè gravavano troppo sulle casse dello Stato e invece ora verranno ridotti il numero di dipendenti pubblici e, ancor peggio, i loro stipendi! Un parlamentare costa mensilmente almeno quanto 30000 impiegati pubblici (15000 euro netti + indennità varie + barbiere + telefono + viaggi gratis + sauna + autista etc etc! Per non parlare delle pensioni...lasciamo perdere!

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                #77
                Originariamente inviato da ballet81 Visualizza il messaggio
                Il problema non è pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici che non solo non si adeguano all'inflazione...ma qui si parla addirittura di diminuirli...e non di poco...! Il vero problema sono gli stipendi dei parlamentari, ministri, segretari...etc...che si sommano ai benefit di cui godono! Berlusconi parlava di dimezzare i parlamentari perchè gravavano troppo sulle casse dello Stato e invece ora verranno ridotti il numero di dipendenti pubblici e, ancor peggio, i loro stipendi! Un parlamentare costa mensilmente almeno quanto 30000 impiegati pubblici (15000 euro netti + indennità varie + barbiere + telefono + viaggi gratis + sauna + autista etc etc! Per non parlare delle pensioni...lasciamo perdere!
                Mi spiace, ma devo dissentire.
                I dati dell'Istat mostrano che, almeno negli ultimi 10 anni, le dinamiche salariali dei dipendenti pubblici sono state ben superiori a quelle del settore privato, e hanno superato il tasso di inflazione.
                Al di là degli annunci, credo che niente di quello che è stato detto verrà fatto, giusto o sbagliato che sia.
                La casta costra troppo, e non c'è dubbio ed è giustissimo eliminare ingiustificati privilegi.
                Ma non è con questo che si risana il bilancio pubblico.
                La Camera dei deputati, da sola, costa circa 1 miliardo di euro all'anno.
                Se la si cancellasse (per assurdo) si risparmierebbe questo miliardo.
                Ma che cambierebbe? Tra 1650 anni, eliminando la camera dei deputati si azzererebbe il debito pubblico, ma senza contare gli interessi nel frattempo maturati.
                Il punto è che per risolvere i problemi di bilancio e del debito bisogna fare quello che è stato fatto in tutti i Paesi: ridurre le spese molto più che aumentare le tasse.
                Il Belgio all'inizio degli anni '90 aveva lo stesso debito pubblico percentuale italiano.
                Oggi è quasi nella media europea, senza aver fatto niente di straordinario: semplicemente si è evitato che la spesa crescesse oltre ogni limite.
                Ed è questo che la classe politica, di destra e di sinistra, non è disposta a fare.

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                  #78
                  Originariamente inviato da jollystar5 Visualizza il messaggio
                  Mi spiace, ma devo dissentire.
                  I dati dell'Istat mostrano che, almeno negli ultimi 10 anni, le dinamiche salariali dei dipendenti pubblici sono state ben superiori a quelle del settore privato, e hanno superato il tasso di inflazione.
                  Al di là degli annunci, credo che niente di quello che è stato detto verrà fatto, giusto o sbagliato che sia.
                  La casta costra troppo, e non c'è dubbio ed è giustissimo eliminare ingiustificati privilegi.
                  Ma non è con questo che si risana il bilancio pubblico.
                  La Camera dei deputati, da sola, costa circa 1 miliardo di euro all'anno.
                  Se la si cancellasse (per assurdo) si risparmierebbe questo miliardo.
                  Ma che cambierebbe? Tra 1650 anni, eliminando la camera dei deputati si azzererebbe il debito pubblico, ma senza contare gli interessi nel frattempo maturati.
                  Il punto è che per risolvere i problemi di bilancio e del debito bisogna fare quello che è stato fatto in tutti i Paesi: ridurre le spese molto più che aumentare le tasse.
                  Il Belgio all'inizio degli anni '90 aveva lo stesso debito pubblico percentuale italiano.
                  Oggi è quasi nella media europea, senza aver fatto niente di straordinario: semplicemente si è evitato che la spesa crescesse oltre ogni limite.
                  Ed è questo che la classe politica, di destra e di sinistra, non è disposta a fare.
                  Sono d'accordo con te sul fatto che gli effetti della manovra saranno modesti (da quel che si dice verranno ridimensionati in seguito con la Finanziaria) e anche con il fatto che la vera causa del deficit è l'eccessiva spesa che andrebbe decisamente ridotta. Ma sul fatto che gli stipendi degli impiegati pubblici siano notevolmente aumentati ho qualche dubbio! Ne ho viste tante di buste paga di 800-900 euro ( nel privato ai 1200 ci si arriva)...se invece mi parli dei dirigenti (in particolare di coloro che hanno ottenuto incarichi dirigenziali) sono d'accordo con te: sono cifre da capogiro!

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                    #79
                    Originariamente inviato da ballet81 Visualizza il messaggio
                    Ne ho viste tante di buste paga di 800-900 euro ( nel privato ai 1200 ci si arriva)...se invece mi parli dei dirigenti (in particolare di coloro che hanno ottenuto incarichi dirigenziali) sono d'accordo con te: sono cifre da capogiro!
                    Non si analizza il problema citando buste paga a caso, ad esmpio quella di un LSU paragonandola a quella di un quadro.
                    Invece di parlare di dati aggregati ed ufficiali (e ce ne sono: in particolare l'ultima survey di bankitalia sulle famiglie italiane che dimostrano l'aumento degli stipendi pubblici di cui parlava jollystr5), ti faccio un esempio pratico.
                    In AE un funzionario F1 terza area neoassunto guadagna netto in busta paga circa 1500 euro (approssimato per difetto).
                    In una società privata di consulenza aziendale e analisi macroeconomica (non faccio il nome del caso particolare, ma è così per tutte le società del settore: KPMG, Pricewaterhouse Cooper, Deloitte, Ernst & Young, ecc.), un neoassunto con contratto quadrienneale di aprrendistato professionalizzante ha uno stipendio netto in busta paga di 1300 euro (approssimato per eccesso).
                    E già la differenza è di oltre 200 euro a favore del pubblico.
                    Ma se guardiamo anche alla sostanza, osserviamo che il nostro funzionario lavora 36 ore settimanali, e anche una mezz'ora di straordinario aumenterà lo stipendio pagato il mese successivo.
                    L'analyst (o il consultant) della società privata entra in ufficio tutti i giorni intorno alle 9:30, ma non esce praticamente mai prima delle 22:00 e la pausa pranzo la fa con i panini seduto al suo desk. Nei giorni che precedono la consegna dei lavori - perchè queste società, essendo appunto di consulenza, lavorano a progetto con scadenze da rispettare - il nostro fa anche mezzanotte o l'una in ufficio, e se serve ci va anche il sabato e la domenica. E tutte queste ore non sono conteggiate nello stipendio (lo straordinario non ha cittadinanza).
                    Alla fine dell'anno il funzionario prende la FUA che, in un ufficio medio del Nord è di alcune migliaia di euro, l'analyst, in base ad una serie di parametri valutati dal superiore, prende un premio di produttività in percentuale allo stipendio annuo lordo che, nei fatti, supera di poco la FUA del funzionario.
                    Nel giro di qualche anno l'analyst, se non si è esaurito e/o ha deciso di cambiare mestiere (magari partecipando a qualche concorso pubblico) e si sarà mostrato in gamba, avrà goduto di una serie di promozioni sul campo che avranno avuto come effetto un notevole (dato il punto di partenza) incremento stipendiale, ma a parità o a maggior carico lavorativo.
                    Il funzionario sarà rimasto al punto di partenza.

                    Forse sarebbe il caso di far convergere queste due situazioni emblematiche verso un sentiero comune.

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                      #80
                      Dal Corsera di oggi:
                      LA LETTERA: LE MISURE ANTI-FANNULLONI

                      Il sindacato che difende
                      il tesoretto dei privilegi


                      Brunetta: «Dobbiamo riformare, sforzarci di rendere il Paese più efficiente. Anche nel pubblico impiego»




                      Caro Direttore, sì, sono contro i dipendenti pubblici fannulloni e ho intenzione di continuare, non mollo. Ma non penso affatto che tutti i dipendenti pubblici siano fannulloni. Sono anzi convinto del contrario: moltissimi lavorano con competenza e senso del dovere. Senza di loro saremmo alla bancarotta amministrativa. Detesto le generalizzazioni, e sto lavorando proprio contro di esse; per questo ritengo opportuna e anzi doverosa una riflessione pubblica. Tre sono i punti che tengo sempre presenti, e che invito ciascuno a considerare.
                      1. Il prestigio sociale dei dipendenti pubblici si è molto ridotto, con grave danno per quelli che lavorano seriamente. Penso, ad esempio, ai maestri di un tempo o ai professori di oggi (quale sono anch'io). Se siamo meno considerati è perché valiamo di meno: fra noi ci sono certo molte eccellenze, ma moltissimi sono selezionati male o niente affatto, non si misurano con la frontiera della ricerca e della didattica, sono appiattiti in una mediocrità culturale ed economica in cui «tutti i gatti sono grigi». Il danno lo subiscono gli studenti, protagonisti dimenticati e marginalizzati del sistema formativo; ma poi lo subiscono la cultura, la ricerca, le imprese, le stesse amministrazioni che non possono avvalersi di personale e dirigenti di qualità.
                      2. La produttività degli uffici pubblici non è misurata e meno che mai controllata regolarmente e resa trasparente ai cittadini. Chi lavora lo fa per senso del dovere, perché è onesto e ha amor proprio; ma di chi non lavora nessuno si cura. A chi lavora bene manca del tutto il sostegno dell'apprezzamento dei cittadini per il buon lavoro svolto. Le assenze dal lavoro per malattia o altre cause sono molto più numerose che nel privato. Non è che lo Stato faccia male alla salute, ma è che in quegli uffici c'è minore controllo, maggiore lassismo. Manca la responsabilità nei confronti di clienti e contribuenti; mancano i responsabili, i capi il cui successo, anche economico, dipenda dai risultati. E il datore di lavoro, il policy maker è troppo distratto dalla sua personale gestione del potere.
                      3. L'opacità del settore pubblico è preoccupante. Si fa di tutto per non far capire chi fa cosa, quando e per quanti soldi. Sono bastate le poche operazioni trasparenza da noi lanciate (mettere on-line stipendi e curricula dei dirigenti, permessi sindacali, consulenze, assenteismo) per fare scandalo. Se ne è parlato per giorni, ma si tratta di cose tutto sommato banali, che dovrebbero essere un normalissimo costume democratico. Su questi tre punti ho impostato la mia azione di riforma: a) restituire prestigio a chi serve le amministrazioni centrali e locali; b) valutare la produttività in modo da premiare, con soldi e carriera, chi lavora più e meglio; c) rendere lo Stato una casa di vetro, dentro la quale il cittadino possa sempre guardare con fiducia e soddisfazione; d) dare voce non solo ai cittadini-elettori, ma anche ai cittadini-consumatori di beni e servizi pubblici. Per non pagare due volte: la prima con le tasse, la seconda per comprarsi beni e servizi che lo Stato non ti dà o ti dà male. E parliamo pure di soldi. Si sente spesso ripetere che i dipendenti pubblici sono pagati poco in cambio di poco lavoro. È falso. Ognuno dovrebbe guadagnare in ragione del proprio contributo alla crescita della ricchezza collettiva. I lavoratori pubblici, negli ultimi otto anni, mentre il Paese si incagliava in una fase di stagnazione dei redditi e del prodotto, hanno visto crescere i loro stipendi più dell'inflazione e ben più dei privati. E l'hanno fatto senza correre alcun rischio occupazionale, avendo in tasca una sicurezza di lavoro e di carriera che nel privato nessuno possiede. Non intendiamo togliere niente a nessuno, ma impostare le cose in modo che sia premiato l'impegno e non la furbizia, il lavoro e non l'arte di scansarlo, il merito e non il privilegio. Questo non per generico moralismo (benché la moralità sia un bene prezioso, anche per il buon funzionamento dell'economia e della società), ma perché non possiamo più permetterci un'amministrazione pubblica costosa e inefficiente, freno e non motore della crescita.

                      Oggi le frontiere sono aperte, i mercati sono globali, e l'Italia non ha più l'arma della svalutazione competitiva per mettere sotto al tappeto la polvere delle sue arretratezze strutturali: dobbiamo quindi rimediare, riformare, rendere il Paese più efficiente e moderno— ovviamente anche nel pubblico impiego. Abbiamo il dovere di farlo, perché la corsa della nostra economia non sia appesantita da inutile zavorra e perché di uno Stato che funziona hanno bisogno i più deboli, gli svantaggiati, certo non i privilegiati. Può darsi che qualche nostra durezza appaia impopolare, ma invito ciascuno a considerare quanto anti popolare è un sistema in cui l'inefficienza dello Stato condanna gli ultimi a restare tali. Cattiva politica, cattivo sindacato hanno sin qui prodotto mostri. Per questo ho bisogno della buona politica (quella del mio amico Ichino per esempio), e di un sindacato protagonista del cambiamento. Vedo, invece, che qualcuno minaccia proteste, «autunni caldi»: siamo un Paese libero, ci mancherebbe. Ma vorrei capire per cosa s'intende protestare: per la conservazione dell'esistente? Per preservare il «tesoretto» del privilegio, della sicurezza e dell'irresponsabilità? Così si danneggiano appunto gli interessi di chi lavora e di chi nel pubblico impiego vuole entrarci per fare e non per approfittare; e, prima ancora, gli interessi di chi attende un servizio che non può altrimenti comprare. E ancora. Non ci sono abbastanza soldi per il rinnovo del contratto? Facciamo bene i conti, tenendo presente, però, una volta per tutte, soprattutto produttività e qualità. Perché premiare chi non lo merita? E poi, con questi chiari di luna congiunturale, il Paese capirebbe uno sciopero generale nel pubblico impiego, quando nel settore privato a rischio non è il rinnovo del contratto, quanto lo stesso posto di lavoro? Certo il decreto Tremonti-Brunetta ha tagliato con durezza un pezzo di cattiva spesa corrente. Che altro c'era da fare? Chi strilla tanto contro ha il dovere di dire cosa avrebbe fatto al posto del governo per controllare e stabilizzare la finanza pubblica in un triennio di crescita quasi zero, con deficit tendenziale crescente, fuori dagli impegni europei. Poi, per carità, di errori ne commettiamo tutti. Ma non sono affatto disposto a rinunciare all'impegno, rigoroso e costante, per restituire forza, dignità ed efficacia all'amministrazione pubblica e a chi ci lavora. Per dare più sicurezza, più sanità, più scuola, più cultura, migliore burocrazia, più giustizia. Da una sola parte. Dalla parte dei cittadini, dalla parte dei lavoratori. Ministro per la Pubblica amministrazione
                      Renato Brunetta
                      26 luglio 2008


                      http://www.corriere.it/economia/08_l...4f02aabc.shtml

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