annuncio

Comprimi
Ancora nessun annuncio.

Un consiglio: lasciate perdere!

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

    wa ancora devi superare gli scritti e già pensi ai permessi . Sinceramente non ti so dire , sono appena entrato e l'argomento permessi mi interessa poco^ . Mi risulta che si abbia diritto ai 15 giorni per matrimonio , si è equiparati ai lavoratori a tempo indeterminato per quanto riguarda la malattia . Diversa la situazione per quanto concerne l'esame di avvocato e i concorsi pubblici , dove per quanto mi risulta , si ha diritto a permessi non retribuiti

    Commenta


      Per caso ho trovato questa discussione aperta, e ho deciso di iscrivermi al forum per poter parlare della mia esperienza.
      Io sono entrato in AE a 26 anni, nel 1999, dopo due anni impiegati in un qualcosa che non sentivo mio. Erano altri tempi: in un piccolo ufficio, ancora non "unico", in mezzo a numerosi impiegati insoddisfatti, inadeguati e frustrati. A me, come ai miei colleghi neoassunti, quel lavoro serviva principalmente per campare: ma la gioventù ci portava a non desiderare di scaldare le sedie, ma a cercare di capire qualcosa di dove eravamo, e della materia che andavamo a trattare.
      In sintesi: abbiamo lavorato tanto; soprattutto abbiamo cercato di portare - ognuno con i suoi limiti - qualcosa di nuovo in quell'ambiente. E io, personalmente, ho imparato moltissimo: sia a livello umano - scarpinando in giro a far piccole verifiche, e non rifiutando anche di trascinar scatoloni con la scusa dell'esser laureato - sia a livello professionale.
      Dopo un paio d'anni, per cambiare, ho partecipato a un interpello per passare alla Direzione Regionale. Sono piaciuto (e non sono figlio di alcun direttore, e non provenivo neppure da un grande ufficio...), e da lì è cominciato un lavoro nuovo: verifiche su banche, assicurazioni, grandi imprese; un lavoro e uno studio sul "campo di battaglia", per quanto riguarda il reddito di impresa, che altrove non avrei mai potuto fare; grandi, continui, bagni di umiltà nello scoprirsi sommamente ignoranti di fronte alla vastità della materia; nuove conoscenze, e nuove amicizie, con colleghi, anzi con ragazzi, anche di altre regioni, entusiasti, ricchi di una umanità e una intelligenza che "fuori" non sempre avevo trovato.
      Non tutto rose e fiori. Anzi. Decine di colleghi nullafacenti, irritanti, attaccati al piccolo privilegio da bottegaio. Sindacati spesso difensori del peggio, e di ostacolo all'innovazione. Senso di scoramento, per lo stipendio che non cresce, per le occasioni perdute nel frattempo, per il ritrovarsi comunque in un apparato statale, con tutto ciò che ne consegue. Vedere il collega Terza Area F1 che lavora e studia anche a casa, e che è pagato meno dell'usciere che, nel frattempo, tra fantasmagoriche riqualificazioni, è diventato F4. Dover combattere con sistemi di valutazione dei risultati eufemisticamente da definire "poco intelligenti". E tante, tante altre cose bruttissime ancora.
      In sintesi: non esiste una sola AE. Tantissimi uffici, con diverse mansioni, sparsi su tutto il territorio nazionale, con differenti competenze. Trentaseimila dipendenti. Molti dirigenti old-style, provenienti magari da altre amministrazioni, che annaspano in un luogo che non riconoscono più, in attesa della pensione; e altri, dinamici e intelligenti, che in certe aziende che ho visitato se li sognano. Colleghi laureati con master di secondo livello che piagnucolano tutto il giorno perché non sono diventati magistrati, e onesti diplomati che viaggiano su una dichiarazione dei redditi come neppure il più scafato commercialista. Ragazzi, c'è davvero di tutto.
      Per cui: ci vuole tanta fortuna, una volta entrati. Devi beccare le persone intelligenti, con le quali lavorare diventa un piacere, e che magari credono in te. Devi cercare di essere concreto: il fine dottrinario non trova molto posto, se non in certi uffici romani preposti alla fine dottrina. Devi sperare di finire in un buon ufficio, e se finisci in uno di nullafacenti, devi cercare di venire via (i metodi ci sono). E poi è chiaro: se trovi di meglio, se non ti piace, se vuoi studiare per i concorsi da dirigente al ministero della difesa...allora è scelta migliore andare via (o imboscarsi, ché il pubblico, purtroppo, te lo permette).
      Da ultimo: non è neppure vero che la vita finisce qui. Da quando sono entrato, dal mio ristretto osservatorio:
      1) A, 34 anni, e B, 40 anni, vincitori di concorso dirigenziale in altra amministrazione;
      2) C, 30 anni, assunto in prestigiosa azienda, con stipendio da quadro direttivo;
      3) D, 35 anni, entrato nel più celebre studio di avvocati tributaristi della regione (e non solo);
      4) E, 32 anni, entrato in magistratura;
      5) F, 44 anni, neo-direttore amministrativo in media azienda;
      6) G, 37 anni, professionista in proprio.
      Insomma, la vita è molto più complessa di "all'AE sono tutti ciucci" o "i commercialisti sono tutti ciucci". E non solo la vita lavorativa.

      P.S. Perdonate il messaggio-fiume. Non lo faccio più.

      Commenta


        x hog

        io personalmente ti ringrazio per la tua testimonianza e sono completamente d'accordo con te.
        Credo, però, che le persone che hanno abbandonato l'Ae una volta lì, chissà dopo quanti sacrifici, abbiano davvero avuto tanto coraggio.

        Commenta


          Originariamente inviato da hog Visualizza il messaggio
          Per caso ho trovato questa discussione aperta, e ho deciso di iscrivermi al forum per poter parlare della mia esperienza.
          Io sono entrato in AE a 26 anni, nel 1999, dopo due anni impiegati in un qualcosa che non sentivo mio. Erano altri tempi: in un piccolo ufficio, ancora non "unico", in mezzo a numerosi impiegati insoddisfatti, inadeguati e frustrati. A me, come ai miei colleghi neoassunti, quel lavoro serviva principalmente per campare: ma la gioventù ci portava a non desiderare di scaldare le sedie, ma a cercare di capire qualcosa di dove eravamo, e della materia che andavamo a trattare.
          In sintesi: abbiamo lavorato tanto; soprattutto abbiamo cercato di portare - ognuno con i suoi limiti - qualcosa di nuovo in quell'ambiente. E io, personalmente, ho imparato moltissimo: sia a livello umano - scarpinando in giro a far piccole verifiche, e non rifiutando anche di trascinar scatoloni con la scusa dell'esser laureato - sia a livello professionale.
          Dopo un paio d'anni, per cambiare, ho partecipato a un interpello per passare alla Direzione Regionale. Sono piaciuto (e non sono figlio di alcun direttore, e non provenivo neppure da un grande ufficio...), e da lì è cominciato un lavoro nuovo: verifiche su banche, assicurazioni, grandi imprese; un lavoro e uno studio sul "campo di battaglia", per quanto riguarda il reddito di impresa, che altrove non avrei mai potuto fare; grandi, continui, bagni di umiltà nello scoprirsi sommamente ignoranti di fronte alla vastità della materia; nuove conoscenze, e nuove amicizie, con colleghi, anzi con ragazzi, anche di altre regioni, entusiasti, ricchi di una umanità e una intelligenza che "fuori" non sempre avevo trovato.
          Non tutto rose e fiori. Anzi. Decine di colleghi nullafacenti, irritanti, attaccati al piccolo privilegio da bottegaio. Sindacati spesso difensori del peggio, e di ostacolo all'innovazione. Senso di scoramento, per lo stipendio che non cresce, per le occasioni perdute nel frattempo, per il ritrovarsi comunque in un apparato statale, con tutto ciò che ne consegue. Vedere il collega Terza Area F1 che lavora e studia anche a casa, e che è pagato meno dell'usciere che, nel frattempo, tra fantasmagoriche riqualificazioni, è diventato F4. Dover combattere con sistemi di valutazione dei risultati eufemisticamente da definire "poco intelligenti". E tante, tante altre cose bruttissime ancora.
          In sintesi: non esiste una sola AE. Tantissimi uffici, con diverse mansioni, sparsi su tutto il territorio nazionale, con differenti competenze. Trentaseimila dipendenti. Molti dirigenti old-style, provenienti magari da altre amministrazioni, che annaspano in un luogo che non riconoscono più, in attesa della pensione; e altri, dinamici e intelligenti, che in certe aziende che ho visitato se li sognano. Colleghi laureati con master di secondo livello che piagnucolano tutto il giorno perché non sono diventati magistrati, e onesti diplomati che viaggiano su una dichiarazione dei redditi come neppure il più scafato commercialista. Ragazzi, c'è davvero di tutto.
          Per cui: ci vuole tanta fortuna, una volta entrati. Devi beccare le persone intelligenti, con le quali lavorare diventa un piacere, e che magari credono in te. Devi cercare di essere concreto: il fine dottrinario non trova molto posto, se non in certi uffici romani preposti alla fine dottrina. Devi sperare di finire in un buon ufficio, e se finisci in uno di nullafacenti, devi cercare di venire via (i metodi ci sono). E poi è chiaro: se trovi di meglio, se non ti piace, se vuoi studiare per i concorsi da dirigente al ministero della difesa...allora è scelta migliore andare via (o imboscarsi, ché il pubblico, purtroppo, te lo permette).
          Da ultimo: non è neppure vero che la vita finisce qui. Da quando sono entrato, dal mio ristretto osservatorio:
          1) A, 34 anni, e B, 40 anni, vincitori di concorso dirigenziale in altra amministrazione;
          2) C, 30 anni, assunto in prestigiosa azienda, con stipendio da quadro direttivo;
          3) D, 35 anni, entrato nel più celebre studio di avvocati tributaristi della regione (e non solo);
          4) E, 32 anni, entrato in magistratura;
          5) F, 44 anni, neo-direttore amministrativo in media azienda;
          6) G, 37 anni, professionista in proprio.
          Insomma, la vita è molto più complessa di "all'AE sono tutti ciucci" o "i commercialisti sono tutti ciucci". E non solo la vita lavorativa.

          P.S. Perdonate il messaggio-fiume. Non lo faccio più.
          Mi sembra un giudizio tutto sommato equilibrato, che evidenzia sia i pro che i contro del lavoro.

          Commenta


            Originariamente inviato da filos75 Visualizza il messaggio
            io personalmente ti ringrazio per la tua testimonianza e sono completamente d'accordo con te.
            Credo, però, che le persone che hanno abbandonato l'Ae una volta lì, chissà dopo quanti sacrifici, abbiano davvero avuto tanto coraggio.
            Hai ragione: ci vuole coraggio. Magari anche fortuna: una situazione familiare che te lo consenta, ad esempio. Non sempre è così.

            P.S. considera anche che, ai "miei tempi", il concorso era più facile. Meno ambito, meno concorrenti di qualità. Quindi di sacrifici per essere qui, la mia generazione, non ne ha fatti molti.
            Ultima modifica di hog; 26-02-2008, 21:32.

            Commenta


              Originariamente inviato da Agente Entrato Visualizza il messaggio
              Mi sembra un giudizio tutto sommato equilibrato, che evidenzia sia i pro che i contro del lavoro.
              ahuhauhua ma cosa è timore reverenziale ?fino a poco fa non facevi altro che piagnucolare e dire l'opposto di quanto asserito da colui che ha espresso questo equilibrato giudizio (che io condivido) , cmq meglio così complimenti a colui che ti ha fatto rinsavire non è mai troppo tardi .

              Commenta


                Originariamente inviato da hog Visualizza il messaggio
                Per caso ho trovato questa discussione aperta, e ho deciso di iscrivermi al forum per poter parlare della mia esperienza.
                Io sono entrato in AE a 26 anni, nel 1999, dopo due anni impiegati in un qualcosa che non sentivo mio. Erano altri tempi: in un piccolo ufficio, ancora non "unico", in mezzo a numerosi impiegati insoddisfatti, inadeguati e frustrati. A me, come ai miei colleghi neoassunti, quel lavoro serviva principalmente per campare: ma la gioventù ci portava a non desiderare di scaldare le sedie, ma a cercare di capire qualcosa di dove eravamo, e della materia che andavamo a trattare.
                In sintesi: abbiamo lavorato tanto; soprattutto abbiamo cercato di portare - ognuno con i suoi limiti - qualcosa di nuovo in quell'ambiente. E io, personalmente, ho imparato moltissimo: sia a livello umano - scarpinando in giro a far piccole verifiche, e non rifiutando anche di trascinar scatoloni con la scusa dell'esser laureato - sia a livello professionale.
                Dopo un paio d'anni, per cambiare, ho partecipato a un interpello per passare alla Direzione Regionale. Sono piaciuto (e non sono figlio di alcun direttore, e non provenivo neppure da un grande ufficio...), e da lì è cominciato un lavoro nuovo: verifiche su banche, assicurazioni, grandi imprese; un lavoro e uno studio sul "campo di battaglia", per quanto riguarda il reddito di impresa, che altrove non avrei mai potuto fare; grandi, continui, bagni di umiltà nello scoprirsi sommamente ignoranti di fronte alla vastità della materia; nuove conoscenze, e nuove amicizie, con colleghi, anzi con ragazzi, anche di altre regioni, entusiasti, ricchi di una umanità e una intelligenza che "fuori" non sempre avevo trovato.
                Non tutto rose e fiori. Anzi. Decine di colleghi nullafacenti, irritanti, attaccati al piccolo privilegio da bottegaio. Sindacati spesso difensori del peggio, e di ostacolo all'innovazione. Senso di scoramento, per lo stipendio che non cresce, per le occasioni perdute nel frattempo, per il ritrovarsi comunque in un apparato statale, con tutto ciò che ne consegue. Vedere il collega Terza Area F1 che lavora e studia anche a casa, e che è pagato meno dell'usciere che, nel frattempo, tra fantasmagoriche riqualificazioni, è diventato F4. Dover combattere con sistemi di valutazione dei risultati eufemisticamente da definire "poco intelligenti". E tante, tante altre cose bruttissime ancora.
                In sintesi: non esiste una sola AE. Tantissimi uffici, con diverse mansioni, sparsi su tutto il territorio nazionale, con differenti competenze. Trentaseimila dipendenti. Molti dirigenti old-style, provenienti magari da altre amministrazioni, che annaspano in un luogo che non riconoscono più, in attesa della pensione; e altri, dinamici e intelligenti, che in certe aziende che ho visitato se li sognano. Colleghi laureati con master di secondo livello che piagnucolano tutto il giorno perché non sono diventati magistrati, e onesti diplomati che viaggiano su una dichiarazione dei redditi come neppure il più scafato commercialista. Ragazzi, c'è davvero di tutto.
                Per cui: ci vuole tanta fortuna, una volta entrati. Devi beccare le persone intelligenti, con le quali lavorare diventa un piacere, e che magari credono in te. Devi cercare di essere concreto: il fine dottrinario non trova molto posto, se non in certi uffici romani preposti alla fine dottrina. Devi sperare di finire in un buon ufficio, e se finisci in uno di nullafacenti, devi cercare di venire via (i metodi ci sono). E poi è chiaro: se trovi di meglio, se non ti piace, se vuoi studiare per i concorsi da dirigente al ministero della difesa...allora è scelta migliore andare via (o imboscarsi, ché il pubblico, purtroppo, te lo permette).
                Da ultimo: non è neppure vero che la vita finisce qui. Da quando sono entrato, dal mio ristretto osservatorio:
                1) A, 34 anni, e B, 40 anni, vincitori di concorso dirigenziale in altra amministrazione;
                2) C, 30 anni, assunto in prestigiosa azienda, con stipendio da quadro direttivo;
                3) D, 35 anni, entrato nel più celebre studio di avvocati tributaristi della regione (e non solo);
                4) E, 32 anni, entrato in magistratura;
                5) F, 44 anni, neo-direttore amministrativo in media azienda;
                6) G, 37 anni, professionista in proprio.
                Insomma, la vita è molto più complessa di "all'AE sono tutti ciucci" o "i commercialisti sono tutti ciucci". E non solo la vita lavorativa.

                P.S. Perdonate il messaggio-fiume. Non lo faccio più.
                ma dicci una cosa negli interpelli di cosa tengono conto? tu sei entrato giovanissimo , quindi non credo si tenga molto conto dell'anzianità di servizio . Quando l'interpello è per soli titoli cosa valutano? Il voto di laurea? Corsi post-laurea? conoscenza lingue o cosa altro?

                Commenta


                  Originariamente inviato da giustizia Visualizza il messaggio
                  ahuhauhua ma cosa è timore reverenziale ?fino a poco fa non facevi altro che piagnucolare e dire l'opposto di quanto asserito da colui che ha espresso questo equilibrato giudizio (che io condivido) , cmq meglio così complimenti a colui che ti ha fatto rinsavire non è mai troppo tardi .
                  Forse non hai letto bene tutto il msg:
                  "Non tutto rose e fiori. Anzi. Decine di colleghi nullafacenti, irritanti, attaccati al piccolo privilegio da bottegaio. Sindacati spesso difensori del peggio, e di ostacolo all'innovazione. Senso di scoramento, per lo stipendio che non cresce, per le occasioni perdute nel frattempo, per il ritrovarsi comunque in un apparato statale, con tutto ciò che ne consegue. Vedere il collega Terza Area F1 che lavora e studia anche a casa, e che è pagato meno dell'usciere che, nel frattempo, tra fantasmagoriche riqualificazioni, è diventato F4. Dover combattere con sistemi di valutazione dei risultati eufemisticamente da definire "poco intelligenti". E tante, tante altre cose bruttissime ancora".

                  Commenta


                    Originariamente inviato da Agente Entrato Visualizza il messaggio
                    Forse non hai letto bene tutto il msg:
                    "Non tutto rose e fiori. Anzi. Decine di colleghi nullafacenti, irritanti, attaccati al piccolo privilegio da bottegaio. Sindacati spesso difensori del peggio, e di ostacolo all'innovazione. Senso di scoramento, per lo stipendio che non cresce, per le occasioni perdute nel frattempo, per il ritrovarsi comunque in un apparato statale, con tutto ciò che ne consegue. Vedere il collega Terza Area F1 che lavora e studia anche a casa, e che è pagato meno dell'usciere che, nel frattempo, tra fantasmagoriche riqualificazioni, è diventato F4. Dover combattere con sistemi di valutazione dei risultati eufemisticamente da definire "poco intelligenti". E tante, tante altre cose bruttissime ancora".
                    Eh si, queste cose esistono. E ne esistono tante altre, delle quali si può parlare nel corso di una serata a cena, perché su un forum di discussione più di tanto non si può dire.

                    P.S. lo ribadisco a scanso di equivoci, e per informare i futuri vincitori che qui dentro non si dorme in letti di piume. Chiaro che poi per ognuno di noi i pro possono superare o meno i contro (per me, ad esempio, i pro vincono, e non posso dimenticare che questo mestiere mi ha dato da mangiare, e che per un certo periodo ci abbiamo pure vissuto in due).
                    Ultima modifica di hog; 27-02-2008, 20:36.

                    Commenta


                      Originariamente inviato da giustizia Visualizza il messaggio
                      ma dicci una cosa negli interpelli di cosa tengono conto? tu sei entrato giovanissimo , quindi non credo si tenga molto conto dell'anzianità di servizio . Quando l'interpello è per soli titoli cosa valutano? Il voto di laurea? Corsi post-laurea? conoscenza lingue o cosa altro?
                      Argomento lungo e complesso.
                      Intanto diciamo che esistono due categorie di interpello: quelli che io chiamo "formalizzati" (c'è stato l'accordo integrativo con i sindacati sulle procedure, ad es.), come l'interpello per le posizioni di capo area controllo non dirigenziale o capo team, e quelli "non formalizzati" (che ormai quasi sempre non comportano maggiori retribuzioni di nessun tipo), come quelli per andare a lavorare nel reparto X o Y di una Direzione Regionale o Centrale.
                      Per i primi, dovrebbe sulla carta esistono una serie di criteri: ad esempio, l'ultimo interpello per capo area controllo non dirigenziale prevedeva comunque un tot numero di punti per la permanenza nell'area per la quale si concorreva, un tot numero di punti se si era stati capo team, e così via. Ma il colloquio poi può ribaltare tutto: e il colloquio è estremamente discrezionale, questo è chiaro.
                      Per i secondi, molto dipende da cosa devi fare. Se c'è bisogno di uno che faccia le verifiche in un dato ufficio, ci sarà un colloquio che dovrebbe, in teoria, accertare se sei in grado di farlo. In alcuni di questi ultimi interpelli sono state addirittura introdotte prove scritte od orali (il che mi sembra francamente assurdo - fare una prova paraconcorsuale per restare allo stesso livello e con lo stesso stipendio, pur se magari a fare un altro lavoro); ma non è la regola. Ho visto interpelli dove era richiesta una certa conoscenza della lingua straniera, altri dove era preferita una certa laurea...per ora non ci sono criteri così uniformi.
                      Come al solito, la cosa più importante è l'intelligenza di organizza l'interpello, e la fortuna di trovarsi di fronte gente di buon senso piuttosto che folli.

                      Commenta

                      Sto operando...
                      X