ma seuno nemmenoi prova allora......
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CRI - Concorso pubblico per esami a n. 40 posti di Operatore di amministrazione
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Originariamente inviato da antonino.canzoneri-1974 Visualizza il messaggioma seuno nemmenoi prova allora......
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io lo faccio per la lombardia ,provo perchè ci vogliono le stesse materie che ci vogliono per fare agenzia delle entrate .
Amministrativo ,in particolar modo ,che poi mi torna utile per altre due cosine,
Condivido la tua analisi ,comunque sappi che io non alimento questo tipo di italia.
ciao
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Personalmente posso dire che è la prima volta che concorro per la Croce Rossa, quindi ignoro del tutto quali siano le dinamiche interne a questo ente pubblico non economico. Punto a superare le prove e ad essere inserita nella graduatoria di merito. Poi, se veramente questo concorso fosse stato bandito per stabilizzare i precari, sarebbe stato per titoli ed esami , piuttosto che per soli esami. Ad ogni modo, preferisco non pensare a queste cose; preferisco, semmai, continuare a prepararmi come sempre; alcune materie, come il diritto amministrativo e il diritto costituzionale, sono comuni a tutti i concorsi, quindi abbiamo modo di affinare la preparazione. I concorsi, per il resto, sono un salto nel buoio, però penso vado la pena "saltare", perché, malgrado tutto, un impiego statale o presso un ente pubblico nazionale è 10,100,1000 volte migliore di un lavoro nel privato ( e mi riferisco alla mia personale esperienza).
Quindi, buon fine settimana e tanti in bocca al lupo a tutti i partecipanti.
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Ciao a tutti,
ho spedito stamani la domanda di partecipazione per 40 posti, in Lombardia. Ho provato a cercare in giro ma ho trovato poco o nulla su diritto umanitario e sulla storia della CRI. Ho una formazione classico - umanistica e questi argomenti mi sono sconosciuti. Secondo voi Simone editore pubblicherà qualcosa?Quali testi mi potete consigliare?Grazie
Silvia
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Originariamente inviato da Silviabol Visualizza il messaggioCiao a tutti,
ho spedito stamani la domanda di partecipazione per 40 posti, in Lombardia. Ho provato a cercare in giro ma ho trovato poco o nulla su diritto umanitario e sulla storia della CRI. Ho una formazione classico - umanistica e questi argomenti mi sono sconosciuti. Secondo voi Simone editore pubblicherà qualcosa?Quali testi mi potete consigliare?Grazie
Silvia
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Originariamente inviato da Gabriele Visualizza il messaggiova be' ma cosa c'entra la mia era una considerazione personale.
Un'altra anomalia italiana allora potrebbe essere la componente ben superiore al 90% di alcune regioni meridionali nel pubblico impiego e nemmeno questo è giusto. Si potrebbe dire che quelli del nord non partecipano, o se partecipano sono meno bravi, ma daremmo il là solo ad un annosa questione, a me personalmente non interessa, non lo dico per "interesse" personale.
Lo dico da politilogo e scienziato della politica, e da osservatore dei fatti.
Una realtà come questa porta violenti scompensi, e il fenomeno lega, tra le altre e più pregnanti cause, è causato "anche" da questo.
Quindi sì a quote regionali in base al peso demografico di ogni singola regione.
Se la Lombardia ha 9 milioni di abitanti su 57 (cittadini italiani), è giusto abbia un sesto dei posti a concorso. Come riserva come si da ai disabili, con qualunque votazione.
Se non si raggiungono allora si distribuiscono. Nulla toglie che un siciliano o campano possa trasferirsi PERMANENTEMENTE in Lombardia, e diventare quindi a pieno titolo lombardo, dico questo perché già immagino i primi a stracciarsi le vesti e accusarmi di razzismo o altre amenità.
No amici miei, la bandiera che porto come avatar ha un significato per me, e proprio per questo credo che per l'Italia, per non far sentire in talune zone i cittadini "dominati" in un certo senso solo da persone che vengono da fuori, si debbano regionalizzare, per quanto possibile i concorsi, almeno per il pubblico impiego futuro. Altrimenti si alimenta, non dico l'odio, ma il pregiudizio magari e tutta l'impalcatura dello stato, per non dire del sentimento nazionale, ha a soffrirne. I settentrionali perché accusano lo stato di ingiustizia e favoritismo, i meridionali perché accusano i settentrionali di razzismo e maltrattamenti dei propri figli. Con le quote invece non ci sono scusanti: lombardi, veneti e piemontesi, i posti per voi ci sono, e anche tanti visto che di solito i concorsi sono in maggioranza da voi, quindi o vi svegliate e prendete i posti a voi riservati o se li prendono i meridonali, e poi non potete protestare.
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Ciao Harry batteria
A parte gli scherzi, tornando al discorso lavoro (non ho voglia di imbarcarmi in un discorso che coinvolge storia e politica), dove sta scritto che i "nordisti" (un termine che già reputo dispregiativo) sono refrattari ai concorsi pubblici perché puntano a qualcosa di superiore?
Orbene, ti rivelerò che l'80% dei "nordisti" si accontenta di lavori sì a t.i. e che con grandi sacrifici permettono di acquistare casa e fare una famiglia, ma sono anche estremamente umili, come l'operaio generico/magazziniere, gli unici lavori veramente abbondanti "su al nord" come si diceva una volta.
Gli altri, oltre ad essere saturi, anche se d'ufficio, non sono assolutamente paragonabili al lavoro d'ufficio del pubblico.
Tutti scemi dunque? E come lo spieghi il fatto che al sud, paradossalmente, a fronte di un analfabetismo non del tutto sradicato, c'è una scolarizzazione universitaria molto più sviluppata che al nord?
Stesso discorso, attratti dal soldo rapido, molti lasciano fin alle superiori o alle medie. D'accordo, sono tutte libere scelte, come libera è la scelta di non partecipare neppure ai concorsi, ma 1) spetta al potere politico modificare questa situazione pesante, che crea una classe dirigente nazionale, solo in alcune regioni; 2) i laureati anche se in proporizione pochi, in assoluto ci sono ed anche loro hanno diritto di partecipare alla gestione della cosa pubblica dal lato della P.A. e non solo dalla parte di quelli che hanno la piccola attività e si sentono vessati.
E' chiaro, che il potere economico, più debole al sud, più forte al nord, fa le sue indebite pressioni per mantenere lo status quo, perché avere più laureati o dottorati significa avere giovani con maggiori pretese, diminuire il bacino della manodopera non qualificata o qualificata solo tecnicamente all'uso di macchinari, per non parlare poi che giovani lavoratori a 19 anni o anche a 15, significano produzione, giovani laureati che arrivano a 25 o 28 anni senza lavoro significano perdite per lo stato, le famiglie e il sistema economico locale, almeno nel breve periodo, e visto come stanno le cose, anche le lungo termine data ormai la casistica confermata di molti laureati che "se vogliono metter su famiglia" (una delle espressioni più odiose del nostro tempo) devono accettare qualsiasi tipo di impiego da padroncini, spesso senza alcuno spessore intellettuale, tranne l'aver rischiato al momento opportuno un'impresa commerciale.
Questa la situazione al nord, ma il problema principale è il dannoso trait d'union tra politica e forze economiche che impedisce sistematicamente le tanto agognate "riforme" o meglio, a le vorrebbe, ma sapete quali sono le "riforme" che vorrebbero gli industriali? Be' meglio non dirle a voce troppo alta, perché a qualcuno, quelli senza fabbrichetta s'intende, potrebbe venire un colpo apoplettico, ecco perché personalmente mi rifiuto categoricamente di prestare il mio contributo a questa società che tende a rendere schiavo un essere umano invece che contribuire alla sua evoluzione (se ha la testa s'intende) intellettuale verso stadi superiori.Gabriele
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