I soggetti individuati, amministratori di fatto di società operanti nel settore della compravendita di spazi pubblicitari, in particolare, sono riusciti, grazie all’utilizzo di prestanome italiani, a gestire compagini sociali con sedi legali a Milano e Roma, tramite le quali è stato posto in essere un complesso sistema di frode, teso al riciclaggio internazionale di somme frutto di evasione fiscale. Nello specifico la frode è consistita nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di società “cartiere”, al fine di annullare quanto dovuto all’Erario, sia ai fini Iva che ai fini Ires. Parte dei proventi illeciti così realizzati sono stati oggetto di attività di riciclaggio internazionale per € 19.580.593 nel periodo 2015 – 2020.
L'accusa è di aver messo in piedi un sistema di scorciatoie per abbreviare gli studi, di cui avrebbero usufruito molti studenti. Ad esempio permettendo loro di utilizzare internet durante le prove d'esame o comunicando in anticipo le domande.
Non c’è solo questo. Ipotizziamo un condominio che si fa finanziare da una banca cui cede il credito fiscale di buona parte dei condòmini. Diciamo 800mila euro su 1 milione di spesa. Una parte dei condòmini, infatti, decide invece di detrarli o di cederli ad altri terzi; naturalmente questi condòmini dovranno pagare le loro quote al condominio perché possa saldare le fatture dell’impresa (l’impresa, infatti, fa la fattura al condominio e non individualmente ai condòmini). Un moroso professionale, magari con esecuzione immobiliare già in prospettiva, potrebbe quindi cedere a un terzo il suo credito fiscale, incassare liquidità, fare la sua brava comunicazione all’amministratore dell’avvenuta cessione e poi non pagare il condominio. Che si troverebbe a inseguire il suo credito (normale e non fiscale, stavolta) con tutte le prospettive di insuccesso di questi casi. Mentre il cessionario sarebbe comunque protetto.
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